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Niente Facebook, siamo prof!

vietare l’amicizia virtuale tra prof e alunno? Sbagliato o indispensabile? Un tema solo apparentemente inutile o segno di una scuola che cambia?

24/01/2018
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Corriere della sera

Attenzione a Whatsapp, d’ora in poi va maneggiato con cautela. Facebook, poi, sarà da frequentare il meno possibile. Le “amicizie” virtuali incominciano a scottare: al prof sarà, se non proprio vietata, di sicuro ostacolata, “l’interazione a mezzo dei canali sociali informatici con gli studenti.

Così, almeno, si legge nella bozza del nuovo contratto della scuola, oggetto di estenuante trattativa. Insomma, pare di capire che il prof. digitale dovrà dare un taglio netto, o quasi, alla corrispondenza online con i propri studenti e rispettive famiglie. Deve asciugare tutta la sua prosa “alle sole informazioni di servizio e alle interazioni necessarie per lo svolgimento della funzione di educazione, di istruzione e di orientamento”.

Niente commenti, battute, giudizi, “amicizie”, “like” e via socializzando. La bozza del contratto, si spinge anche oltre: pare che il docente-dipendente possa incorrere in sanzioni disciplinari qual ora dovesse essere colto in rete a scambiare battute su Facebook o Whatsapp con i propri allievi o dovesse avere scambi epistolari, sul proprio profilo, con i genitori non “coerenti con le finalità educative”. E dal momento che, sempre stando alla bozza, i presidi avranno più facilità a sospendere (fino a dieci giorni) il docente sanzionato per vari motivi, l’invito a non utilizzare i social per chattare con gli studenti si fa minaccioso.

Il dirigente di un liceo ligure (ne ha dato notizia recentemente il Secolo XIX ) si è già mosso con l’invito: “Non date l’amicizia” via fb agli studenti della scuolaUsate, invece – questa l’esortazione ai docenti – gli strumenti e le piattaforme attive nella scuola e gestite dall’animatore digitale”.

Il tema è caldo, scoppia il dibattito. Rimandiamo, per ora, il problema delle sanzioni con sospensione dal servizio previsto dalla bozza del contratto, e restiamo sul ventilato “divieto” di dialogare via social con gli studenti e con i gruppi dai genitori.E’ vero che in troppi casi si è abusato nella “libertà” di espressione e di critica attraverso la rete, ma è molto discutibile limitare questa libertà per contratto,sottoponendo praticamente l’insegnante al controllo del dirigente, che dovrà dunque leggere i profili facebook dei prof (e come farebbe altrimenti a colpire in flagrante il docente?).

Che il prof torni ad essere il prof, non l’amicone dei ragazzi, non il fratello maggiore, non il padre o la madre, non l’animatore sociale… In fondo, non ha bisogno il prof di dialogare su Facebook, li deve stupire in classe i ragazzi, non sullo schermo di uno smartphone o di un pc. Torni il prof a fare il prof, ad insegnare con autorevolezza, competenza e passione la propria disciplina, e lasci ai coetanei dei ragazzi il compito di essere amici, lasci agli altri adulti che circondano gli studenti il compito di essere “adulti”.

C’è chi la pensa diversamente. In questo tempo di vuoti e solitudini, il legame sincero con l’insegnante diventa importante, utile per navigare nelle incertezze dell’adolescenza. Gli “altri” adulti, a ben guardare, sono sempre più affaccendati nel vivere veloce affetti e affari.


Torna l’appuntamento in cui le lavoratrici
e i lavoratori di scuola, università, ricerca
e AFAM possono far sentire la loro voce.

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