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Aumentare l'orario di insegnamento? I prof dicono no

Ricerca Swg per gilda: per il 91% dei docenti il lavoro è già a tempo pieno e mal retribuito

03/09/2013
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ItaliaOggi

Emanuela Micucci  
 

Gli insegnati sono contrari a un eventuale aumento delle ore di servizio. Per il 91% l'insegnamento è già oggi un lavoro a tempo pieno e non adeguatamente retribuito. A fotografare «le problematiche dell'insegnamento e le percezioni di alcune proposte di riforma» è l'indagine condotta dalla Swg per la Gilda Insegnati, presentata ieri a Roma.

Per l'86% degli insegnanti, l'incremento dell'orario di servizio «provocherebbe tra l'altro nuovi tagli sull'organico, con ulteriore precarizzazione della categoria». E il 71% ritiene che la proposta «serve a giustificare aumenti stipendiali solo per pochi», «a fronte del mantenimento di bassi stipendi per la maggior parte dei docenti». Quasi il 70% sostiene che più ore di lavoro «porterebbero a un calo della qualità dell'insegnamento». Un'apertura arriva però dagli insegnati di ruolo con oltre 20 anni di anzianità e over 54enni: 2 docenti su 3 sarebbero pronti a un aumento d'orario se accompagnato da «un congruo aumento di stipendio». Mentre il 6% di docenti che ritiene l'orario di lavoro «inferiore a quello degli altri dipendenti pubblici e quindi va innalzato» è composto per lo più da insegnati della scuola dell'infanzia: una motivazione questa che incassa il disaccordo totale del 65% dei prof. Resistente al Centro e alle superiori. Ampio il consenso, 70%, sulla proposta della Gilda di ammorbidimento delle regole dei pensionamenti dei docenti con la possibilità negli ultimi 5 anni di lavoro di combinare lavoro part-time e metà pensione. Un favore che si impenna tra i 41-54enni (78%), al Nord e al Centro, alle primarie e alle superiori e che è collegabile con il peso considerevole attribuito ai docenti all'innalzamento dell'età di pensionamento, considerato particolarmente gravoso nelle scuole dell'infanzia e primarie. Tanto che il sondaggio lo colloca al quinto posto tra le problematiche molto importanti per i docenti (66 %), subito sopra gli stipendi troppo bassi (60%). La sofferenza maggiore resta la carenza di risorse a disposizione della scuola (78%), seguita dalla scarsa importanza sociale di cui gode la categoria (71%), dal numero eccessivo di alunni per classe (70%) e dal blocco degli scatti di anzianità che segna il 66%. Al 55% la diminuzione del fondo d'istituto (55%). Due aspetti, questi ultimi, del dibattito sul rinnovo del contratto della scuola. C'è, infatti, la proposta di distinguere già a livello nazionale la quota del fondo d'istituto spettante ai docenti da quella spettante ai non docenti, finora fatta scuola per scuola. Il 68% dei docenti la condivide. I più restii i precari (43%). Nessun dubbio se mantenere il fondo o gli scatti di anzianità: il 69% sceglierebbe gli scatti di anzianità, solo il 14% il fondo. «E' molto significativo che oltre i 2/3 degli insegnati condivide la priorità data dalla Gilda agli scatti rispetto al fondo», commenta Rino Di Meglio, coordinatore della Gilda. Accolta dal 54% degli insegnati la proposta del ministrod ell'istruzione, Maria Chiara Carrozza, di legare la progressione di carriera e di retribuzione anche al merito, riducendo la rilevanza dell'anzianità. Insegnati favorevoli alla valutazione delle scuole (51%), sebbene un non esiguo 37% vi si opponga. Spaccature alla primaria (42% sì, 45% no) e alle medie (44% sì , 42% no), contro il 60% di docenti di superiori e scuola dell'infanzia favorevoli. Una possibile spiegazione, secondo Swg, nella bocciatura inflitta dal 78% dei docenti all'utilità dei test Invalsi per la valutazione delle scuole, che invece per il 46% dovrebbe essere affidata a un organo composto da soggetti sia esterni sia interni alla scuola.