Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Aumento del 75% in cinque anni per le tasse universitarie

Aumento del 75% in cinque anni per le tasse universitarie

Diritto allo studio frenato dal costo dell'iscrizione con punte sopra i 1.800 euro

05/08/2014
Decrease text size Increase text size
Il Mattino

Camilla Mozzetti ROMA.

Si chiamano università pubbliche e si differenziano dagli atenei privati, poiché le tasse, riequilibrate secondo le fasce di reddito, dovrebbero garantire il diritto allo studio a tutti. Anche a chi non può chiedere un contributo, giacché il proprio reddito familiare com-  preso tra 20mila e 35mila euro pur essendo basso, non è considerato talmente esiguo da far scattare la borsa di studio. C'è da dire che, stando alle cifre elaborate dall'Unione studenti universitari e da quelle della Flc-Cgil, l'università pubblica italiana è tutto fuorché gratuita. Al contrario, a valle di una riduzione di finanziamenti statali concessi al ministero dell'Istruzione e quindi agli Atenei negli  anni sono aumentate le tasse per gli studenti. Fino al 2011 spiega un report dell'Udu ben trentasei università italiane invece di rispettare la soglia de120% imposta alla contribuzione studentesca per la tutela del diritto allo studio, sulla base dei fondi erogati dallo Stato, hanno chiesto agli iscritti somme maggiori. Alla Statale di Bergamo le tasse arrivavano al 40%, alla Statale di Milano al 32%, alla Carlo Bo di Urbino al 35%, e così via. La cifra totale che gli atenei raccolsero in più dagli studenti superava i 255 milioni di euro. Poi ne12012, l' ex responsabile di viale Trastevere, Francesco Profumo, attuò una sanatoria e permise agli atenei di sforare il tetto del 20% solo per i fuori corso, aumentando la loro tassazione del 100%. Gli atenei considerati "fuorilegge" diminuirono, passando da 36 a 11. Tuttavia gli studenti continuarono a pagare un importo maggiore per un complessivo di 47 milioni di euro. «E se un tempo iscriversi a un corso di laurea, in un ateneo pubblico, costava relativamente poco spiega il coordinatore dell'Udu, Gianluca Scuccimarra farlo ora significa spendere molto di più rispetto a quanto elargiscono gli universitari europei».

Secondo la Flc-Cgil nel corso di cinque anni, dal 2009 à 2014,1e tasse universitarie sono aumentate del 75%. «E quel denaro, che in teoria dovrebbe in parte servire a coprire le borse di studio per gli universitari più indigenti aggiunge il segretario, Domenico Pantaleo viene utilizzato per altro». La tassazione media delle università italiane si aggira intorno ai 1.500 euro l'anno per studente. Con picchi più alti negli atenei del Nord Italia: dai 1.802 euro chiesti dal Politecnico di Milano ai 1.614 della Statale milanese. Più economiche, invece, le rette nelle università del Sud. A Potenza, l'università della Basilicata chiede 490 euro l'anno per studente, a Catanzaro, le tasse della Magna Grecia non superano i 532 euro.

Confrontando il contribuito medio con quelli di altre università europee, quello italiano è tra i più cari. Prima di noi come analizza il rapporto Education at a Glance, rilasciato dall'Ocse nel 2012 c'è solo il Regno Unito, che chiede più di 4.500 euro l'anno in tasse agli studenti e paesi d'oltreoceano, come Giappone, Stati Uniti, Australia. Tornando in Europa, i paesi scandinavi sono, invece, i più virtuosi. Studiare non costa nulla. Anzi, in Danimarca e Svezia chi desidera conseguire il diploma di laurea riceve indistintamente una borsa di studio mensile di 900 euro. Lo studio è considerato, a tutti gli effetti, un lavoro. Non a caso i ragazzi scandinavi iniziano a costruirsi una vita autonoma dalla famiglia già a 18 anni. In Germania le tasse raggiungono circa mille euro l'anno, 500 euro a semestre. In Belgio non superano i 653 euro l'anno, in Spagna arrivano a un massimo di 1.100 euro, mentre in Francia vanno da un minimo di 200 euro a un massimo di 1.400. A costo zero poi le università di Cipro, Malta, Ungheria, Repubblica Ceca e Grecia.