Concorsi docenti e precari, Bianchi: in ruolo entro luglio solo dopo un esame vero, agosto sarà il mese delle supplenze
Il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, intervistato da Skytg24, parlando del nuovo reclutamento scolastico frutto dell’accordo con i sindacati che ha portato al Patto per l’Istruzione
Alessandro Giuliani
“Lavorare sugli insegnanti è fondamentale, abbiamo cominciato a delineare una prima immissione, a questa seguiranno altri interventi ma soprattutto abbiamo stabilito la possibilità di assumere 70mila persone”: lo ha annunciato il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, intervistato da Skytg24, parlando del nuovo reclutamento scolastico frutto dell’accordo con i sindacati che ha portato al Patto per l’Istruzione firmato il 20 maggio a Palazzo Chigi subito dopo il via libera del Decreto Sostegni Bis con nuove norme sul reclutamento.
Il nuovo programma di nomine
“Abbiamo cominciato a delineare i nuovi concorsi: saranno uno all’anno, regolari, in modo che sia possibile per tutti anche programmare le proprie attività”, ha spiegato il titolare del Mi.
Il problema, ha detto Bianchi, è che “gli studenti aspettano di avere tutti gli insegnanti a scuola. Noi abbiamo anticipato e stiamo anticipando il tempo per l’entrata in ruolo alla fine di luglio e quindi avremo tutto il mese di agosto per fare le supplenze”.
Mancano docenti su certe materie
Il numero uno del dicastero di Viale Trastevere ha quindi detto che sulle supplenze bisogna “fare una considerazione: noi abbiamo un problema, in molti settori c’è un problema di insegnanti, di materie specifiche e quindi anche il tema della formazione diventa fondamentale”.
Per rispondere all’emergenza di cattedre vacanti, il responsabile del Mi ha detto che è stata scelta “la via né della banalizzazione, nè della semplificazione cieca: abbiamo scelto la via dell’introdurre persone in un percorso annuale basato su un tutoraggio e una verifica finale che è un esame vero, abbiamo evitato la banalizzazione e la semplificazione”.
Nessuna sanatoria
“Mi sento di dire – ha aggiunto Bianchi – che il percorso che abbiamo individuato non solo permetterà a ciascuno di verificare non solo il lavoro che è stato fatto, ma di darne valorizzazione piena. Non stiamo inseguendo le banalità, non è nè una sanatoria che sarebbe offensivo per tutti, nè una banalizzazione, è un percorso reale di formazione e di verifica vera delle capacità delle persone”.
È anche vero che rimarranno da assegnare almeno 150 mila cattedre tramite supplenza annuale. “Non soltanto stiamo lavorando e stiamo lavorando bene perchè al primo di settembre tutti siano ai loro posti di lavoro – ha aggiunto Bianchi – ma stiamo lavorando anche in una prospettiva per permettere che tutti coloro che devono entrare dentro la scuola abbiano una preparazione adeguata e corrispondente esattamente alla richiesta”.
Quei 130 concorsi paralleli
Bianchi ha tenuto a dire che “quando diciamo concorsi” la verità è che “ci sono 130 concorsi paralleli: quelli per la matematica, quelli per l’italiano. È una macchina intera che stiamo disegnando con grande vigore e all’interno di una prospettiva che stiamo condividendo con le forze sindacali”.
La revisione del reclutamento non è solo per l’emergenza. “Quello su cui noi stiamo ragionando – ha spiegato il ministro – da una parte è una più forte presenza delle attività formative fin dall’università, è dall’università che bisogna delineare dei percorsi per chi vuol fare l’insegnante, questo vuol dire che tu non devi ridurti all’ultimo, mi sono laureato e adesso cosa faccio?”.
Al lavoro per le nuove regole
La prospettiva è quella di cambiare anche il sistema di accesso ad abilitazioni e specializzazioni.
“Su questo – ha aggiunto – stiamo lavorando moltissimo con la ministra dell’Università” Cristina Messa. “Poi vi sarà una immissione in un percorso di un anno in cui tutte le cose che giustamente in teoria sono state studiate, dovranno essere verificate sul campo con un tutoraggio e poi con un esame finale. Questo saranno i nuovi concorsi”.
“Su questo – ha continuato Bianchi – abbiamo delineato questa idea che la formazione sia iniziale e in corso d’opera perchè è chiaro che noi dobbiamo dare alle nostre scuole una continuità fatta da persone che abbiano non soltanto una preparazione iniziale ma anche una capacità di lavorare con i ragazzi quotidianamente”, ha concluso il ministro.
Ora c’è da capire se l’impianto normativo del Decreto Sostegni Bis rimarrà così come è stato approvato dal Consiglio dei ministri. E se al Patto per la Scuola seguiranno atti formali dello stesso tenore.