No ai «brevetti leggeri», i paesi ricchi chiudono. Appello delle ong
Bocciata al Wto la proposta di India e Sudafrica. Secondo l’analisi della People’s vaccine alliance, i tre più grandi gruppi farmaceutici del pianeta (Pfizer/BioNTech, Moderna e AstraZeneca) produrranno dosi solo per l’1.5% della popolazione mondiale
Mario Di Vito
La riunione informale al Wto per discutere della proposta di India e Sudafrica di sospendere i diritti di proprietà intellettuale sui farmaci si è conclusa senza che il blocco dei contrari – tutta l’Europa insieme a Stati Uniti, Australia, Regno Unito e Brasile – abbia dato il benché minimo segnale di apertura. Anzi, è arrivata, tutti in coro, l’ennesima chiusura ai «brevetti leggeri» perché «un’apertura avrebbe gravi conseguenze sulla spinta delle aziende a investire in ricerca e innovazione».
Intanto, si amplia il fronte dei cosiddetti trips waiver – quelli che cioè vorrebbero sospendere l’accordo sulla proprietà intellettuale a cui aderiscono 162 paesi nel mondo -, con diverse ong che si sono schierate al fianco dei paesi svantaggiati che vorrebbero poter produrre da sé vaccini, test e farmaci per combattere meglio il Covid. Secondo un’analisi di Oxfam, Emergency, Frontline Aids e Global Justice Now – riuniti sotto le insegne della People’s vaccine alliance – i tre più grandi gruppi farmaceutici del pianeta (Pfizer/BioNTech, Moderna e AstraZeneca) produrranno dosi di vaccino solo per l’1.5% della popolazione mondiale.
Durante il meeting al Wto, la rappresentanza del Sudafrica ha sottolineato come la propria posizione sia sponsorizzata in linea di principio anche dal consigliere medico capo di Joe Biden Anthony Fauci, che in un’intervista di qualche giorno fa ha dichiarato che gli Stati Uniti hanno «la responsabilità morale di aiutare i paesi che non riescono ad accedere ai vaccini, supportando la loro capacità di produrre farmaci. Dobbiamo far sì che tutto il mondo sia vaccinato, non solo il nostro paese. Altrimenti ogni anno ci saranno problemi con le mutazioni del virus».
«Ad oggi – sostengono dal canto loro le ong di People’s vaccine alliance – sono stati vaccinate 108 milioni di persone nel mondo, ma solo il 4% nei paesi in via di sviluppo. A fronte di 100 miliardi di finanziamenti pubblici, le aziende produttrici dei tre vaccini approvati realizzeranno entrate per trenta miliardi di dollari».
Proseguono le ong: «Attualmente, Pfizer/BioNTech, Moderna e AstraZeneca, che sono produttori di vaccini approvati dai più importanti enti regolatori, possono coprire il fabbisogno solo di circa un terzo della popolazione mondiale. Ma dato che i paesi ricchi hanno acquistato dosi in eccesso, la quota di popolazione mondiale che potrà beneficiarne è destinata a ridursi. Mentre AstraZeneca ha venduto la maggior parte della sua produzione ai paesi in via di sviluppo, Pfizer/BioNTech e Moderna hanno riservato quasi tutte le loro dosi ai paesi ricchi, senza condividere la tecnologia».
La Caritas, intanto, ha inviato un appello direttamente alle Nazioni Unite per «chiedere una riunione del Consiglio di sicurezza e affrontare l’accesso ai vaccini come un problema di sicurezza globale».
In tutto questo, le posizioni delle multinazionali non sembrano ammorbidirsi, anzi. Nella giornata di ieri, Pfizer ha ritirato la sua domanda di autorizzazione per l’uso del suo vaccino in India (dopo aver fatto la stessa cosa con la Cina), dopo che il governo locale aveva chiesto di effettuare un test ponte sulla sicurezza del farmaco.
I governi dei paesi più ricchi ancora non si sbilanciano sulla questione della sospensione dei brevetti. Il prossimo round al Wto comincerà a marzo, ma forse sarà troppo tardi.