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Bambini e maestri clandestini

di Arturo Ghinelli

03/06/2008
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Ho conosciuto una Direttrice lungimirante,che fin dagli anni ’80,prima di iscrivere il figlio di un immigrato telefonava in questura per sapere se i genitori avevano un regolare permesso di soggiorno. Giustificava il suo comportamento affermando:” Non vorrei mai che la frequenza a scuola venisse considerata un valido motivo per giustificare la loro presenza sul suolo italiano”. Oggi si troverebbe a suo agio con il riconoscimento della immigrazione clandestina come reato,ma non avrà modo di esercitarsi perché nel frattempo è passata a dirigere un liceo e quindi si è lasciata alle spalle non solo i clandestini ma l’intera categoria dei figli degli immigrati,che come tutti sanno non riescono a mettere piede in un liceo. Io invece, che già allora ebbi a che fare con la signora perché non voleva accettare le iscrizioni di 18 bambini Rom che frequentavano solo un centro di accoglienza di una parrocchia ma non la scuola,debbo confessare ho accettato nella mia classe un albanese di otto anni arrivato in gommone “sul suolo italiano”. Sono contento di averlo fatto perché proprio in questi giorni Leonard sta sostenendo brillantemente l’esame della terza elettrici all’istituto professionale,dimostrando di essere una forza della natura pronta a superare tutti gli ostacoli,che vorrebbero impedirgli il “successo formativo”.
Nella nostra scuola elementare abbiamo accettato perfino un bambino curdo capitato a Modena perché il TIR sul quale era nascosto insieme alla mamma e al papà si era concessa una fermata al casello autostradale di Modena Nord.
D’ora in poi questi nostri comportamenti da insegnanti lassisti verranno sanzionati dalla legge?Con pene pecuniarie o con la detenzione? Per aver offerto asilo e protezione a dei colpevoli di reato di immigrazione? Finora avevamo il mondo in classe,con questa legge noi italiani ci metteremo fuori dal mondo, come ha osservato l’ONU. Classi e scuole clandestine potranno essere colte in fragranza di reato.
O le mie sono critiche premature perché non c’è ancora la legge?
Appartengo alla generazione che è cresciuta alla scuola di Don Milani e per me,anche se sono passati quarant ’ anni,”l’obbedienza non è più una virtù”,perciò mi appresto ad entrare in clandestinità e a fare professione di disobbedienza civile prestando protezione ai clandestini e ai loro figli dai rigori di una legge inaccettabile.
Quando era passato alle medie, Leo era stato etichettato “l’albanese” e per consolarlo gli avevo detto:” Vedrai presto prenderanno le impronte digitali anche a noi”,con questo governo basta esprimere un desiderio e viene subito esaudito.
Non mi resta che fare mia l’invocazione,giuntami via mail e fotografata su di un muro “Immigrati,per favore, non lasciateci soli con gli italiani”.
Arturo Ghinelli