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Benedetto Vertecchi: «Al dirigente si chiede troppo»

«Non ci sono dati a indicare che si debbano stravolgere alcuni aspetti attuali. Essenziale valorizzare i docenti»

03/07/2014
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l'Unità

Professore, cosa non va nella premessa di questo progetto? «Mi pare che né l'esecutivo né altri sappiano davvero cosa fare per la scuola. Anche perché nessun governo si è preoccupato di accumulare conoscenze specifiche, che potessero sostenere le diverse proposte, si procede sulla base del senso comune. Può essere allora che sia sbagliato l'orario, che ci sia un problema di dirigenti: ma non va che queste proposte nascano senza alcun tipo di dati a indicare che funzionano».
In questo Piano si attribuisce grande responsabilità ai dirigenti, che ne pensa? «Vorrei incontrare nel concreto un dirigente così mitizzato, dovrebbe possedere una cultura educativa più evoluta di quella attuale».
Si invoca flessibilità anche per ottenere più risorse al Miur, condivide? «Se si punta a un rilancio del sistema scuola, vorrei dire che non è solo questione di fondi: ricordo che nessuna grande trasformazione culturale nella storia occidentale è mai avvenuta in presenza di mezzi abbondanti, anzi in  genere è stato il contrario».
E allora come si rilancia la scuola? «Bisogna avere un'idea della cultura della popolazione, la scuola non è al di fuori della società: il senso di estraneità aumenta tra gli alunni man mano che crescono anche perché viene messo loro in testa che conta solo realizzarsi sul piano economico. Oggi questa cultura è sminuita, i valori dipendono dai listini di borsa. Quanto ad alcune idee del Patto, come quella delle scuole aperte al pomeriggio: bene, ma serve davvero ci siano gli insegnanti? Credo conti molto di più che i ragazzi abbiano spazi per sé, ad esempio per suonare o recitare o coltivare un orto».
Il Patto chiede di più ai docenti ma non tutti saranno premiati... «Gli insegnanti sono essenziali, senza di loro non ci sono soluzioni che diminuiscono la conflittualità. Non è solo questione di migliorarne il contratto ma di ridefinire le loro responsabilità su tempi lunghi, gli unici che hanno senso per l'educazione, con un impegno di studio continuo».