Benvenuto al Sud, da Modena a Salerno. La storia del professor Simone Francia
di Vincenzo Brancatisano
La vita del professor Simone Francia, ex precario di Educazione musicale con abilitazione in Strumento per tromba nelle scuole medie, viene sconvolta poco dopo l’alba. A fin di bene, si scoprirà più avanti. Ma, alle ore 7.30 del 2 settembre scorso, in casa Francia, a Novi, in provincia di Modena, c’è posto solo per disperazione e lacrime.
Il professor Simone Francia sveglia la moglie e le fa leggere una comunicazione del Ministero della pubblica istruzione inviata a lui e a migliaia di altri colleghi alle ore 0.01. E’ l’immissione in ruolo, in Strumento per tromba (classe di concorso AL77), disciplina che non si impartisce nelle scuole della provincia di Modena, per scelta dei collegi dei docenti. Ruolo, sì, ma a oltre 700 mille chilometri, presso la scuola media Giovanni Pascoli di un paesino sulle montagne dell’Alto Sele, Colliano, un’ora di macchina da Salerno, stessa latitudine di Eboli, dove s’era fermato Cristo. Piangono insieme, lui e la moglie, precaria anche lei di Educazione musicale.
Lo avrebbero fatto per la gioia, in altre epoche, magari lo scorso anno. Ma la nuova legge sulla Buona scuola ha introdotto novità drastiche sul reclutamento degli insegnanti, novità che hanno gettato in un inatteso sconforto migliaia di persone, che pure hanno coronato il sogno di conquistare un posto stabile nella scuola pubblica magari dopo dieci o vent’anni di precariato. Un algoritmo ideato dal Ministero ha deciso che stavolta, per attuare un piano straordinario di assunzioni, si dovesse inoltrare domanda entro il 14 agosto scorso indicando obbligatoriamente 100 province in ordine di preferenza (lui aveva scelto Salerno come preferenza numero 74) presso le quali essere assunti in via definitiva, con l’avvertenza che in caso di rinuncia si sarebbe stati depennati, altrettanto definitivamente, da tutte le graduatorie per l’insegnamento: prendere o lasciare. Del resto, si va dove c’è il lavoro e non viceversa.
Ma da quando dal Nord si va al Sud? E con il rischio che ti prendano come uno che va a rubare il poco lavoro che c’è? Fatto sta che al Sud c’è una grande attenzione per la tromba e per gli altri strumenti, mentre al Nord si fa pure fatica a reperire una Smim, cioè una scuola media a indirizzo musicale che rimane aperta al pomeriggio per impartire lezioni in quattro possibili strumenti, sempre a scelta dei collegi, in aggiunta alle lezioni generaliste di Educazione musicale (classe di concorso A032) estese a tutti. Si è preferito evidentemente potenziare altri aspetti della didattica. E così, poco dopo la mezzanotte del 2 settembre, mentre il professor Simone Francia dorme di già assieme alla moglie, migliaia di docenti italiani costretti all’insonnia ministeriale leggono l’attesa e al contempo temuta email personale con la notizia dell’immissione in ruolo.
Per molti docenti, specie del Sud, la gioia è subito stemperata dal gelo. Da Palermo a Belluno, da Bari a Genova, da Reggio Calabria a Pordenone, il marito spedito a Roma, la moglie a Venezia: e i figli? E i genitori anziani? E le amicizie? E gli affetti? E gli affitti? Si va dove c’è il lavoro e dove vivono gli alunni. Le cattedre sono dove sono gli alunni e dunque si prenda atto di questo, anche se con alcuni accorgimenti e con scelte politiche diverse si sarebbe potuto ottenere di più evitando a tanti tanta sofferenza in parte evitabile. Pochi giorni per decidere se accettare o essere depennati, con una possibilità regalata in extremis: solo per quest’anno chi avesse avuto un incarico annuale avrebbe potuto far slittare di un anno il trasferimento venendo assunti in ruolo con soli effetti giuridici e non anche economici. Un’opportunità colta da quasi tutti, con il risultato che ancora per quest’anno gli organici saranno precari in attesa di un rimpasto futuro.
Ma il professor Simone Francia, 41 anni, da molti anni in servizio presso le scuole medie della provincia di Modena, obbedisce fin da subito e neppure si presenta alle convocazioni per una supplenza lenitiva (“Mi sono assunto la responsabilità di essere per intero un insegnante, senza cercare scorciatoie”). Il suo senso di attaccamento alla scuola fa ricordare quando a fine maggio 2012 chiese e ottenne di portarsi a casa gli alunni per far lezione nel proprio garage. La scuola media “Renzo Gasparini” di Novi di Modena era crollata con il terremoto che aveva devastato a più riprese la Bassa modenese, unico evento che pare accomunarlo per ora al nuovo comune di arrivo, sconvolto anch’esso dai 90 interminabili secondi del sisma di 35 anni orsono in Basilicata e Campania. Intanto mantiene i contatti con i suoi vecchi studenti e lancia un ponte ai nuovi attraverso il suo blog musicale (https://blogdelsuono.weebly.com/) dedicato a quelli “che in qualche misura – vi si legge – desiderano approfondire da casa gli argomenti affrontati in classe”. L’anziana mamma continua a chiedersi: perché proprio a te? Il padre è caduto in un silenzio sofferto.
Per fortuna nessuno dei due genitori ha problemi di salute e questo agevola tutto. Quasi tutto. Con la moglie, Cristina Casari, docente precaria, Educazione musicale pure lei - lo ha accompagnato in macchina a Colliano nel week end, per sistemargli la stanza e per condividere la cerimonia di assunzione – stavano cercando un figlio. Ora tutto svanisce.
E’ così, professor Simone Francia?
“Abbiamo rimandato questo progetto”.
Qual è stata la prima sensazione, quella mattina?
Piange per un attimo. “E’ stata una sensazione di vuoto e di paura. Non perché sono stato mandato al Sud ma per la lontananza, il dover lasciare casa, i miei genitori, sono figlio unico. Ho preso coscienza della grandezza di quello che mi veniva chiesto e del sacrificio di separarmi da mia moglie. Ma mi sono subito sottomesso alla volontà dello Stato”.
Viviamo in una crisi economica spaventosa, molti hanno perso il lavoro che forse non ritroveranno. Lei può immaginare cosa pensa la gente delle lamentele dei prof trasferiti. Cosa risponde?
“La risposta è nella mia azione. Non ho sputato sul lavoro. Anzi, ho iniziato subito a preparare le lezioni per i miei futuri studenti. Ma ho anche pensato agli affetti. Si può stringere la cinghia per i costi economici, l’affitto, i viaggi almeno ogni 20 giorni. Sarò distante dalla ferrovia, dovrò prendere la macchina, poi il treno. In questo momento nessuno può permettersi di sottovalutare l’importanza del lavoro a tempo indeterminato ma non si può negare il dolore di separarsi dagli affetti. Ho sempre pensato che il lavoro debba servire all’uomo per vivere stimolando la crescita e la curiosità individuale, non per abbassare la qualità della vita”.
Prima che succedesse a lei, le era capitato di leggere qualcosa in merito alle proteste dei docenti del Sud?
“Ho sempre lavorato a contatto con colleghi del Sud e ho sempre manifestato solidarietà e accoglienza, li ho anche accolti a casa, abbiamo condiviso il pasto tante volte, in attesa dei pomeriggi da trascorrere a scuola. Peraltro ho sempre pensato al ruolo come qualcosa di molto lontano. Vedevo questi flussi di docenti che dal Sud salivano al Nord per poi ritornare al Sud una volta ottenuto il ruolo. Questo modo di fare non mi appartiene e infatti ho sempre evitato di iscrivermi in altre province, più appetibili per la classe di concorso di Tromba, allo scopo di passare di ruolo per poi rientrare”.
Il Sud le regala l’opportunità di insegnare la tromba, il suo strumento.
“Certo. Corono un sogno professionale perché è la mia più grande passione. Avevo messo in conto di spostarmi, ma non così tanto”.
Decine di insegnanti di Strumento sono stati mandati dal Nord al Sud. Perché questa sorpresa?
“C’è una sproporzione di cattedre disponibili al Sud rispetto al Nord”.
Addirittura più cattedre al Sud. Perché?
“Evidentemente ci sono collegi docenti più sensibili alla musica al Sud che non al Nord. Le do alcuni dati ministeriali, tratti dal Rapporto di Fabrizio Emer: le cattedre di Chitarra sono 148 al Nord Ovest, 109 al Nord Est, 113 al Centro, 344 al Sud. Quelle di Tromba al Nord Est sono 4, al Sud sono 78”.
Come pensa di affrontare quest’anno?
“Bella domanda. Mi auguro di trovare l’energia necessaria per potermi spendere con tutto me stesso, per dare tutto ciò che posso ai ragazzi. A livello emotivo mi sento provato, vado in un posto di cui non so nulla e con il quale al momento non ho nessun legame, non ci vado di certo sorridente”.
Mi perdoni ma la sua storia richiama “Benvenuti al Sud”. Ha visto quel film?
Ride. “Sì, l’hanno trasmesso proprio l’altra sera. Lo abbiamo visto nel giorno in cui ho saputo della destinazione definitiva. Mi auguro di trovare una mia dimensione, di creare delle relazioni, di ricostruire una vita sociale”.
So che alcuni docenti precari del posto si sono irritati per la sua assunzione. Si sente come uno che va a rubare il posto dove il lavoro manca?
“No, anche perché le abilitazioni su Strumento musicale vengono bandite, con ammissione concorsuale, sulla base delle cattedre effettive, per cui quando mi sono abilitato era stato fatto un calcolo che prevedeva l’assunzione. Tuttavia speravo di poter trovare una collocazione vicina al mio luogo d’origine. Non è un caso che per anni abbia insegnato Educazione musicale (A032) senza spostare l’altra classe di concorso (Tromba, AL77) in una provincia dove sapevo esserci delle disponibilità. Non l’ho mai fatto perché ci tenevo a restare nella mia provincia e poi non mi son mai messo a far calcoli sul fatto che se ci si sposta si prende il ruolo per poi tornare in sede. Ho semmai cercato con altri colleghi di spingere affinché le scuole potessero attivare queste cattedre di strumento. Mi son sempre attivato attraverso appuntamenti con i dirigenti scolastici. La procedura prevede che si presenti al dirigente e al collegio docenti delle scuole medie di primo grado la richiesta di istituire quattro cattedre di Strumento trasformando la scuola in SMIM, cioè una scuola media a indirizzo musicale che resta aperta al pomeriggio e dove gli studenti vengono a studiare uno strumento musicale”.
Le risposte?
“Le risposte sono sempre state cordiali”.
Eppure…
“Eppure le richieste hanno fatto fatica ad arrivare ai collegi docenti che deliberano in merito: sembrava non fosse mai il momento. L’unica volta che riuscii ad avere un voto positivo fu presso il collegio docenti dell’Istituto Comprensivo “Sassi” di Soliera, sempre nel Modenese, nel 2012-2013, ma poi non se ne fece nulla”.
Il Provveditore di Salerno, Renato Pagliara, dice di essere felice di accoglierla, perché non capita mai di ricevere un insegnante del Nord. Lo sapeva?
“Così mi hanno detto. Personalmente non ho avuto nessuna comunicazione ufficiale da parte sua”.
Dica una cosa positiva di questa nuova avventura.
“Il fatto di poter insegnare il mio strumento e di essere entrato in ruolo”.
Non vale. Questa l’ha già detta.
“Ora non vi viene in mente nient’altro”.
Chissà quante volte ha evocato il libro “Cristo si è fermato a Eboli”. Pensava che prima o poi potesse finire da quelle parti?
“Ho sempre suonato in orchestra ma non mi sono mai allontanato così tanto”.
Professor Francia, lei aveva la possibilità di rimanere in Emilia con una supplenza annuale, almeno in Educazione musicale visto che a Modena non suonano le trombe. In tanti si sono presi un anno di tempo. Perché non l’ha fatto?
“La supplenza non l’ho presa, non l’ho neppure considerata una volta convocato per il ruolo, anche per poter fare subito l’anno di prova, non praticabile per chi fa una supplenza su classe di concorso diversa da quella del ruolo. Avrei allungato di due anni la procedura”.
Ha fatto una scelta di maturità.
“Credo di sì. Mi sono assunto la responsabilità di fare il mio mestiere per intero senza cercare scorciatoie. Sia chiaro che non voglio passare per eroe. In questo momento della mia vita nessuno della mia famiglia ha esigenze tali per cui è indispensabile la mia presenza. In altri casi ci sono situazioni di una certa gravità che vanno considerate”.