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Bianchi chiude la porta a sanatorie. Sui precari maggioranza divisa

Dopo il verttice con i sindacati, l'appello ai partiti

20/04/2021
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ItaliaOggi

Marco Nobilio

Nessuno sta cercando sanatorie, io non ne faccio, è offensivo pensarlo. Individuiamo dei percorsi: ci sono coloro che hanno già maturato dei diritti e c'è sicuramente un problema di formazione e di verifiche; va raggiunta una sintesi politica che è ora di trovare. Credo che tutte le forze politiche si devono esprimere in modo esplicito». Lo ha detto il ministro dell'istruzione, Patrizio Bianchi, durante il suo intervento ieri al convegno «Prima la Scuola» promosso dal senatore del Pd, Francesco Verducci, al Senato. L'appello è stato indirizzato ai partiti ma anche agli esponenti del suo partito, il Pd, che ancora non ha assunto una posizione chiara sulla soluzione da adottare per risolvere il problema del reclutamento dei docenti nella scuola.

L'intervento del ministro è avvenuto dopo l'incontro interlocutorio che si è tenuto, sempre ieri, al ministero dell'istruzione, tra amministrazione e sindacati, proprio sulla questione del reclutamento. Secondo quanto risulta a Italia Oggi, tra i partiti di governo sarebbe in atto uno scontro muro contro muro che sta determinato una situazione di stallo. Il Movimento5 stelle sta mantenendo fermamente la propria posizione di opposizione a qualsiasi forma di sanatoria in favore dei docenti precari attualmente in servizio. Dall'altro lato la Lega ha da tempo una posizione favorevole ad una soluzione che consenta ai precari storici di bypassare il concorso in senso stretto. E tra i due contendenti, l'uno contro l'altro armati, c'è il Pd che, al momento non ha ancora assunto una posizione né nell'uno né nell'altro senso. A fronte di questa situazione, i rappresentanti del dicastero di viale Trastevere non hanno potuto fare altro che assumere una posizione attendista nel vertice mattutino. Che si è tradotta in una mera richiesta ai rappresentanti sindacali presenti circa l'esposizione delle proposte coincidenti con le richieste avanzate già in passato dalle sigle di appartenenza.

Richieste già note all'amministrazione e ribadite al tavolo di confronto. E che consistono nella richiesta di un concorso essenzialmente per titoli, basato sulla valorizzazione del servizio prestato, con una prova orale da tenersi davanti al comitato di valutazione al termine dell'anno di prova. In rotta di collisione la proposta dell'Anp, pure presente al tavolo. Che ha riproposto la chiamata diretta. Un'istanza che, se accolta, allungherebbe esponenzialmente i tempi delle assunzioni, perché la relativa disciplina andrebbe riscritta ex novo. E in ogni caso non comporterebbe l'aggiramento dell'obbligo di superare un concorso. Resta il fatto, però, che il 1° settembre 2021 si avvicina e, allo stato attuale, il governo non ha ancora trovato una soluzione. E i tempi delle selezioni già avviate rischiano di protrarsi oltre le previsioni.

Il concorso riservato, infatti, ha già subito uno stop, oltre che per l'inasprimento delle misure di contenimento del contagio da Covid-19 dei mesi scorsi, anche per la questione delle prove suppletive. Il Tar del Lazio, infatti, ha accolto alcuni ricorsi di candidati che non avevano potuto partecipare alle prove perché in quarantena o in isolamento fiduciario. E adesso bisognerà attendere anche che la procedura faccia il suo corso. A ciò vanno aggiunti i mali di sempre: la difficoltà di reperire i commissari e le dimissioni dei commissari in itinere. In più bisogna anche considerare che il concorso ordinario, pure previsto, non è ancora stato avviato. E anche qualora fosse avviato a breve, la prospettiva del vincolo di permanenza quinquennale nella sede di prima assegnazione potrebbe scoraggiare gli aspiranti docenti del Sud a presentare la domanda di partecipazione al Nord. Il fenomeno si è già verificato con la call veloce. E il rischio che si corre è che, nonostante l'indizione dei concorsi, le cattedre al Nord continuino a rimanere prive di titolari. Nel frattempo, la platea dei supplenti si allarga sempre di più.

Attualmente i precari che lavorano nella scuola sono circa 200 mila. In più bisogna considerare che i posti vuoti sono destinati ad aumentare per effetto dei pensionamenti. Pertanto, è ragionevole ritenere che, se e quando il governo deciderà di intervenire, la soluzione ipotizzata dovrà essere affrontata con provvedimenti legislativi anche d'urgenza. A peggiorare ulteriormente la situazione c'è anche la questione della gestione dei licenziamenti a raffica dei supplenti assunti da Gps, che si stanno verificando dall'inizio dell'anno. La particolare complessità della normativa contenuta nell'ordinanza 60/2020 e la novità della disciplina, infatti, ha indotto molti aspiranti docenti a dichiarare titoli che non erano valutabili. Ma vi sono anche casi in cui le scuole hanno agito in modo difforme. E ciò ha contribuito ad accrescere notevolmente il clima di incertezza. A differenza che in passato, infatti, la valutazione delle domande di inclusione nelle Gps non è stata gestita direttamente dagli uffici, ma dalle scuole.