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Bonus malus

di Franco Labella

04/09/2013
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l'Unità

L’assicurazione auto non c’entra niente, c’entra , invece, la difficoltà di cui ha parlato anche Mila nel suo ultimo post: non riusciamo, anche nella scuola, ad essere un Paese normale.
Un Paese dove si blatera da tempo di meritocrazia e poi si varano meccanismi come quello relativo alle prove di selezione alle Facoltà universitarie a numero chiuso che è noto come “bonus”.
Ma bisognerebbe chiamarlo decisamente “malus”.
Se vi fate una googlata con “bonus maturità” vi salta subito fuori il quadro d’insieme: un provvedimento del MIUR che è riuscito a suscitare un coro unanime di dissenso.
Dagli studenti ai genitori passando per i presidi e per i professori.
Non piace nemmeno ai rettori.
Proprio a nessuno.
E perché non lo eliminiamo?
Perché come si dice, cosa fatta capo ha.
Anche se, magari, non ha molto senso.
E’ come la storia che i miei quattro lettori conoscono già.
La Gelmini elimina lo studio del Diritto alle superiori.
E’ un’assurdità ma secondo Profumo e temo anche Carrozza cosa fatta capo ha anche se evito il turpiloquio e non scrivo di che capa si tratta.
Tornando al bonus malus, stavolta, pur essendoci profili quanto meno di evidente disparità di trattamento, non hanno intervistato giuristi a profusione come nella allucinante vicenda della decadenza di B. e meno male perché, sicuramente, ne avremmo lette delle belle.
Ideato da Fioroni, riportato in auge dal tecnocrate Profumo, già criticatissimo al suo primo apparire, il provvedimento è stato poi rivisto dall’attuale ministro Carrozza in un percorso così dilatato che il decreto a sua firma è stato pubblicato il 12 giugno ma il corredo dei dati necessari al calcolo è apparso in Rete qualche giorno fa, il 30 agosto.
Ieri un amico me ne ha parlato veramente con il sangue agli occhi.
E’ l’ amico un mite collega di religione poco avvezzo alle sparate polemiche.
E’ un amico che fa del principio di legalità la sua seconda religione e che m’ha spiegato che il provvedimento ha subito quattro cambiamenti nel corso della sua breve vita.
Mi fido dell’amico e rinuncio a controllare anche perché non ci sarebbe da meravigliarsi troppo dell’idea che si pensi di cambiare le carte in tavola in corso d’opera.Alla faccia della certezza del Diritto….
Non l’abbiamo persino visto proprio con le regole dell’esame di Stato come , ad esempio, con la valutazione del triennio precedente per aspirare al voto massimo con lode ma con lo studente che lo scopre a triennio già completato?
Chissà perché allora la retroattività, Gelmini imperante a Trastevere, non c’ha appassionato….
Ho descritto il carattere del mio amico ma la premessa era indispensabile per capire che, come leggerete, c’entra, nel sangue agli occhi, sicuramente il ruolo di padre ma c’entra, soprattutto, lo scoramento del docente mosso da profondo senso civico e rispetto delle regole che deve provare a “giustificare” l’ingiustificabile.
Il sangue agli occhi era, perciò, quello del padre “costretto” a spiegare alla figlia un’assurdità ma anche quello di chi deve, coltivando il civismo, provare a spiegare un meccanismo incivile che ho persino difficoltà a spiegare in termini semplici.
Avrei dovuto rispolverare i ricordi di un lontano esame di Statistica perché in gioco ci sono concetti un po’ astrusi, percentili et similia, difficili da far digerire a chi ha visto questo provvedimento cambiare tre o quattro volte dalla sua ideazione.
Cercherò, allora, di scriverla semplice.
Noi non siamo un Paese normale per due ragioni: la prima è che, come spiegherò, dubitiamo di noi stessi, la seconda poi è quella solita.
Siamo la patria del Diritto ma riusciamo sempre a far diventare il Diritto un esule che sta da qualche altra parte ma non in Italia.
In sintesi il punto di partenza è questo: c’è il valore legale del titolo di studio, mettiamo in piedi un meccanismo anche formale di commissioni per gli esami di Stato, di procedure, di controlli ma dubitiamo delle valutazioni delle commissioni.
Siamo convinti che , come si chiamano a Napoli, agli esami si facciano trastole, qualcosa tra il malfatto e l’imbroglio.
La vulgata dice che, mettiamo il caso, al Sud regaliamo voti, i mitici cento e siccome le trastole, se ci sono, non le scopriamo o non le vogliamo scoprire, cosa c’inventiamo?
Che chi prende un voto alto in una classe con voti alti lo dobbiamo punire.
Quindi quella che formalisticamente ha preso 98 in una classe con altri voti alti diventa sospetta e da punire.
Siccome c’abbiamo il sospetto statistico che quella non sia una classe di geni ma di piccoli imbroglioni, all’allieva di quel 98 lì non diamo i punti di bonus che le spetterebbero mentre ,invece, alla sua compagna che il 98 l’ha preso nella classe a fianco, la classe di pochi voti alti, sì.
Ma mica la differenza è solo all’interno delle classi di uno stesso istituto.
Perché il meccanismo fa sì pure che, in base ai risultati medi, lo studente dell’ istituto professionale che prendesse 86/100 avrebbe diritto a 3 punti di bonus maturità mentre lo studente del liceo classico che prendesse 92/100 si ritroverebbe con 0 (zero) punti di bonus.
Se volete rovinarvi la giornata ed approfondire vi metto un link utile.
Assurdo, complicato, inspiegabile, mostruoso sotto il profilo giuridico?
Scegliete voi.
E mettetevi nei panni dell’amico che deve far digerire questa mostruosità ad una figlia che, oltre tutto, decide di partecipare alla lotteria del numero chiuso.
Ma sarebbe tanto difficile eliminare il numero chiuso sostituenduolo con un meccanismo effettivamente meritocratico?
A Medicina o a Veterinaria ti ci iscrivi liberamente ma se poi il tuo percorso di studio si inceppa non puoi più proseguire.
Troppo complicato?
Sì ma nel Paese normale dove siamo costretti ad avere sogni.
Senza avere nessun Martin Luther King.