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Brevetti e bravura

Tullio De Mauro

14/12/2012
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da Internazionale

Il 7 dicembre, mentre in Italia eravamo  intenti a capire le intenzioni  di un ex primo ministro e a consolarci  con X Factor, Patrick Thomas  e Anthony Breitman hanno rilasciato  in Spectrum, la rivista on line  dell'Institute of electrical and  electronics engineers, la loro "annual  analysis ofwho's who in patenting  innovation". Le notizie sul  numero di brevetti nel mondo sono  state ottenute da università, enti  pubblici e imprese dei più svariati  settori, aerospazio e tecnologie  dell'informazione, biotecnologie e  strumenti medici. Il numero di  brevetti depositati nell'anno e la  loro percentuale sulla popolazione  sono buoni indicatori non solo della  potenza tecnologica e industriale  di un paese. In filigrana si legge  lo stato di una cultura: il sapere e il  saper fare, il grado di competenze  operative, intellettuali e organizzative  di un paese, il funzionamento,  in definitiva, dell'apparato scuolauniversità-ricerca.  Altre stime disponibili  sono poco aggiornate e  assemblate con criteri non sempre  chiari. Quelle di Spectrum sono  aggiornate e ben presentate.  Le ha richiamate in una sua nota  Roberto Vacca. Oltre agli Stati  Uniti, altri paesi sono presenti come  principali produttori di brevetti:  Giappone e Germania, Svezia,  Regno Unito, Olanda, Canada,  Finlandia, Danimarca, Corea del  Sud, Cina, Belgio. Molti sono più  piccoli dell'Italia, che risulta assente.  In Italia, dice Vacca, per "redimere  il paese" i decisori pubblici  e perfino i più miopi privati dovrebbero  capire che brevetta e prospera  di più chi studia di più. .