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Buona scuola: Saldo negativo e previsioni fosche

Precariato, supplenze, arretratezza e demotivazione degli insegnanti, scollamento con il mondo del lavoro, sicurezza degli edifici

06/09/2016
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la Repubblica

Salvo Intravaia

Promessa tradita o solo rinviata? Con la riforma, enfaticamente battezzata Buona Scuola, Matteo Renzi era convinto di poter finalmente guarire medie e licei, elementari e istituti professionali dai loro mali cronici. E in tempo brevi. Basta masse di docenti precari, demotivati e indietro con i tempi digitali, basta girandole di supplenti, basta incomunicabilità tra il mondo dell'insegnamento e quello del lavoro. Basta docenti costretti ad aggiornarsi a proprie spese. E basta soffitti che crollano in testa ad alunni e insegnanti. Buoni propositi che il bilancio del primo anno di applicazione della legge, come vedremo nel dettaglio, ha disatteso ampiamente.

Vista la gravità di una malattia che affligge la nostra scuola da decenni, forse pensare che pochi mesi potessero essere sufficienti per proiettarla nel terzo millennio era illusorio. Quel che preoccupa maggiormente è semmai la distanza del primo bilancio dagli obiettivi fissati e soprattutto le premesse con cui si appresta a partire il secondo anno di Buona Scuola, con all'orizzonte tante incognite e poche certezze, un avvio tutto in salita e nel caos per via degli insegnanti che non saranno nominati in tempo.

Le notizie che arrivano da ministero, provveditorati e fonti sindacali, parlano per il 2016/17 di un avvio di anno in salita e di un concorso per 64mila cattedre che, a causa di commissioni sorprendentemente troppo severe, non riuscirà a coprire tutti i posti messi in palio e che non si potrà neppure concludere entro i tempi necessari a spedire tutti i docenti in cattedra già a settembre, come invece annunciato. La previsione è che la metà dei posti rimarrà vacante per le troppe bocciature. Più realistica semmai l'ipotesi che per assumere la totalità dei vincitori occorrerà attendere il 2017. Così come le previsioni annunciano 60/80mila docenti inseriti nei nuovi ambiti territoriali chiamati direttamente dai presidi, in alcuni casi con colloqui con domande troppo "sul personale" (ma che potranno cambiare sede dopo la nomina) e di migliaia di posti destinati a restere vacanti ancora per un altro anno. Cattedre da assegnare agli immancabili supplenti di cui la riforma si sarebbe voluta sbarazzare, tagliando così finalmente i costi di gestione dell'istruzione.

Pronostici foschi per l'anno che si avvia ad apertura anche al capitolo bonus sul merito degli insegnanti, che nella passata stagione scolastica ha creato mille divisioni all'interno delle scuole, e sulla eccezionale mole di lavoro che ancora una volta toccherà ai "super presidi" per mettere in pratica i diversi aspetti della riforma. O, ancora, di un'alternanza scuola-lavoro che necessità sicuramente di una messa a punto anche se non sembra essere andata poi così male come si temeva.

Tra le poche certezze nel primo bilancio di Buona Scuola c'è stato il gruzzolo per l'aggiornamento distribuito ad ottobre: 500 euro a docente per l'acquisto di libri, spettacoli cinematografici e teatrali, corsi di aggiornamento ed altro. E il Piano nazionale Scuola digitale che sta cercando di modernizzare attrezzature, strutture e metodi di insegnamento. Per Pino Turi, della Uil  "lo scorso anno, i problemi sono stati messi sotto il tappeto o rinviati: i veri effetti della legge 107 si vedranno il prossimo anno". “Governare un settore delle dimensioni della scuola senza la collaborazione del personale e il coinvolgimento dei sindacati – continua Turi – è illusorio ed avventuroso per l'esecutivo".

E, aggiunge Lena Gissi, a capo della Cisl scuola, "non è neppure detto che gli alunni troveranno tutti i docenti in classe per l'avvio delle lezioni" perché “contrariamente agli anni passati, tutte le operazioni sul personale (immissioni in ruolo, assegnazioni provvisorie e utilizzazioni per un anno) dovranno concludersi entro il 15 e non entro il primo settembre, come stabilì la Gelmini nel 2008. Così, la nomina dei supplenti arriverà soltanto dopo". In parecchie regioni – Lombardia, Piemonte, Veneto, Umbria, Sicilia solo per citarne alcune – la prima campanella suonerà però prima di questa data. E quello di ritrovarsi la squadra dei docenti completa a novembre è più una certezza che un rischio. Domenico Pantaleo, alla guida della Flc Cgil, è decisamente pessimista. Parla di “contraddizioni, disfunzioni e incertezze che minacciano di scaricarsi sul prossimo anno scolastico, facendo ripiombare gli istituti nelle innumerevoli emergenze quotidiane".

Anche i presidi, solitamente meno pregiudizialmente ostili alle novità, non sembrano ottimisti. “Sarà un altro anno di fuoco per le tante incombenze cui dovremo far fronte per la piena attuazione della legge 107", sottolinea Paolino Marotta, dell'Andis. “Nei prossimi mesi – prevede – i nodi verranno al pettine". E snocciola una serie di questioni su cui dovrà concentrarsi da subito: dai criteri per attribuire il bonus premiale ai docenti, all'esonero dei vicari, passando proprio per la valutazione dei dirigenti scolastici, che parte a settembre. “Si può ben immaginare quale autunno caldo si preannuncia", conclude Marotta.

Francesca Puglisi, Responsabile nazionale Scuola del Pd che la Buona Scuola l'ha tenuta a battesimo al Senato, difende le scelte del governo Renzi. “Dopo anni di tagli, ha aumentato di 3 miliardi all'anno l'investimento nella scuola". La parlamentare democratica ricorda quindi tutti gli obiettivi centrati: dalle assunzioni al bonus da 500 euro a favore degli insegnanti, dalla maggiore attenzione verso i problemi dell'edilizia scolastica al Nuovo piano nazionale per la scuola digitale.

Dove il primo anno di riforma ha evidenziato limiti e velleità è soprattutto in quello che avrebbe dovuto essere il cuore del provvedimento: lotta al precariato e fine della supplentite, l'enorme numero di sostituti che le scuole e i provveditorati sono costretti a nominare ogni anno per far partire la macchina. Le statistiche parlano chiaro. Le supplenze sono calate appena di 13mila unità su 118mila, mentre le graduatorie provinciali dei precari – che servono a reclutare metà degli immessi in ruolo ogni anno – contano ancora 45mila iscritti. Va detto però che si partiva da quota 122mila e che a partire da settembre il numero dei supplenti reduci dal Piano da 103mila assunzioni previsto dalla riforma dovrebbe assottigliarsi ancora. Fino al completo svuotamento delle liste.

Passi falsi l'avvio della Buona Scuola sembra averli compiuti anche nella gestione dell'organico di potenziamento e perfino sull'assegnazione del tanto reclamizzato bonus, che in linea teorica avrebbe dovuto premiare i professori migliori. I docenti dell'organico di potenziamento – 48mila unità inviate nelle scuole a novembre del 2015 con l'intento di potenziare Musica e Educazione motoria alle elementari, le lingue straniere alla medie, Diritto ed Economia alle superiori – sono stati invece utilizzati spesso come tappabuchi. Quando non sono rimasti ad annoiarsi in biblioteca aspettando che qualcuno li chiamasse per una supplenza o per un altro incarico. E il prossimo anno non sembra possa andare meglio con i “potenziatori", perché tra "assegnazioni provvisorie" e "utilizzazioni" i presidi potrebbero ritrovarsi ancora con docenti non scelti da loro. Così bisogna sperare che i miliardi già spesi per rimettere in sicurezza e abbellire le tante scuole sgarrupate disseminate in ogni angolo del Paese evitino almeno che i soffitti continuino a crollare sulla testa di scolari e maestri, studenti e professori. Ma basta una violenta scossa di terremoto per portare, al di là delle buone intenzioni, tutti con i piedi per terra.