Buona Università, professori e studenti contro la riforma
Entro fine mese previsto il decreto, ma cresce il dissenso I docenti contestano i criteri di abilitazione: «È una beffa».
Non avrà vita facile il testo della Buona Università che, sotto forma di decreto, potrebbe vedere la luce entro la fine del mese. E così si apre un nuovo fronte di proteste, dopo la bufera che ha investito nell'ultimo anno la stesura e l'approvazione della legge 107, la Buona Scuola. Ad affilare le armi, ora, c'è il mondo accademico quasi completamente compatto. Un dissenso che porterà a boicottare la due giorni di Udine, il 2 e 3 ottobre prossimi, in cui il Pd discuterà di università a cui sono state invitate le associazioni più rappresentative. Un tavolo di discussione, dunque, come doveva essere quello di Bologna del 26 febbraio scorso quando docenti e ricercatori portarono le loro richieste. Rimaste di fatto inascoltate.
«FANNO CARRIERA SOLI I FURBI»
«Non vado, tanto non ascoltano - tuona Marco Merafina, portavoce del Coordinamento nazionale dei ricercatori universitari – sulle abilitazioni assistiamo a una procedura beffa in cui avanzano e fanno carriera solo i furbi. Il criterio per l'Asn, l'abilitazione scientifica nazionale, va rivisto: basta firmare una pubblicazione per avere punteggio e accedere al concorso. Esistono docenti con centinaia di pubblicazioni ogni anno, solo perché firmano i testi in gruppo con decine di docenti magari senza averli mai letti prima». Sotto la lente di ingrandimento, quindi, c'è la valutazione del merito nei settori bibliometrici ma ci finirà anche l'estensione del Jobs act ai ricercatori: l'idea di risolvere il precariato accademico con un contratto unico a tutele crescenti non piace agli universitari che temono la fuoriuscita del docente dalla pubblica amministrazione.
Senza contare poi la componente studentesca. Sul piede di guerra per eliminare gli sbarramenti del numero chiuso, per ribadire le reali necessità finanziarie e far crescere sia le università del Nord sia quelle del Sud. Che ad oggi vivono una forte disparità in termini di assunzioni di ricercatori. «Serve – ha spiegato Alberto Campailla portavoce di Link - Coordinamento Universitario - un cospicuo rifinanziamento sia per il diritto allo studio sia per il Fondo di finanziamento ordinario. Bene il tavolo sui Livelli essenziali delle prestazioni ma prima bisogna intervenire sul nuovo modello Isee che esclude dall'università migliaia di studenti».
VIA AL POTENZIAMENTOIntanto le scuole si preparano alla convocazione dei docenti per il potenziamento, come previsto dalla fase C di assunzioni. Ne faranno richiesta, in base alle singole necessità, attraverso il sistema informatico Sidi dal 10 al 15 ottobre: in ordine di preferenza indicheranno i campi di potenziamento dall'umanistico al linguistico, dal motorio al musicale e artistico. Dal 22 ottobre partirà il lavoro degli uffici scolastici per la ripartizione dei 48812 posti di potenziamento e 6446 per il sostegno: le attribuzioni arriveranno dal 12 al 20 novembre con circa 7 docenti in ogni scuola.
Ma intanto, per domani, è prevista la Notte bianca lanciata dall'assemblea nazionale di Bologna, con associazioni in piazza come l'Assemblea delle scuole di Roma e gli Autoconvocati scuola, il Coordinamento precari scuola e Unicobas. Uno schieramento compatto contro la Buona Scuola. La protesta inizia con una fiaccolata, a Roma, sotto le finestre del ministero dell'istruzione.
Lorena Loiacono