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Cambiare la scuola si può

. Cambiare la scuola si può Insegnanti, allievi della Scuola di Barbiana, dirigenti scolastici, operatori comunali, genitori…lanciano un appello per un cambiamento dal basso della scuola

01/01/2007
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Chi ascolta dimentica, chi vede ricorda, chi fa impara

Diciamolo. Uno dei nodi fondamentali da sciogliere della scuola italiana è la situazione che vivono i ragazzi che la frequentano dagli 11 ai 14 anni. E’ la stagione della loro maturazione. Germina il loro corpo. Si avverte la fame di relazioni interpersonali profonde e autentiche. L’amicizia diventa la questione capitale. Si scopre la sessualità. Si vivono i primi conflitti forti con i genitori.

Il gruppo dei pari diventa il vero punto di riferimento. In tale contesto, l’attuale scuola media italiana (o secondaria di 1° grado), anello logoro e tagliente, mostra tutta la sua inadeguatezza. I contenuti restano prioritari, diventando perfino la ragion d’essere di ogni “ prova di verifica”. Prima di conoscere i ragazzi, si prevedono batterie di “ prove di ingresso”. Gli insegnanti spesso - loro malgrado - finiscono per ridurre la loro funzione a quella di informatori. È così che la logica dei contenuti si trasforma, facilmente, nella somministrazione di nozioni e di test di valutazione, specialmente ai ragazzi segnalati dalle certificazioni.

Quale logica? Mentre i ragazzi continuano a nuotare nel mare del non-senso, la centralità dei programmi fa capolino ad ogni proposta riformatrice. La scuola media appare fondata sulla frattura fra lezioni e vita reale. I ragazzi non comprendono quale sia l’incidenza – e, dunque, l’importanza - della formazione scolastica per il loro futuro!

La centralità del ragazzo necessita di percorsi rallentati e, soprattutto, di uno spazio ben più ampio da conferire all’ambito affettivo-relazionale. Non è un caso che il cosiddetto ‘bullismo’ cresca a vista d’occhio e faccia seguaci principalmente nella fascia d’età della prima adolescenza e vada a colpire i più deboli.

Non abbiamo dedicato un punto esclusivo per gli alunni disabili, i giovani stranieri, i portatori di culture e religioni diverse, perché, dal punto di vista dell’inclusività, auspichiamo che tali alunni siano considerati una risorsa e parte attiva del processo educativo, il quale non può essere delegato alla sola insegnante di sostegno.

Edoardo Martinelli (allievo della Scuola di Barbiana), Gianfranco Zavalloni (dirigente scolastico - Sogliano al Rubicone), Eugenio Scardaccione (dirigente scolastico - Bari), Mario Lodi (maestro - Drizzona), Renato Ciabatti (Comune di Prato), Antonio Avitabile (Comune di Prato), Vincenzo Altomare (insegnante - Cosenza), Mimma Visone (insegnante - Napoli), Adele Corradi (Scuola di Barbiana), Maria Miceli (dirigente scolastico – Lamezia Terme), Romolo Perrotta (Università Cosenza), Fiamma Bellandi (Comune Prato), Franco De Santo (insegnante - Cosenza), Lella Giornelli (Rivista Paesaggi Educativi - Cesenatico), Daniela Mammini (dirigente scolastico - Prato), Stefania Vannucchi (Centro territoriale Handicap – Prato), mons. Giovanni Catti (Università della Pace - Bologna) Aldo Bozzolini (allievo della Scuola di Barbiana), Nanni Banchi (Centro Documentazione sulla Scuola di Barbiana - Vicchio), Nevio Santini (allievo della Scuola di Barbiana), Paola Zilianti (Comune di Prato), Gianni Cerasoli (maestro elementare - Forlì), Massimo Nutini (Comune di Prato), Brunetto Salvarani (Direttore Rivista CEM Mondialità).Scarica il documento: