"Caro ministro, tenga aperte le scuole. E basta classi pollaio"
La lettera del comitato Priorità alla scuola a Patrizio Bianchi appena insediato in viale Trastevere
Ilaria Venturi
E' il movimento che in questi mesi ha lottato affinchè le scuole fossero le ultime a chiudere, in caso di lockdown totale, e la prime e riaprire, cosa che non è stato, in particolare in regioni come la Campania. Con flash-mob, lezioni all'aperto, presidi, appelli. Ora i genitori, soprattutto, gli insegnanti e gli studenti, con i sindacati del comitato "Priorità alla scuola" (in diecimila quando si connettono per le assemblee) si rivolgono al neoministro all'Istruzione Patrizio Bianchi con una lunga lettera aperta che sta raccogliendo firme via social. "Caro ministro, ecco le nostre priorità...".
Tenere aperte le scuole. "Dopo un anno di pandemia, con un piano vaccinale che stenta a entrare a pieno regime, sentiamo parlare di ipotesi di nuova chiusura delle scuole, cosa che peraltro già sta avvenendo a macchia di leopardo nel Paese, indipendentemente dal colore in cui si trova la regione e dalle sentenze dei Tar regionali. È opportuno invece anticipare la vaccinazione dei docenti e del personale scolastico - si legge nella lettera - Da lei ci aspettiamo la difesa dell’apertura delle scuole, che siano le ultime a chiudere, solo in caso di lockdown totale e che pensi a riportare le scuole superiori al 100% in presenza prima che questo anno scolastico termini, anche perché bambini e ragazzi hanno già subito fin troppi danni psicofisici".
Nell'intervista a Repubblica, il ministro Bianchi ha detto: "La sicurezza delle scuole, sia pandemica che strutturale, sarà un punto forte del mio mandato. Riporteremo i ragazzi in classe con la giusta cautela e gli investimenti del Recovery Fund".
"Basta classi pollaio". La proposta di "Priorità alla scuola" (qui la lettera integrale) è di portare il tetto massimo di alunni per classe a 20. "Classi meno numerose, accompagnate da un piano di assunzioni e stabilizzazione del precariato, sono il primo strumento di riforma: ciò che garantirà una scuola in presenza, in sicurezza e in continuità; ciò che permetterà di mettere le tecnologie al servizio della didattica e non viceversa".
"No all'Invalsi". E' una battaglia che si trascina da tempo e che divide il mondo dei docenti e dei dirigenti scolastici: da una parte la necessità di valutare gli apprendimenti (e in questo momento cosa hanno perduto gli studenti a causa della pandemia), dall'altra gli strumenti per farlo. Uno dei passaggi della lettera riguarda il sistema di valutazione del sistema di istruzione: "Questi due anni scolastici a dir poco travagliati dovrebbero essere presi come l’occasione per eliminare il sistema Invalsi".
Bianchi aveva già incontrato "Priorità alla scuola" durante le audizioni quando ha guidato, ad aprile scorso, la task force per la ripartenza delle lezioni a settembre. E su quel piano, presentato in Parlamento lo scorso 13 luglio, vengono riportati i punti critici: "Il primo riguarda quella scuola dei patti di comunità che, nei fatti, si configura come una totale delega, da parte dello Stato, della gestione e della regolazione dell’istruzione pubblica. Questione spinosa e preoccupante, tanto più che la pandemia ci ha fatto misurare i risultati di una politica analoga in un altro settore, quello della Sanità pubblica, per la quale lo Stato ha progressivamente ma sostanzialmente rinunciato a esercitare i poteri di cui dispone".
Infine, "la progressiva trasformazione in senso aziendalistico-gestionale" della scuola. Una questione che si è riaccesa. "Noi crediamo che la scuola del futuro non debba essere pensata in termini aziendalistici, bensì definita e regolata dalla sua natura, disegnata dalla nostra Costituzione: la scuola è una istituzione pubblica che deve istruire e il cui compito prioritario non è prioritariamente quello di preparare i giovani a rispondere alle richieste del mondo del lavoro, dell’economia e della finanza".
Il neoministro in questi giorni è bersagliato dalle tante richieste che vengono dal mondo della scuola, l'attesa è forte, anche l'aspettativa di una ripartenza con alcune certezze. Tra queste la priorità sul precariato: 220mila le cattedre non di ruolo a settembre prossimo, come abbiamo raccontato nella newsletter Dietro la lavagna, con due concorsi ordinari banditi, ma non ancora avviati. E scrive Antonello Giannelli, dell'Associazione nazionale presidi, in una lettera al premier Draghi: "La scuola deve riappropriarsi delle fondamentali funzioni di ascensore sociale e di motore dell'innovazione".