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Carrozza: «Stage nelle aziende per i licei e 300 milioni per la ricerca». «Scriverò una lettera a Letta per chiedere più fondi per il diritto allo studio»

Oggi Palazzo Madama dovrebbe approvare il decreto di riforma della scuola

07/11/2013
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Il Messaggero

L’INTERVISTA
ROMA Sotto al Ministero dell’Istruzione ieri c’era uno dei frequenti assembramenti di persone che protestano. In questo caso ricercatori che chiedono più fondi per enti come il Cnr o l’Invalsi. Si sarebbe tentati di liquidarli come uno dei tanti gruppi che in Italia chiedono senza tenere conto dei vincoli di bilancio. Ma la ministra dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza, docente di ingegneria robotica prestata alla politica ed ex rettore della Scuola Sant’Anna di Pisa, non si sottrae: «Li capisco, quasi quasi mi metterei a protestare con loro». La sua filosofia è tutta qui: «Basta con i tagli per scuola, università e ricerca», dice, «non si può riformare un sistema senza investimenti». E proprio oggi, se tutto va secondo i piani, il Senato dovrebbe approvare definitivamente il decreto che, per la prima volta dopo molto tempo, stanzia 450 milioni in più per la scuola.
Ministro, è soddisfatta?
«Molto soddisfatta, anche perché M5S e Sel non hanno votato contro e questo è già un successo».
Quali sono i punti più importanti?
«Il diritto allo studio con 115 milioni di euro per borse di studio e aiuti agli studenti.».
Il prossimo passo?
«Sto per scrivere una lettera a Letta per avere più fondi nella legge di stabilità soprattutto per il diritto allo studio e la ricerca: voglio arrivare a 150 milioni di euro per l’uno e 150 milioni per l’altra».
Tutti i ministri piangono miseria
«Si dice che riducendo il cuneo fiscale entrerebbero pochi euro nelle tasche dei lavoratori. Allora diamo invece di dare quei soldi ai ricercatori. Sarebbe una svolta epocale per la ricerca».
Cosa pensa del blocco del turn over nell’università?
«E’ una sciagura. Si risparmiano dei soldi nell’immediato e si fa un danno enorme per il futuro».
Anche lì è una questione di bilancio...
«Con l’introduzione dei costi standard nella Sanità si potrebbero fare risparmi da investire nella ricerca, per esempio nel biomedicale. In pochi anni porterebbe grandi benefici».
Parliamo delle polemiche sugli immigrati. Cosa pensa della classe composta solo di stranieri?
«Non giudico, magari lì si è creato un contesto eccezionale. Però io sono contraria alle classi ponte. Meglio potenziare l’insegnamento dell’italiano nel pomeriggio»
Altra polemica: ha autorizzato una scuola paritaria di Brescia a sperimentare il liceo di soli 4 anni. Apriti cielo...
«In Italia si creano dei tabù per non cambiare mai niente. Io sono empirica e dico: sperimentiamo, poi decideremo».
Gli insegnanti non la vedranno di buon occhio.
«Io ho trovato grande solidarietà tra gli insegnanti. Molti mi hanno detto che sto ridando loro una speranza»
Cosa sogna di cambiare nella scuola italiana?
«Vorrei fare una revisione totale del reclutamento in senso meritocratico e trasparente, eliminando la stratificazione di norme. Vorrei dare un segnale a chi vuole intraprendere la carriera di insegnante»
Carriera? Un termine altisonante
«Sì, appunto, è un lavoro importante»
Nel decreto si parla di orientamento negli ultimi due anni. Perché?
«Perché io credo che la scuola italiana oggi ancora tenga bene, però dopo? Gli studenti sono disorientati. Non ci sono percorsi di transizione al lavoro. Non si può stare in classe fino all’ultimo minuto e poi dopo nessuno si occupa più di te. Lo scopo degli ultimi anni di scuola non è l’esame di maturità, ma dare agli studenti le competenze per scegliere cosa fare dopo. Al momento dell’esame di Stato molti ancora non sanno che cosa faranno. E’ assurdo».
Lei tiene molto anche al tema dell’alternanza scuola-lavoro.
«Tutti devono capire l’importanza del lavoro, questo vale anche per i licei. E all’università i tirocini, devono far parte del percorso formativo. La differenza tra uno studente e l’altro spesso è questa: tra chi ha fatto esperienze lavorative e chi no. I primi trovano più facilmente lavoro. Io stessa come docente ho avuto tanti tirocinanti e ho cercato di fargli fare esperienze con le aziende. E deve valere per tutti: chi studia Lettere potrà farà un tirocinio in biblioteca. Questa è cultura del lavoro.»
Angela Padrone