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Carta-E adesso?

26 ottobre 2005 E adesso? Pierluigi Sullo Deve essere molto triste non riuscire a guardare a quel che accade, se non come a un Monopoli politico, in cui chiunque - studenti o migranti, precari o p...

27/10/2005
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Carta

26 ottobre 2005
E adesso?
Pierluigi Sullo
Deve essere molto triste non riuscire a guardare a quel che accade, se non come a un Monopoli politico, in cui chiunque - studenti o migranti, precari o pacifisti - sono interpretati solo come pedine di questo o quel partito. Così che chi protesta a Bologna, dice Cofferati, è manovrato da Rifondazione comunista. Lo stesso Cofferati, dicono i liberal-diessini, sta mettendo alla prova l'alleanza di "governo" con la sinistra radicale. Gli studenti che hanno invaso Roma sono "la piazza" con cui l'Unione flirta in un azzardato tentativo di mettere in difficoltà il governo. Eccetera. A onor del vero, la Stampa di mercoledì ha pubblicato un editoriale di Riccardo Barenghi, l'ex direttore del manifesto, in cui si segnalava come tra "piazza" e Unione vi sia un nesso complicato, in cui le reciproche autonomie si incontrano e si scontrano, dato che parti della società [in questo caso gli studenti-precari] cercano di influire sulle scelte futuro governo di Prodi. Una notazione rara, nei media: sì, effettivamente i movimenti della società non sono le marionette di Bertinotti o di Prodi o di chissà chi.
In questo senso, la giornata degli studenti, apparentemente conclusa con una sconfitta, ossia la definitiva approvazione della "riforma" Moratti, segnala una novità enorme. Anzi due.
La prima è che un movimento sociale - così auto-organizzato - si propone appunto in modo diretto di costringere la macchina istituzionale a fermarsi, cambiare direzione, accogliere l'interesse pubblico e abbandonare l'ideologia per cui ogni bene, anche la conoscenza, è un "prodotto" da collocare sul mercato. Non è la prima volta che accade [in Italia ci sono centinaia di lotte che chiedono la ri-pubblicizzazione degli acquedotti, l'accoglienza dei migranti, uno "sviluppo" meno distruttivo, ecc.], ma il fatto che la protesta degli studenti sia arrivata ad assediare - pacificamente - i palazzi del potere ha reso questo tentativo clamorosamente evidente.
E' un incoraggiamento per chi, come noi, tenta in ogni modo, da almeno due anni, di presentare, a un centrosinistra prigioniero dei miti della "crescita", l'altra narrazione del mondo che è cominciata, per quel che riguarda l'Italia, a Genova. A questo serve il Cantiere per la democrazia che si terrà a Bari il 5 e 6 novembre. E il Cantiere intitolato "Conoscenza, bene comune", che invece si farà a Roma alla fine di novembre [e che è preparato dal Quaderno speciale di Carta che regaleremo con il prossimo numero del settimanale], si offre con naturalezza come uno spazio pubblico in cui progettare il dopo Moratti.
La seconda, grande novità è lo stesso movimento "neostudentesco", come abbiamo intitolato. Chi ha visto la marea umana nelle strade di Roma [senza esagerare: riempire di folla così fitta Via dei Fori Imperiali, progettata da Mussolini come teatro delle parate militari, è un'impresa riuscita a pochi, negli anni] è rimasto impressionato, oltre che dalla quantità, dall'età dei manifestanti e dalla scarsità di simboli che portavano con sé. Bandiere, quasi assenti. Striscioni, pochi e ovviamente auto-prodotti. Musiche, Goran Bregovic e Francesco Guccini. Tono, più ironico che arrabbiato [dal pacchetto di "Moratti" che ovviamente "nuoce alla salute" al gelato di crema e cioccolato che uno studente è andato a prendere a Gustavo Selva, che cercava di provocare i ragazzi seduti per terra]. Qualcuno con una certa età, guardando il corteo, ha commentato: "Sembra un terzo stato postmoderno, la classe operaia del nuovo secolo".
Erano studenti, quelli per strada, o già lavoratori precari? O tutt'e due insieme? La privatizzazione della conoscenza, tema sollevato dal movimento altermondialista fin da Seattle si è per così dire "incarnato" in quegli studenti, che hanno ben chiaro il nesso tra questa "proprietà", cioè furto, e la scomparsa del futuro per chi, come loro, con la conoscenza cerca di trovare un profilo professionale, una passione intellettuale e anche una certezza della vita e del lavoro.
Ora la domanda è: approvata la "riforma" Moratti in via definitiva, il movimento neostudentesco aspetterà con fiducia che un nuovo governo dell'Unione la abolisca, come suggeriscono i rettori e molti docenti? Oppure non si fideranno, visto che la loro protesta non era solo contro Moratti, ma contro quelli che l'hanno preceduta [Berlinguer, Zecchino] e che le hanno aperto la strada? L'autonomia che hanno mostrato arriva fino a immaginare un'altra università, da sperimentare subito e ovunque possibile, e da imporre poi al centrosinistra al governo come alternativa concreta all'ideologia del mercato?
Sono domande a cui solo gli studenti, o neostudenti, possono cercare una risposta. Carta è a disposizione. Questo sito, il settimanale, lo stesso Quaderno [come occasione di lettura e dibattito] in edicola da lunedì prossimo, sono uno spazio da riempire di racconti, esperienze, riflessioni.