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Carta-E la chiamano illegalità

26 febbraio 2003 E la chiamano "illegalità" Anna Pizzo Chi ha tradizioni di non violenza ma anche chi più di recente ne ha fatto una pratica costituente della sua azione politica e sociale, cont...

27/02/2003
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Carta

26 febbraio 2003
E la chiamano "illegalità"
Anna Pizzo
Chi ha tradizioni di non violenza ma anche chi più di recente ne ha fatto una pratica costituente della sua azione politica e sociale, continua a ripetere che sedersi sulle rotaie cercando di bloccare i convogli che trasportano armi di distruzione di massa è un gesto di responsabilità e la forma in cui si esprime l'urgenza di declinare diversamente la legalità. E che, comunque, la più devastante illegalità che esista è quella di scatenare una guerra. Invece, nelle sedi dei partiti politici [inopinatamente anche in quelli dell'opposizione] e negli scranni del parlamento, ferve un dibattito tanto vuoto quanto pretestuoso che cerca di misurare con il centimetro quanto e come è possibile aggirarsi sulle rotaie.
Poi arrivano i "Ballarò" che, per via di quella malattia senile della politica che si chiama "par condicio" chiamano fasciste e bertinotti, stranamore cattivi e insipienti giornaliste e li caricano sullo stesso carro, sempre alla ricerca del "limite" tra legale e illegale [e consentono che un sanguinario sedicente professore statunitense definisca impunemente 'golpista' Salvador Allende]. Il finale di questo avanspettacolo non poteva, dunque, che essere del ministro dell'interno Pisanu: ''La guerra la stanno facendo i professionisti della cosiddetta 'disobbedienza', e i loro cattivi maestri. Predicano e praticano apertamente forme di illegalità che abbiamo il dovere di prevenire e, quando è necessario, di reprimere con la forza dello Stato. Questo stiamo facendo e questo continueremo a fare, salvaguardando naturalmente tutti i diritti democratici''.
Se le cose stanno così, a nulla servono le parole del procuratore di Pisa, Enzo Iannelli che ha parlato di ''grande correttezza e grande civiltà delle persone che manifestano". Aggiungendo che, "per quello che mi risulta e dai contatti serrati che ho con il questore, questa protesta ad oggi non ha dato luogo ad alcuna ipotesi di reato''. L'unica è continuare a sedersi sulle rotaie e magari anche sulle autostrade e forse munirsi di barchette e di mongolfiere e di bandiere e di aquiloni, per presidiare e prevenire. E questa la chiamano "illegalità".


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