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Carta: Enrico Panini: «In prima fila per difendere la scuola»

«Importante è che, per il carattere complessivo della manovra governativa, si ricerchino sempre le più vaste alleanze per far sì che genitori, studenti, istituzioni siano in prima fila con i lavoratori della scuola per difendere la scuola pubblica».

13/09/2008
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Carta

Olivia Fiorilli

«Importante è che, per il carattere complessivo della manovra governativa, si ricerchino sempre le più vaste alleanze per far sì che genitori, studenti, istituzioni siano in prima fila con i lavoratori della scuola per difendere la scuola pubblica». A parlare è Enrico Panini, segretario generale della Flc-Cgil. I tagli massicci e la riorganizzazione della scuola pubblica – immessa sulla strada di una progressiva «privatizzazione» – si abbattono su un sistema già duramente provato dall’accanimento politico di vari governi.

Qual è la situazione attuale della scuola pubblica e quale sarà l’effetto dei tagli e della riorganizzazione previsti dalla ministra Gelmini?

La scuola italiana è da tempo in affanno a causa di un accanimento politico che si scarica su di essa principalmente ad opera degli ultimi governi di centro destra. Questi, per ragioni ideologiche, hanno e hanno avuto l’obiettivo di far dimagrire la scuola pubblica statale allo scopo di fare cassa e togliere centralità all’istituzione pubblica a vantaggio della scuola privata. Non solo, l’intento di questi governi è stato ed è quello di introdurre nella scuola pubblica un’impostazione che l’allontana dal suo carattere laico e la mette al servizio degli interessi del mondo produttivo e non di quello dei cittadini e del paese.
Il punto a capo imposto da Moratti veniva dopo il tentativo del ministro Berlinguer di procedere ad una riforma complessiva del sistema, inoltre durante i due anni del ministro Fioroni, sia pur con molte timidezze ed esitazioni, alcuni correttivi della riforma Moratti sono stati messi in campo. Quindi la sensazione di essere su una giostra impazzita ha causato nei docenti un pericoloso senso di impossibilità riformatrice, depressione, distacco.
E tutto ciò mentre la scuola avrebbe bisogno di portare a termine il processo di autonomia, procedere a un serio ripensamento del modello di insegnamento e apprendimento soprattutto nella scuola secondaria superiore, dove occorre anche rivedere organizzazione, indirizzi, rapporto con il mondo del lavoro ecc.
Invece con la cura Tremonti, il taglio di 130 mila posti di lavoro, la scuola dovrà ripensare didattica e organizzazione, ma non per affrontare i suoi problemi e risolverli, ma soltanto per risparmiare.
Gli effetti dunque saranno disastrosi perché allontaneranno la scuola da una riflessione pedagogica e culturale e imporranno un rovinoso balletto di tagli intorno a cui non avrà spazio alcuno il dibattito culturale.

Quale sarà l’effetto dell’introduzione del maestro unico alle elementari?

Tutto il sud sarà scaraventato in una situazione di sofferenza, sia di tipo sociale che didattica con un impoverimento dell’offerta formativa, la riduzione del servizio sociale che la scuola garantisce alle famiglie, e non ultimo la cancellazione di migliaia di posti di lavoro. Il ministro Gelmini ha detto che non è un problema suo, un modo ben strano per rispondere ai problemi da parte di un ministro. Naturalmente questo accadrà anche nel resto d’Italia. Dal punto di vista didattico la riduzione di tempo scuola e la cancellazione della pluralità docente, lascerà irrisolti molti dei problemi che le classi di oggi presentano fra immigrazione, fragilità delle famiglie e complessità del mondo attuale. Le competenze che si perdono con il ritorno ad un unico maestro farà sì che il poco che potrà dare la scuola sarà compensato dalle fasce sociali più forti con le risorse culturali di cui essi dispongono, mentre le fasce più deboli resteranno prive di strumenti indispensabili e, al massimo, potranno usufruire di qualche pietoso doposcuola.

Quale sarà l’effetto dei provvedimenti che riguardano gli insegnanti di sostegno?

Non sono previsti interventi specifici sugli insegnanti di sostegno, se non una deriva generalizzata che vede la necessità di portare a casa risparmio e che fa sì che si infierisca sulle scuole elementari perché l’intervento è facile dal punto di vista strutturale [tutti i docenti hanno lo stesso titolo di studio quindi il taglio si fa riducendo soltanto il tempo scuola], mentre la riduzione sulla scuola secondaria, più complessa dal punto di vista organizzativo, richiede un tempo più lungo, che molto facilmente andrà oltre il mese di dicembre, dopo il quale la scuola comincia ad organizzare gli organici per l’anno scolastico successivo.

Qualche delucidazione sul ddl Aprea e sull’apparente intenzione di privatizzare la scuola

Il ddl Aprea contiene davvero la privatizzazione della scuola pubblica statale infatti prevede la possibilità di trasformare le scuole in fondazioni e di finanziare le scuole attraverso la quota capitarla [costo medio per alunno che la regione paga alle scuole sulla base del numero delle iscrizioni]. Le due cose possono sommarsi o meno, comunque la prima è un trasferimento di beni mobili e immobili pubblici ai privati e porterà con sé anche il personale che cessa di dipendere dallo stato, la seconda è la precarizzazione di tutto il sistema, a vantaggio della scuola privata, che ha il vantaggio di far risparmiare lo stato.
Inoltre il ddl Aprea toglie le garanzie democratiche e le libertà sindacali al personale, cancellando le Rsu di scuola, mettendo il collegio docenti in posizione subalterna rispetto al consiglio di istituto in cui entrano esperti e privati e compromettendo con ciò la libertà di insegnamento.
Ma il colpo più grosso è alle libertà sindacali, riducendo il ruolo della contrattazione nazionale a poche cose e cancellando quella di scuola e lo fa dicendo che intende liberare i lavoratori dal giogo sindacale che lo ha costretto ad una deriva impiegatizia, quando invece l’effetto è quello di privare il personale del diritto di dire la sua su organizzazione del lavoro e diritti imponendo l’ubbidienza alla unilateralità della legge e alle gerarchie burocratiche.

Cosa avete intenzione di fare come sindacato? Quali sono le prossime iniziative in cantiere?

Come sindacato intendiamo opporci drasticamente ad un tale disegno, mettendo in campo tutta la mobilitazione necessaria, a partire dalle iniziative sul territorio che le nostre strutture stanno già organizzando, in tutte le regioni.
Ritengo che occorra andare rapidamente anche ad iniziative unitarie di carattere nazionale perché le scelte di questo governo vanno fermate.


Presentazione del libro il 18 novembre, ore 15:30
Archivio del Lavoro, Via Breda 56 (Sesto San Giovanni).

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