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Carta: Il decreto taglia-precari

La ministra Gelmini lo ha presentato come la «soluzione del problema dei precari». In realtà, il decreto ministeriale aggiunge ingiustizia a ingiustizia, non risolve nulla e anzi aggrava la situazione. Ecco perché.

15/09/2009
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Carta

Salvo Mangione

[15 Settembre 2009]

«Le graduatorie di circolo e d’istituto del personale docente furono soppresse per decreto nella stagione terza dell’anno 2009». L’abbiamo scritto tre giorni nelle «Cronache del dopo scuola». Era una satira, ora è realtà.
Giunge notizia, infatti, che ieri il Miur [Ministero dell’Università e della Ricerca] ha emanato la bozza del decreto legge cosiddetto salva-precari. Il documento porta la firma del ministro in persona, Mariastella Gelmini ed è costituito da cinque articoli che chiariscono, in via definitiva, la linea che il ministro intende tenere circa la soluzione del problema dei precari. I beneficiari del decreto sono i docenti e il personale A.T.A che nel 2008-2009 hanno sottoscritto il contratto a tempo determinato di durata annuale o sino al termine delle attività didattiche. Per chi non rientra in tale categoria ed ha usufruito di supplenze [spezzoni, brevi periodi] non è prevista alcuna misura di tutela.
Ciò significa che migliaia di persone iscritte regolarmente nelle graduatorie ad esaurimento, con anni di lavoro alle spalle, vengono escluse a priori dal provvedimento. Ad essi giunge un implicito ringraziamento da parte del Ministero per il sacrificio e l’opera svolta in questi anni a servizio della scuola pubblica.
Sempre nella premessa leggiamo: «Ravvisata la necessità di mantenere inalterata tutta la procedura inerente il conferimento nelle nomine dalle graduatorie di circolo e d’istituto» il ministro decreta che, art 1,[omissis] « Al personale suddetto sono conferite dai dirigenti scolastici le supplenze temporanee per assenze dei titolari, con precedenza assoluta rispetto al personale inserito nelle graduatorie di circolo e d’istituto».
In poche righe si affastellano ingiustizie, una sull’altra. Sul fatto che non sia giusto che debbano «salvarsi» solo coloro che hanno avuto un incarico annuale nel precedente anno scolastico abbiamo già detto, ma ancor più iniquo e irrazionale appare il conferimento delle supplenze temporanee con precedenza assoluta rispetto al personale inserito nelle graduatorie d’istituto. Considerata la premessa del ministro sulla necessità di mantenere inalterata la procedura sulle nomine nelle graduatorie d’istituto, ci troviamo di fronte a una contraddizione in termini nel decreto stesso, oltre che a un tentativo autoritario di riscrivere, ad anno iniziato, le regole del sistema di reclutamento. Appare tale provvedimento per ciò che è: la negazione di un diritto acquisito; il tentativo maldestro di consegnare all’opinione pubblica, sempre poco addentro ai sofismi ministeriali, la decantata «soluzione» del problema dei precari. Ebbene, esistono delle regole. Queste sono state confermate dallo stesso ministero non più tardi di un mese fa, con il rinnovo delle graduatorie d’Istituto. Molti docenti, rimasti fuori dalla nomina annuale effettuata dagli Uffici scolastici provinciali di tutt’Italia, hanno già usufruito, nelle province diligenti dove si è operato nei tempi previsti, di una chiamata dalle scuole, proprio dalle graduatorie d’Istituto.
Quale criterio di giustizia e di legge regola l’operato delle eminenze grigie di viale Trastevere? Per quale ragione si deve impedire a docenti in posizione utile per una chiamata da una graduatoria d’istituto di poterne usufruire? Forse perché non si può determinare quando un’insegnante si ammalerà o avrà un bambino e si metterà in maternità consentendo al precario di turno di sopravvivere e di restare aggrappato al sistema? Questa che è in atto a noi sembra una destinazione coatta. In nessun sistema d’istruzione del mondo, se non in quelli in cui l’istruzione è considerata un efficace strumento di pubblicità, si decide il destino di decine di migliaia di persone per decreto ad anno scolastico in corso. Se non vi è intenzione di nuocere, quantomeno è incompetenza. Ma le incoerenze trasmesse, i colpevoli ritardi, l’assoluto spregio di qualsiasi consultazione dei docenti interessati [i quali lo sottolineano da settimane: non si sentono rappresentati da sindacati e politica] indicano che è in atto una rapida dismissione del personale docente precario. Come?
Col vecchio sistema: il bastone e la carota. Il ministro, ad esempio, ha riferito ieri al Corriere della sera che entro cinque anni i precari saranno assorbiti grazie ai prepensionamenti. Peccato che il piano pluriennale dei tagli previsti dalla legge 133 ridurrà all’osso questo contingente di contestatori che non sono affatto una sparuta minoranza, come continua a sostenere il ministro. Peccato che le misure salva-precari siano, come scritto nella bozza del decreto, «limitatamente all’anno scolastico 2009-2010». E che l’opinione pubblica viva tutta questa vicenda con un senso di confusione e sconcerto, desiderosa di qualcuno che le spieghi in parole semplici cosa sta succedendo alla scuola pubblica. Questo qualcuno non insegna, non ha mai fatto un giorno in cattedra, non ha mai percepito uno stipendio di 1200 euro al mese, non ha mai considerato che il dovere della democrazia è la tutela dei diritti di tutti i cittadini. Come sancisce la Costituzione italiana. Questo qualcuno è laureato in Legge.