«Ci sono le condizioni per ricominciare A rischio il futuro dei nostri giovani»
Miozzo: «Le criticità? Sono state affrontate»
Margherita De Bac
«Le scuole devono riaprire». Voi del Comitato tecnico scientifico lo avevate affermato più volte. Perché riunirvi ancora, ieri, convocati d’urgenza?
Agostino Miozzo, coordinatore del Cts, ha appena terminato l’ennesimo confronto: «È stata una sorpresa anche per noi. Il nuovo Dpcm, approvato solo 3 giorni fa, ha perfettamente descritto come comportarsi nelle diverse condizioni di rischio nelle prossime settimane. Spiccano in modo decisamente preciso le scuole e le modalità per la riapertura o la chiusura in ogni ordine e grado».
E invece?
«Abbiamo dovuto ribadire la nostra posizione, sottolineando che siamo in piena pandemia e i numeri del contagio sono molto elevati. Nonostante ciò riteniamo esistano tutte le condizioni che consentono il ritorno in classe nelle zone gialle e arancioni come stabilisce appunto il Dpcm del 14 gennaio».
Alcuni governatori dissentono.
«Se qualche presidente ritiene che nel suo territorio non esistano le premesse per garantire la ripresa in sicurezza delle scuole, può adottare misure più restrittive. Per quanto ci riguarda la scuola dovrebbe essere una priorità oltre che un diritto».
Possono essere presenti criticità oggettive che impediscono il ritorno sui banchi. Non va considerato?
«Proprio per individuarle e risolverle sono stati istituiti tavoli con i prefetti che hanno svolto un lavoro eccezionale, analizzando in modo capillare le criticità relative ai trasporti e ai rischi di aggregazione extrascolastica, provincia per provincia. I tavoli hanno suggerito dei correttivi ad esempio per sfalsare l’orario di ingresso a scuola e prevenire l’affollamento dei mezzi pubblici. A dicembre le relazioni sono state consegnate al governo, noi le abbiamo lette. Quindi le Regioni hanno avuto tutte le indicazioni utili per intervenire. C’è chi l’ha fatto, affittando ad esempio centinaia di nuovi bus. In quelle regioni le scuole riapriranno».
Sorpresa
Il Dpcm era chiaro, abbiamo dovuto ribadire il nostro parere: una sorpresa anche per noi
Studenti danneggiati?
«Il risultato è che quelli di quarto e quinto anno delle superiori rischiano di saltare quasi un anno di lezioni in presenza e che gli iscritti al primo anno di università non vedranno aule e professori. Sa cosa significa?».
Cosa?
«Un’intera generazione di giovani si affaccerà al mercato del lavoro con un buco di apprendimento e di esperienza devastanti che peserà sul suo futuro. In molti Paesi dell’Ue le scuole sono rimaste aperte, a parte brevi lockdown. E non sono stati imposti gli obblighi da noi adottati: distanziamento, banchi monoposto, distribuzione gratuita di gel e mascherina».
L’epidemia spaventa?
«Le restrizioni imposte nel periodo natalizio sembrerebbero aver avuto qualche effetto di contenimento. Auspichiamo che le misure previste per le prossime settimane raffreddino la curva soprattutto pensando alla campagna vaccinale in corso. Uno studio dell’Istituto superiore di Sanità conferma che le scuole vanno considerate ambienti relativamente sicuri se vengono rispettate tutte le precauzioni indicate dai protocolli. Il loro contributo all’accelerazione dei casi è limitato. Vanno valutate le conseguenze gravi nel tenerle chiuse, aggiungo io».
Quali?
«Studi internazionali evidenziano gravi danni nei ragazzi in termini di apprendimento. Si vengono a creare dei veri e propri buchi neri in formazione, esperienza, socializzazione. Poi, le conseguenze psicologiche».