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çiberazione-Università, nuove occupazioni dopo il corteo dei centomila

Il ddl e la repressione non fermano il movimento. Ieri alla Sapienza studenti e parlamentari hanno denunciato le cariche illegittime della polizia rilanciando le ragioni della contestazione Universi...

27/10/2005
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Liberazione

Il ddl e la repressione non fermano il movimento. Ieri alla Sapienza studenti e parlamentari hanno denunciato le cariche illegittime della polizia rilanciando le ragioni della contestazione
Università, nuove occupazioni dopo il corteo dei centomila
Checchino Antonini
Non ci sarà molto da attendere per rivedere in piazza il nuovo movimento studentesco, già sabato prossimo le facoltà occupate e i collettivi prenderanno parte alla giornata nazionale di lotta per la casa. "E' anche una nostra vertenza: a Roma i fuorisede sono 80mila, a Bologna 60mila, e quasi tutti pagano l'affitto al nero e non possono neppure accedere ai pochi servizi perché non possono dichararlo", spiega Elisa Coccia di psicologia raccontando l'esito della prima assemblea nazionale (un'altra, ancora più ampia, dovrebbe svolgersi entro la prima metà di aprile) che s'è svolta ieri notte in una gremitissima aula di Fisica, la prima facoltà della Sapienza a "cadere" - due settimane fa - nelle mani degli studenti. Molti manifestanti, specie dopo la coda di cariche di Via del Corso era già ripartito da Roma ma le delegazioni presenti hanno deciso di "intercettare le scadenze di conflitto già in programma, oltre a continuare le mobilitazioni". Il calendario provvisorio ruota intorno a 3 date: il 29 con i senzacasa e i precari, il 17 novembre giornata mondiale per il diritto al sapere lanciata dal forum sociale mondiale di Porto Alegre e lo sciopero generale del 25. Perché scuola e università, luogo dei precari in formazione, sono parte integrante delle lotte contro le politiche liberiste e di guerra. Molti degli interventi hanno rievocato la meraviglia e l'entusiasmo per la lunga giornata appena vissuta, i centomila in piazza, l'assedio riuscito al Parlamento e al governo, le provocazioni dei deputati di An, le cariche vigliacche e violente della polizia.

Scienze politiche nel mirino
Il giorno dopo, in un'aula di Scienze politiche così piena che ci saranno studenti appollaiati perfino sulle finestre, la denuncia si fa più puntuale e la conferenza stampa, come d'abitudine, si trasforma in un'assemblea tra occupanti e deputati, i "soliti" del Prc (Gianni, Mantovani, Mascia, Russo Spena, Folena), il verde Cento e il disobbediente D'Erme che annunciano una raffica di interrogazioni a cui Pisanu dovrà rispondere domani. Dalle testimonianze emerge il quadro di un'aggressione a freddo, smentita maldestramente dalla questura ma evidente nei repertori fotografici e televisivi. Una carica che s'è trasformata in una caccia all'uomo. Alcuni dei presenti hanno addosso i segni delle manganellate. "Volevano proprio studenti di Scienze politiche, quelli su cui pesa già qualche denuncia", dice Francesco Raparelli annunciando la realizzazione di un libro bianco sulle cariche a cui possono collaborare tutti inviando materiali a lasponti@tiscali. it. "Sarà un elemento di garanzia per salvaguardare i feriti, sono almeno dieci quelli che si sono fatti refertare, da eventuali denunce". "La difesa di spazi per gli studenti, la contestazione dei corsi ad hoc per ufficiali, le azioni di ribellione al copyright: queste le imputazioni maturate negli ultimi tre anni dai nostri compagni", spiega Francesco Brancaccio di Scienze politiche".

Attrazione fatale tra post fascisti e celerini
A "riavvolgere il nastro", a ripensare a freddo alla cronologia delle cariche, è possibile delineare una successione di causa-effetto tra le provocazioni di esponenti di An (passerà alla storia il medio alzato di Santanchè), la gazzarra in aula di La Russa, le parole di Fini e Ascierto ("registi" genovesi) e la caccia all'uomo scattata poco dopo da parte di uomini della Celere, l'ex reparto di Canterini, il più legato ai post-fascisti. D'altra parte, la scarsa propensione alla trasparenza da parte della questura, autorizza inquietanti congetture. "Dentro la cornice di una gestione incapace dell'ordine pubblico - spiega la deputata Prc Graziella Mascia, testimone dei fatti - s'è creata l'occasione per qualcuno di prendersi qualche rivincita: sono stati i più esperti a sfuggire al controllo dei superiori". "La repressione è la stessa adoperata contro i migranti - denuncia Giovani Russo Spena - così diventa più urgente mettere all'ordine del giorno l'amnistia, l'indulto e la depenalizzazione dei reati legati al conflitto sociale". Da Milano, anche Vittorio Agnoletto, eurodeputato Prc, svela "l'attrazione fatale di An per stivaloni e manganello. Il governo tenta di trasformare scelte impopolari in problemi di ordine pubblico". La denuncia della repressione si intreccia con la critica ai mass media. Gli studenti sono rimasti colpiti dall'incompetenza (spiccavano i servizi di Sky Tg24) e dal clamore suscitato dalla manifestazione dopo giorni di black out: "E' vero, oggi siamo su tutte le prime pagine, ma mica ogni volta, perché si parli di noi, dobbiamo far massacrare qualcuno!", esclama Giorgio di Fisica. "Il movimento c'era già prima di ieri ma ha fatto notizia solo quando s'è ribellato a un divieto illegittimo", ricorda Alessio Aringoli di Lettere.

Né Moratti, né Zecchino. "Unione ci sei?"

L'invisibilità sui media ha a che fare con la speculare invisibilità degli studenti nei confronti dell'Unione. "Nella coalizione ci sono parlamentari provenienti dal mondo accademico - avverte il ricercatore precario Luca Leuzzi, astrofisico - e non hanno certo la nostra stessa idea di università. Noi soffriamo per i tagli e le "riforme" di questo governo e di quelli che lo hanno preceduto". "40mila dei 60mila precari dell'università - sottolinea un altro ricercatore, Andrea Capocci - sono stati creati dalla "riforma" Zecchino". "Dall'attuale opposizione servono parole chiare", ammette Pietro Folena, "ma Bologna ci insegna che è non è sufficiente scrivere un programma - riprende Graziella Mascia - e che non è possibile fare a meno dei movimenti e della loro autonomia". "L'unico governo amico che conosciamo - dicono gli occupanti - sono le nostre autogestioni".

Oggi il rettore di Roma va a Chimica
Intanto la protesta continua a dilagare: i centomila di Roma hanno stimolato nuove occupazioni e agitazioni da Trieste al Polo Carmignani di Pisa fino a Siracusa o al liceo Righi di Roma e cortei con centinaia di liceali a Genova e Verona. Non mancano episodi inquietanti come l'arrivo di una volante, nel pomeriggio, a Ingegneria occupata di Roma. E in tutta Italia, già oggi sarà una giornata di mobilitazioni, di "produzione di eventi", come dice ancora Elisa. Alla Sapienza (ore 10 a Chimica) sarà il giorno dell'assemblea con il rettore che dovrà dare risposte a domande precise elaborate dai gruppi di lavoro e dalle assemblee studentesche. In generale, il movimento chiede ai rettori - quasi tutti schierati contro il ddl approvato martedì sera - di rendere inattuabile il riordino della docenza e della ricerca imposto da Letizia Moratti con procedure degne delle leggi ad personam che hanno caratterizzato l'era Berlusconi. In particolare, i romani del più grande ateneo d'Europa rivendicano l'abbattimento degli sbarramenti tra laurea di base e specialistica e la revoca degli aumenti delle tasse degli ultimi tre anni. I fuorisede continuano a incalzare rettore e regione con la richiesta di nuovi alloggi e di ripubblicizzare mense e studentati. Con quali soldi? Con quelli che altrimenti pioverebbero sugli atenei privati, con le tasse evase da chi affitta a peso d'oro un letto a chi va a studiare lontano da casa, con quelli destinati a finanziare la guerra globale.

c. antonini@liberazione. it