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Cnr: scienziati, ma precari. Ecco le storie

Oltre duemila ricercatori lavorano per il Cnr, hanno ottimi curriculum e studiano materie importanti, ma senza il posto fisso

17/12/2017
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Sara Bettoni e Claudia Voltattorni

La specializzata al Mit: voglio ripartire

Daniela Gaglio venerdì è partita da Milano, dove lavora con un contratto a tempo determinato, per raggiungere Montecitorio in rappresentanza dei Precari Uniti Cnr. Si è confrontata con la VII commissione Cultura della Camera dei deputati. Obiettivo: chiedere di aumentare il budget per l’assunzione dei «cervelli» impegnati nel Cnr, buona parte dei quali sono a tempo. La sua storia è un esempio delle eccellenze in gioco. «Mi sono laureata a Palermo — dice la 40enne precaria al Cnr da 6—, poi il dottorato a Milano e la specializza-zione a Boston al Massachusetts Institute of Technology». Negli Usa ha appreso l’impiego di tecnologie che permettono di individuare terapie metaboliche per arrivare a cure «su misura». Ha scelto di tornare in Italia per portare la nuova tecnica nella clinica oncologica, «ma ora sto rivalutando la mia decisione, ho bisogno di certezze». (Sara Bettoni)

L’analista del Dna: potrei cambiare vita

Un assegno di ricerca lega da 5 anni Eva Pinatel al Consiglio nazionale delle ricerche. Circa 1.700 euro al mese, scarse garanzie per il domani. La studiosa 33enne nella sede milanese dell’ente è impegnata a «leggere» il Dna di vari organismi. Il suo lavoro consiste nell’«analisi di dati derivanti dal sequenziamento ultramassivo». In termini concreti, studia i batteri, ad esempio, e prova a capire quali geni contribuiscono alla produzione di antibiotici per cercare di ottimizzarla. Ha come bagaglio laurea e dottorato, a cui ha aggiunto una tesi all’estero. Competenze di alto livello, eppure tra un anno termina la possibilità di rinnovare il suo assegno di ricerca. «Sto seriamente pensando di cambiare lavoro — racconta — e passare magari all’insegnamento da quando la banca mi ha chiaramente detto che così avrei credenziali migliori per ottenere un mutuo». (Sara Bettoni)

La Co.co.co. e l’amore per la matematica

«Io sono legata al mio Paese. Non voglio andare via. Credo che qui in Italia si possa fare ricerca, ma mi aspetto che il mio Paese mi premi per questo». Antonella Galizia ha 41 anni, da 14 vive a Genova, ma arriva da Napoli. È laureata in matematica, master in informatica, dotto-rato di ricerca. Da 14 anni fa ricerca all’Imati, l’Istituto di matematica applicata e tecnolo-gie informatiche del Cnr: studia soluzioni innovative per la risoluzione dei problemi. «Dall’analisi dei tessuti per individuare marker tumorali alle previsioni idrogeolo-giche». Ha vinto tre borse di studio: Spagna, Nato e Monaco di Baviera. Poteva restare in Germania. Invece è tornata e ha un contratto fino a marzo. «Ma ho festeggiato. Dopo 6 anni da assegnista e altrettanti da co.co.co, finalmente ho avuto un contratto». Rinnova-to ogni sei mesi: «È assurdo, lo so. Perché non mollo? Perché amo questo lavoro». (Claudia Voltattorni)