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Com'è andata l'assemblea di FLC? Lo chiediamo al segretario Sinopoli

07/10/2015
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da UNInews24.it

Roma - Si è da poche ore conclusa l'assemblea Fuori dall'emergenza, indetta dalla FLC-CGIL per parlare della crisi dell'università pubblica e di come uscirne - anzi, di come l'università risanata possa essere volano di ripresa per il paese. Prima ancora che escano documenti e comunicati ufficiali, abbiamo intervistato Francesco Sinopoli, segretario nazionale di FLC, per raccogliere qualche parere a caldo [NdA talmente a caldo che ha risposto alla telefonata dalla macchina con cui stava abbandonando l'assemblea].

Prima di chiederti i dettagli dell'assemblea, vorrei sapere da te, Francesco, qualche impressione personale, a caldo. Che clima si respirava? Come ti senti?

Mi sento bene: c’è grande voglia di discutere e tornare a essere protagonisti, ricostruire l’università italiana. Una presenza oltre le aspettative. Tutte le componenti come non le vedevamo da anni. Una qualità del dibattito davvero alta.

Come mai una presenza così alta?

C’è consapevolezza della crisi. Siamo al capolinea, bisogna riprendere la parola. Anche se il tema dei precari non scherza, il dato più grave è quello sugli accessi: da 380mila immatricolati nel 2003 a 260mila nel 2015. Numeri che parlano da sé, e che sono conseguenza di una serie di fattori che consociamo: tagli agli investimenti, ma anche l'istituzione delegittimata, la distruzione di un pezzo dell’offerta formativa. Da fattore di uguaglianza, l'università è stata trasformata in un moltiplicatore di disuguaglianza…

Oltre alla FLC, chi c’era? Quanti eravate?

Abbiamo cercato di coinvolgere le reti dei precari, e poi ADI, LINK, UDU… Rete29Aprile, ROARS… insomma, tutto il mondo che è stato sulle barricate per l’università in questi anni!

Quanti eravate?

C'erano 230-240 nel momento di massima partecipazione. E ancora oggi alle 2 di pomeriggio la sala era piena: 240 persone… ma soprattutto mi ha scioccato l’interesse alla sessioni alle sessioni parallele: non mi ricordo di aver visto le persone così partecipi nel dibattito!

Un gran raduno dei gufi?

Nah, direi di no. Abbiamo parlato anche di temi, di priorità. Abbiamo lavorato per mettere al centro i punti chiave...

... quali sono?

Il primo: servono investimenti pubblici diretti. E sto parlando degli investimenti per lo svolgimento delle sue funzioni regolari: insomma, del FFO, che non può essere sostituito dalle quote premiali. L’università è un’infrasttura per il paese, bisogna sostenerla perché sostenga la ripresa!

Poi?

Reclutamento straordinario: c’è bisogno di molti posti - e parlo di posti tenured [NdR posti di lavoro che preparano, previo il superamento di alcuni requisiti, al tempo indeterminato]. Poi una volta che si è colmato il gap va ripensato il ruolo della docenza, concependo un ruolo unico con varie fasce. Prendiamo atto che la 240 (la Legge Gelmini) non ha funzionato – e sto usando un eufemismo.

Diritto allo studio: ci vuole una rete nazionale. Basta con questa put*****a che ogni regione fa quello che vuole: ci vuole un sistema integrato di diritto allo studio. Coprire le borse per tutti gli idonei è il primo passo, ma non è mica sufficiente: serve un welfare sutdentesco che si integri in una rete generale di welfare.

E poi, parliamo dell’ANVUR [Agenzia Nazionale di Valutazione del sistema Universitario e della Ricerca]: va messa in discussione radicalmente. Qui non si tratta più di essere pro o contro la valutazione: l'agenzia sta creando dei danni. Non è che sia inutile: è dannosa.

Come vi porrete nei confronti del Governo? Cosa ne pensi delle sue promesse?

Ho visto che si accenna al reclutamento. Bene, positivo. Ma non basta mica: qui serve un ragionamento del ruolo dell’università in Italia come infrastruttura per il paese. In Italia l'indice della disuguaglianza aumenta esponenzialmente. Usiamo l’università come antidoto; ora è moltiplicatore. Quando apriamo una grande discussione ?

Dunque, ora, che farete? Che iniziative avete lanciato?

Innanzitutto vogliamo organizzare assemblee analoghe, che mettano in connessione le varie componenti. Questo in vista di momenti di mobilitazione nazionale. Ma prima di tutto, bisogna parlare con le persone.

Prima, c’è l’appuntamento del 9 ottobre. Una data che per ora è sentita come un appuntamento degli studenti, ma dovrebbe essere un appuntamento di tutti. Poi sarebbe importante fare qualche iniziativa per i precari. Ma soprattutto, innanzitutto, serve una cosa: fare rete, concepirsi come una comunità.

MarcoViola