Concorsi docenti: prova scritta con test a crocette; poche proteste da parte degli interessati, sindacati con posizioni articolate
Reginaldo Palermo
Per il momento sembra che la prova scritta “a crocette” prevista per i prossimi concorsi per docenti non dispiaccia più di tanto ai diretti interessati.
Per la verità, da docenti che protestano costantemente contro le prove Invalsi, secondo loro inadatte a verificare capacità, conoscenze e competenze degli studenti, ci si sarebbe aspettati un coro di “no” contro la modalità che verrà utilizzata per reclutare nuovi insegnanti.
Più articolate le posizioni dei sindacati che hanno risposto ad una nostra precisa domanda sulla questione.
“Nelle nostre interlocuzioni con il Ministero – ci dice per esempio Ivana Barbacci, segretaria generale di Cisl Scuola – abbiamo sempre manifestato le nostre perplessità sull’uso dei test a crocette. Però va anche detto che c’è la preoccupazione dei tempi. E così abbiamo chiesto e ottenuto che non si intervenisse con test a crocette sugli ambiti disciplinari e che i temi materia di selezione fossero soltanto quelli metodologico-didattici.
Intendiamoci: dei test a crocette penso tutto il male possibile ma questa mia convinzione è in palese contrasto con la necessità di nominare i vincitori dei concorsi entro il settembre del 2024. Altri strumenti di selezione come il saggio o il testo più o meno breve necessiterebbero di un lavoro ben più lungo e complesso da parte delle commissioni”.
Più secco Giuseppe D’Aprile, segretario generale di Uil Scuola: “Senza dubbio si tratta di una forma di reclutamento che predilige il sapere nozionistico a quello critico, i cui fallimenti sono purtroppo sotto gli occhi di tutti. Ci auguriamo che non si ripeta l’esperienza del recente concorso che ha visto gli aspiranti docenti affrontare, appunto, il ‘test a crocette’ con quesiti spesso non attinenti alla disciplina insegnata e perlopiù con risposte errate, incomplete, duplicate ecc…”
“Questa esperienza – osserva ancora D’Aprile – ci dovrebbe portare a riflettere sull’efficacia di questo metodo di reclutamento, se sia giusto applicarlo, oppure se lo si debba riservare alle discipline tecnico/ scientifiche e non umanistiche dove il ragionamento risulta invece indispensabile.
Il reclutamento dei docenti è una questione delicata e importante per cui e necessita di una valutazione seria, ampia e non approssimativa che ci dovrebbe riportare a pensare su quale sia il ruolo della scuola all’interno della società: un luogo che forma gli adolescenti, i giovani rendendoli dei cittadini liberi, capace di stimolare spirito critico, curiosità di conoscenza e infiammare gli intelletti, ancorata a veri valori che le hanno dato vita”.
Altrettanto critica Gianna Fracassi, segretaria generale di Flc-Cgil: “La semplificazione della procedura concorsuale è una scelta che il Ministero ha dovuto fare per raggiungere l’obiettivo del PNRR delle 70 mila assunzioni da realizzare entro il 2024. Ridurre le prove ed eliminare la preselettiva è un bene. Quindi ben venga una prova più orientata sulla professionalità. Rispetto alla scelta tra quiz e prova a domande aperte sarebbe stato meglio optare per quest’ultima tipologia, ma sappiamo bene che la valutazione riguarda i tempi di correzione delle prove e la scelta ‘politica’ di non dare esoneri dal servizio ai commissari. In altre parole per fare concorsi veloci senza quiz servono investimenti che questo governo non fa, quindi su questo aspetto la nostra posizione è chiaramente critica”.