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Congiuntivo, le tecnologie hanno accelerato un fenomeno

Resto convinto che per capire cosa accade intorno a noi sia necessario «perdere» un po’ di tempo, leggere qualcosa che sia più lungo e complesso di dieci righe e essere ancora capaci di rallentare e di scegliere

03/07/2013
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La Stampa

MARIO CALABRESI CLAUDIO BIANCO


Non mi trovo d’accordo con lei quando afferma che il non corretto uso del congiuntivo sia innanzitutto dovuto alla fretta e alla diffusione di Facebook e Twitter, che impongono la estrema sinteticità dei messaggi. Se la memoria non mi inganna, l’esilio inflitto ai congiuntivi precede di parecchio i nuovi sistemi di comunicazione; come sostengono numerosi lettori nei commenti alla sua rubrica, il nemico pubblico numero uno del congiuntivo (e più in generale di un corretto uso della lingua italiana) è l’ignoranza dilagante che coinvolge le vecchie ma anche buona parte delle nuove generazioni e gli insegnanti che dovrebbero esserne il baluardo. Anche la scarsa abitudine alla lettura, di ogni ordine e grado, contribuisce a rendere meno familiare la grammatica. Fino a poco tempo fa sui mezzi pubblici, nelle sale di attesa, sulle panchine dei giardini, sui treni, in spiaggia, si vedevano molti intenti a leggere quotidiani, libri, riviste, fumetti; oggi è molto più frequente veder smanettare con il cellulare o ascoltare musica con le cuffiette infilate nelle orecchie. E’ pur vero che l’attenzione alla lingua non sembra più essere una priorità nella formazione delle nuove generazioni, più focalizzate sulle nuove frontiere dell’informatica e di quella a mio avviso falsa illusione di comunicare di più utilizzando i social network che permettono di avere centinaia di «amici» on line ma nessuno nella realtà. Senza voler fare sociologia spicciola e pericolose generalizzazioni, per molti oggi la cultura non è più considerata un valore aggiunto dell’individuo in quanto tale né un requisito utile nella vita sia di relazione che lavorativa; sempre per quei molti è meglio pensare al cellulare di ultima generazione, a farsi l’abbronzatura, il Suv, la palestra ecc. Tutte cose per le quali conoscere il congiuntivo è un optional.

Io resto convinto che le tecnologie, la velocità a la sintesi a tutti i costi abbiano accentuato un fenomeno che certamente c’era già ma non così forte e quasi definitivo. Concordo con lei che l’atto della lettura è stato sostituito da quello dell’osservazione. Basta entrare nella sala d’aspetto di un medico, sedersi nel vagone di un treno o sdraiarsi su una spiaggia per accorgersi che riviste, giornali, fumetti, libri, parole crociate sono tutti quasi soppiantati dai cellulari. Certo anche sui cellulari si legge, ma molto spesso ci si intrattiene in mille modi diversi: giochi, video, messaggini, foto. Non per forza si è meno informati, può darsi che anche così si sappia sempre cosa è successo nel mondo, ma di certo si è meno consapevoli. Resto convinto che per capire cosa accade intorno a noi sia necessario «perdere» un po’ di tempo, leggere qualcosa che sia più lungo e complesso di dieci righe e essere ancora capaci di rallentare e di scegliere.
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