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Corriere: Alemanno: il fascismo aiutò a modernizzare il nostro Paese

Il titolo del Sunday Times, per la prima intervista del sindaco Gianni Alemanno a un giornale straniero, è: «L'Italia aveva bisogno del fascismo, dice il nuovo duce».

12/05/2008
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Corriere della sera

Il sindaco di Roma «Ci sono cose che non rifarei»

«Sono stato arrestato 3 volte ma poi prosciolto»

Intervista al «Sunday Times»: «Ma io non sono fascista, né ex fascista né post fascista»
ROMA — Il titolo del Sunday Times, per la prima intervista del sindaco Gianni Alemanno a un giornale straniero, è: «L'Italia aveva bisogno del fascismo, dice il nuovo duce». Nelle dichiarazioni al domenicale britannico, Alemanno rifiuta qualsiasi etichetta legata al ventennio — «non sono fascista, né ex fascista né postfascista » — e così giudica l'operato di Mussolini al potere: «Ciò che è positivo, dal punto di vista storico, è il processo di modernizzazione. Il fascismo fu fondamentale nella modernizzazione dell'Italia. Il regime prosciugò le paludi; creò l'infrastruttura del Paese». E «il quartiere Eur è l'esempio di architettura che diede importanza all'identità culturale italiana».Gianni Alemanno racconta di sé, anche negli anni «della guerra civile»: non nega i tre arresti — «sono stato prosciolto» — per, ricorda il Sunday Times, «aver picchiato uno studente con mazze da baseball, nel 1981, un anno dopo per aver lanciato una molotov all'ambasciata russa, e nell'89 per aver cercato di bloccare la visita di Bush senior». Assicura Alemanno che, di quel periodo, «alcune cose non le rifarei». Adesso «la sinistra mi definisce come una camicia nera cattiva, è una bugia. Chi mi chiama duce mi fa ridere. Non sono fascista e penso che quella parola appartenga ai libri di storia. Sono giunto a odiare tutti i totalitarismi ». Mai, dice, si è sentito fascista: «Neanche quando ero giovane. Negli anni Settanta e Ottanta noi a destra pensavano che il fascismo fosse sostanzialmente positivo. Ora capiamo che era totalitario e generalmente negativo, e dev'essere condannato». Del resto, dice lui, «sarebbe impossibile per un fascista essere eletto a Roma, che è una città con solide radici democratiche. I romani non sono pazzi, e neanche io».
Alessandro Capponi