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Corriere: «Apartheid», An contro la Lega Fini frena: mozione condivisibile

Il caso Il «Secolo» e le classi d'inserimento per gli stranieri

17/10/2008
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Corriere della sera

ROMA — Qualche mugugno c'era stato già in Aula, proprio al momento del voto sulla mozione della Lega per le «classi d'inserimento» riservate ai bambini stranieri. Solo una limatura in zona Cesarini del vice capogruppo Italo Bocchino aveva garantito il voto dei deputati di Alleanza nazionale. Ieri le frizioni tra le due ali del centrodestra — Lega da una parte, An dall'altra — sono tornate a fare scintille.

È il Secolo d'Italia, il quotidiano di Alleanza nazionale, ad attizzare il fuoco con il titolo di apertura: «Scordatevi l'apartheid. La destra frena la Lega». Apartheid, proprio così. L'accusa, rivolta al Carroccio, è di aver «ottenuto dal Pdl l'approvazione del documento per poi rivenderlo come "mozione leghista", stravolgendone il senso originario di iniziativa a tutela dell'integrazione ». D'accordo sulla sostanza, non sulla forma. Anzi, sul modo in cui è stata venduta.

La replica, indiretta, è del capogruppo della Lega alla Camera, Roberto Cota: «Ritengo vergognose e irresponsabili le dichiarazioni di alcuni esponenti politici che hanno parlato di razzismo, xenofobia, apartheid e addirittura Auschwitz ». Il problema è che la mozione approvata l'altro giorno, come tutte le mozioni, resta sul vago. Impegna il governo a presentare un disegno di legge, e sarà solo questo a stabilire nel dettaglio cosa fare. Per il momento ognuno può tirare la coperta dalla sua parte. Il sito internet della Lega — scriveva ieri polemicamente il Secolo — diceva che le classi sono «riservate agli stranieri così da non creare problemi allo svolgimento del programma». E ieri la Padania

titolava «Storica doppietta della Lega. Finalmente sui banchi si impara».

Italo Bocchino — il deputato di An autore della limatura in extremis — dice invece «che serviranno a integrare gli stranieri per far imparare loro più velocemente la lingua italiana». E aggiunge: «Certo, i toni della Lega non sono condivisibili, ma il modello è una legge approvata dalla sinistra catalana». Il presidente della Camera la mette così: «Se nella mozione fosse scritto — dice Gianfranco Fini — che si ipotizzano classi differenziate sarebbe intollerabile. Ma c'è scritto di considerare l'ipotesi, per i bambini che non conoscono ancora la nostra lingua, di corsi necessariamente brevi e transitori. Impostato così è un ragionamento condivisibile, che favorisce l'integrazione, tutt'altro che xenofobo e razzista ». Mozione promossa, quindi, anche se il presidente della Camera mette i suoi paletti al disegno di legge che verrà.

In realtà una proposta di legge c'è già, quella della senatrice della Lega Irene Aderenti, che ha ispirato la mozione all'origine di questo polverone: «Parlare di apartheid è fuorviante, ma la politica fa sempre i suoi giochini».

Spiega la senatrice che «i bimbi stranieri avrebbero un numero di ore riservate per l'insegnamento dell'italiano, rimanendo nelle classi normali per le altre materie». Prima di essere eletta la senatrice Aderenti era maestra elementare a Castiglion delle Stiviere: «L'idea mi è venuta quando nella mia classe è arrivato un bimbo che di italiano non sapeva una parola. Extracomunitario? No, irlandese».