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Corriere: Atenei, sciopero il 14 novembre

Le proteste Cgil, Cisl e Uil: astensione contro i tagli. I genitori dormono nelle scuole. Occupato il Mamiani

16/10/2008
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Corriere della sera

Notte bianca anti-Gelmini. Napolitano riceve il ministro: confronto più pacato

Le mobilitazioni fino all'alba. La protesta mette d'accordo disobbedienti e studenti non schierati

MILANO — Notti bianche e anche notti in bianco: nel genovese rione Castelletto, verso sera i genitori si son presentati nella scuola dei figli in sacchi a pelo, decisi a rimanere, e se avranno dormito o no sdraiati com'erano sui corridoi, pazienza. Ma poi, prender sonno: le migliaia di mamme e papà che a Genova e in mezz'Italia (una ventina di città coinvolte), ieri dalle 17-18 fino alle 2-3 se non fino all'alba hanno protestato in elementari e medie per l'occasione aperte, anzi spalancate dai presidi, hanno voluto esserci per vegliare. Vegliare perché «non passi il maestro unico», perché «si blocchi il decreto Gelmini».
Il mercoledì del dissenso, ampliato e amplificato. Nell'attesa dello sciopero generale dell'università (proclamato da Cgil-Cisl e Uil contro i tagli per il 14 novembre), ieri dopo l'«occupazione» degli atenei (alla Sapienza, duemila ragazzi hanno interrotto le lezioni e sono scesi in piazza chiedendo il blocco dell'anno accademico) e dei licei («preso» dagli studenti lo storico Mamiani, che ha dato premi Nobel e Oscar) c'è stato il definitivo sdoganamento della vertenza in elementari e medie. È ufficiale. Con non i ventenni a imprecare, urlare, darsi da fare, prendere il microfono. Quanto con i genitori. Eccitati, sudati, d'improvviso solidali — finanche amici — con gli insegnanti. E arrabbiati. Molto arrabbiati. Dagli istituti milanesi teatri delle notti bianche (feste, proiezioni di film, giochi, canti, spettacoli teatrali, in una scuola s'è autoinvitato per solidarietà e ha cantato Eugenio Finardi, per la cronaca ovunque la gran parte dei bimbi alle 22 erano già bell'e addormentati), sono uscite istantanee di quarantenni che, a domanda sull'annunciata riforma del ministro, hanno risposto di viverla come un colpo di stato nel già labile equilibrio domestico.
Il maestro unico proprio non va giù e non va bene. «Un insegnante soltanto non può bastare. E se è incapace? Condanniamo i piccoli a cinque anni di studio con un incapace senza alternative?».
Ieri mattina, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha ricevuto proprio la Gelmini. «Auspico», ha detto il capo dello Stato, «un confronto più pacato e costruttivo in Parlamento con gli enti locali e le parti sociali». L'invito al dialogo, dunque. A toni più moderati. Eppure la mobilitazione prosegue. Con ritmo e cadenza sostenuti. Specie in università e licei. Dove, certo, la protesta contro «Gelminator » porta per lo più la firma e la regia di no global. Vero. E però, il coro degli anti-ministro s'allarga. Tira dentro studenti non schierati a priori con l'area dei disobbedienti. Punta sul blocco delle lezioni, sull'interruzione (è successo a Bologna) di consigli di Facoltà e sull'occupazione (all'università Federico II) del rettorato. Il coro degli anti-ministro carica il dinamismo del corpo docenti: a Napoli, corteo capeggiato dalle maestre. C'era pure la Gelmini. Nel senso che era un santino che spuntava tra fiori e ceri.
Andrea Galli