Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Corriere: «Cgil in difficoltà? In piazza contro Prodi come con il Cavaliere»

Corriere: «Cgil in difficoltà? In piazza contro Prodi come con il Cavaliere»

Carlo Podda

04/10/2007
Decrease text size Increase text size
Corriere della sera

ROMA — «Con Berlusconi abbiamo fatto sette scioperi ma garantisco fin d'ora che se Prodi va avanti così li avrà anche lui». Carlo Podda, segretario nazionale della funzione pubblica Cgil, spiega le ragioni della protesta degli statali indetta per fine ottobre perché «un governo di centrosinistra non si può permettere di cancellare le intese» Non state tirando troppo la corda sugli statali? In fin dei conti avete ottenuto dal governo un contratto ritenuto molto generoso...
«Intanto ci sono due milioni di persone che da quell'intesa non hanno ricevuto nulla. I lavoratori della scuola hanno la trattativa ancora aperta all'Aran, quelli della sanità non hanno nemmeno il tavolo. Senza contare il fatto che, quando sarà concluso questo lungo iter, il biennio 2006-2007 sarà già scaduto».
Quanti sono i contratti che scadono il 31 dicembre?
«Tutti quelli pubblici per 3 milioni e mezzo di lavoratori. La verità è che il governo non vuol fare i contratti ».
Ma era il caso di mettere in cantiere uno sciopero generale proprio con il referendum in corso?
«Assolutamente sì. Proprio adesso che c'è il referendum noi dimostriamo l'autonomia del sindacato da tutta la politica, sia di destra che di sinistra. Senza contare che il governo sta sbagliando anche sul lavoro precario».
Perché?
«Questa Finanziaria mette fuori tutti i lavori socialmente utili, cioè i precari dei precari che da Roma in giù sono oltre 60 mila. Ed esclude dalle graduatorie e dai concorsi quelli che hanno meno di tre anni di anzianità, chi c'è c'è gli altri sono fuori contraddicendo gli accordi sottoscritti. Che altro ci deve fare ancora questo governo?»
Due milioni di addetti della scuola e della sanità dalla Finanziaria non hanno avuto nulla. E i lavoratori socialmente utili sono tagliati fuori: 60 mila da Roma in giù