Corriere: «Churchill? Capo degli Usa» Gli strafalcioni nei test
Studio sulle risposte: 9 ragazzi su 10 hanno difficoltà
Università L’idea di Padova: escluso chi non supera il corso di recupero di italiano
ROMA — «Winston Churchill? Il presidente degli Stati Uniti durante la crisi del ’29», scrive uno studente del secondo anno di Scienze Politiche. L’opera di Antonio Gramsci durante la prigionia? I «Quaderni delle prigioni», risponde un altro universitario che fa un po’ di confusione con Silvio Pellico. C’è una domanda sul carisma. «Può essere trasmesso per via ereditaria o per vicinanza », è la risposta. Cosa è la burocrazia, altro quesito: «E’ uno dei tre organi dello stato», scrive l’universitario. Test d’ingresso universitari, ma anche compiti durante l’anno anno accademico, farciti di strafalcioni grammaticali, e non solo. Nelle università l’emergenza errori da matita blu, tipo qual’è invece di qual è o del da senza accento che infarciscono gli scritti di un numero molto elevato di matricole e che hanno indotto diversi atenei ad organizzare corsi di recupero, rischia di essere posta in secondo piano da un’emergenza ancora più grave, la difficoltà di comprendere ed elaborare concetti astratti.
Con dei buoni interventi di primo soccorso — alcuni anni fa ha cominciato la facoltà di Lettere dell’ateneo Ca’ Foscari di Venezia — si possono ridurre gli errori di grammatica. Ma per le difficoltà nell’utilizzo del pensiero astratto non c’è una terapia d’urto. E il rischio vero per le ultime generazioni di studenti non è quello di ritrovarsi, dopo la laurea, abbastanza ignoranti, ma di non possedere i requisiti minimi per esercitare in modo consapevole i diritti di cittadino. A lanciare l’allarme è il professor Fabrizio Tonello, corso di Istituzioni Politiche Nordamericane dell’università di Padova. «C’è un 10 per cento di studenti bravissimi— spiega Tonello - in grado di fare cose fantastiche, ma il 90 per cento dei ragazzi che ho esaminato, e gli altri colleghi concordano, non sanno ragionare per schemi astratti a sufficienza per impadronirsi delle nozioni che l’università offre».
Per il momento nella facoltà di Scienze politiche di Padova si sforza di migliorare le abilità linguistiche. Per quelle cognitive il discorso è più complicato. Scienze Politiche potrebbe essere la prima facoltà a introdurre uno sbarramento per i ragazzi del primo anno che non riescono a superare l’esame al termine del corso di recupero d’italiano. Per contrastare gli strafalcioni vengono organizzati dei corsi di 25 ore. Il «primo soccorso linguistico» è stato affidato Matteo Viale, 32 anni, assegnista di ricerca di Linguistica italiana, allievo di Michele Cortelazzo, il docente di Grammatica italiana dell’Università di Padova che ha insegnato ai pubblici dipendenti a non eccedere nel burocratese. «In 25 ore non si può imparare quello che in 10 anni di scuola non si è imparato - dice Matteo Viale - . L’importante è non avere la puzza sotto il naso. Ho notato che durante il corso gli studenti non sembrano affatto annoiati ma ti seguono con attenzione, come se si trovassero di fronte a delle grosse novità».
Di errori Viale — un «ammazza- svarioni» di alto livello — ne ha incontrati parecchi. «Alcuni li ricordo ancora - racconta - . Un ragazzo, in un’autopresentazione, ha scritto: 'mi porta ha migliorare'. In un altro compito ho letto aproffondire , in altri, più di uno, c’era da
al posto di dà , insomma nessuna differenza tra verbo e preposizione. Ho trovato anche un’uomo . Anche sul piano della costruzione della frase non sono mancate sorprese. Uno studente ha scritto: 'mi sono diplomato nell’anno scolastico 1998-1999 che l’ho concluso con il diploma'. Oppure 'se avevo tempo facevo qualcosa', buono per il parlato ma inadatto per una tesi universitaria dove chi scrive deve sapere usare il tempo delle congetture, il congiuntivo». Per non parlare dei tempi questi sconosciuti: «I partiti di massa furono stati fatti dai cittadini per altri cittadini » .
Giulio Benedetti