Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Corriere del Mezzogiorno: Scuola, la sfida federalista

Corriere del Mezzogiorno: Scuola, la sfida federalista

.

18/08/2010
Decrease text size Increase text size
Corriere del Mezzogiorno

Avviso ai naviganti. I grandi numeri, talvolta, sono impietosi, perché annegano nella mediocrità anche ciò che non lo merita. Accade per la scuola del mezzogiorno la cui debolezza non rende giustizia ai punti di qualità, che pure esistono. D’altra parte la statistica deve fornirci una visione d’insieme e dopo, soltanto dopo, si può usare il microscopio.

Lo scenario descritto negli ultimi mesi dall’Invalsi ci dice che l’Italia scolastica arranca e, al suo interno, il Meridione arretra vistosamente. La mappa delle scuole è una ragnatela di contrasti tra regioni e città, persino tra quartieri. Con scompensi così diffusi è inutile aspettarsi un miglioramento se non si agisce anche a livello territoriale. La Campania dell’istruzione pubblica non è la Lombardia, come la Puglia non sarà il Veneto. Unico, purtroppo, è il suo governo, uniformi le scelte e le norme: eccessivo centralismo, inabile a gestire le cure mirate che servono.

La scuola, riducendo all’osso, resta luogo di incontro tra insegnati e studenti. Se fallisce in questa relazione il resto diviene puro contorno. Quando varcano la soglia dell’aula i ragazzi importano culture locali, linguaggi e valori propri: tra i banchi di un liceo di Napoli siede un’umanità che non è quella di Palermo. Per incamminarsi verso l’eccellenza, una geografia tanto mutevole va affrontata con strategie altrettanto flessibili. La rigidità poteva corrispondere all’esigenza di unificare l’Italia, ma oggi quel tipo di unità genera appunto la mediocrità. Dopo 150 anni l’architettura dei poteri è ancora ferma ad allora, con tutte le aberrazioni che ne conseguono. A conti fatti possiamo affermare con certezza che il minor rendimento scolastico espresso dal Meridione, sia frutto di semplice inettitudine, o di lassismo, e che non sia determinato anche da un modello di scuola nato e pensato per altre situazioni?

Non è anacronistico, ad esempio, impartire certe discipline con pari modalità e durata a Torino come a Reggio Calabria? Non potrebbe essere utile rinforzare l’educazione ai valori ambientali e a quelli civici in certi quartieri di Bari piuttosto che a Caserta? In questa chiave l’idea di un federalismo scolastico non può essere liquidata come una sortita leghista che avvantaggia il Nord, salvo aggravare, in nome di una pseudo eguaglianza, gli attuali e diseguali deficit formativi. La disputa sull’etichetta facciamola dopo, importante è che si arrivi a forme di autogoverno che sostituiscano la rigidità con il rigore, promuovendo il merito e il desiderio di apprendere.

Per avviare una proficua stagione di interventi occorre il concorso e la condivisione degli interessati tanto sui livelli di prestazione essenziali, quanto sulle loro verifiche e i costi. Quale progetto coltivano in proposito le giunte o gli assessori regionali del Sud? Che dicono le associazioni confindustriali o le parti sociali su certe esigenze di cambiamento? Tutto si muove e gli eletti dal popolo tacciono

Francesco Cormino