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Corriere: Don Verzé: Università tarlata, giusto ribellarsi

Il fondatore del San Raffaele «No alle occupazioni. Ma la voce degli studenti è sacrosanta, bisogna cambiare»

29/10/2008
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Corriere della sera

MILANO — Scende dall'auto, due carabinieri lo salutano sull'attenti e lui agita la mano, «guardate che non sono io, l'autorità, sono solo un uomo, misero...». I militari sorridono, don Luigi Maria Verzé porta gagliardamente i suoi ottantotto anni e ha negli occhi un lampo d'ironia perenne. Di lì a poco, all'inaugurazione dell'anno accademico dell'università San Raffaele, il rettore osserverà che il sistema universitario italiano «sta crollando spontaneamente per tarlatura asfittica», lanciando la «sfida» verso una «riforma «giuridico costituzionale della scuola e dell'università ». Se gli si chiede cosa ne pensa delle occupazioni sparse per l'Italia, «qui non occupa nessuno! », replica secco il fondatore del San Raffaele. Non sono cose che gli piacciano, chiaro. Però «la voce degli studenti è sacrosanta e va ascoltata», sorride. È bene che i ragazzi si preoccupino e si facciano sentire, «non è forse nata così l'università in Occidente? A Bologna nell'XI secolo cominciò tutto da loro, erano gli studenti a scegliersi e pagare i loro professori! Perciò è giusto che i giovani si ribellino a questo stato di cose e pretendano un'università diversa». Pausa. «Nel senso che dico io..» Una «trasformazione» cui Don Verzé accenna nella sua prolusione a studenti e insegnanti, nel grande spazio da lui chiamato «ciborio» («un luogo di nutrimento sostanziale di idee matrici potentemente generative: come le cellule staminali ») che mostra in fondo lo scheletro di una barca «come quella del pescatore Pietro» con la Croce e, al centro, una gigantesca doppia elica del Dna che sale fino alla grande cupola a maglie aperte («ha un diametro di quarantatré metri, tre più di San Pietro!») sormontata dall'angelo che indica il cielo. È l'idea di un sapere integrale, «la verità tutta intera», studi di «Medicina, Biologia, Economia, Filosofia, Ascetica...», ma soprattutto di un'università che «è chiamata ad avviare una coraggiosa evoluzione del sistema didattico italiano», annuncia. Don Verzé non parla della riforma Gelmini, all'inizio dice tutta la sua «gioia e fierezza» per una cerimonia «senza autorità governativa», in realtà c'è il sottosegretario Ferruccio Fazio «che però, prima di tutto, è un raffaeliano». No, il padre del San Raffaele parla della sua idea di riforma, «l'università è del cittadino e non dello Stato, così come lo Stato è del cittadino e non della burocrazia», e assicura che il suo ateneo «è pronto a prestarsi come cavia».

La riforma interna partirà dalla Facoltà di Filosofia, «auspice il professor Massimo Cacciari» che l'ha creata sei anni fa: si sta definendo una Fondazione «che presiederà Cacciari» con il Comune di Cesano Maderno (l'ateneo ha sede nel Palazzo Arese-Borromeo), la Provincia e la Camera di commercio. La «sfida», in generale, è «la trasformazione delle università in fondazioni», con l'ingresso di soci privati ma anche «l'abolizione dello status giuridico del docente e del valore legale del titolo di studio», elenca Don Verzé. Perché «il valore del titolo è dato dall'ateneo e da chi ci insegna» e gli automatismi di carriera impediscono di scegliere i professori migliori e chiudono la strada ai giovani, «i docenti vanno assunti a contratto, e resta chi vale». Come «negli Stati Uniti», riassume Don Verzé: «Fare a meno dei sussidi di Stato, senza per questo che lo Stato si disinteressi dell'università: il bilancio pubblico, in compenso, ne verrebbe alleggerito... ».

Fondazioni

«Le università vanno trasformate in fondazioni, come faremo nella Facoltà di Filosofia. Aboliamo lo status giuridico dei docenti e il valore legale delle lauree» ??

Gli atenei sono nati dai ragazzi E sono del cittadino, non dello Stato

Gian Guido Vecchi