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Corriere:E in Francia torna l'obbligo di imparare le tabelline

Ogni giorno gli alunni dovranno fare 15 minuti di «calcolo mentale»

10/03/2007
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Corriere della sera

E in Francia torna l'obbligo di imparare le tabelline

MILANO — La Francia rimpara a fare i conti. Le tabelline tornano d'obbligo sui banchi delle elementari, ogni giorno gli alunni dovranno fare 15 minuti di esercizio. Si chiama «calcolo mentale» e lo ha caldeggiato il ministro dell'Educazione Gilles de Robien in una circolare pubblicata due giorni fa sul Bollettino Ufficiale.
Perché questa ipersensibilità verso i numeri? «Saper leggere, scrivere e far di conto non è una trilogia del passato. L'aritmetica è un'esigenza assoluta», ha così motivato il ministro. Attento anche ai più piccini: addizione, sottrazione, moltiplicazione e divisione si dovranno imparare a partire dalla scuola materna.
L'argomento da tempo si ripropone tra gli esperti. Già nel 1997 il National Council of Teachers of Mathematics polemizzava sull'insegnamento della matematica e invocava l'impiego in classe di calcolatori e computer. Totalmente opposto l'approccio dell'Inghilterra di Blair, dove nello stesso anno il ministro dell'Istruzione David Blunkett ammoniva: «È importante che i bambini sappiano che esistono i calcolatori, ma è altrettanto importante che abbiano lo strumento di base per fare i calcoli».
Resta il dilemma se sia davvero necessario, oggi nell'era di Internet, ripetere ogni giorno «tre-per-cinque-quindici» per un quarto d'ora. «A cosa serve? Se in Francia hanno deciso di farlo vuol dire che l'insegnamento non funziona. Non ha veramente senso, fa ridere questa cosa delle tabelline. È importante conoscere il metodo, sapere come si fa, ma l'insegnamento non sta nella ripetizione. Si possono imparare i numeri con tanti altri strumenti, per esempio il gioco», dice Mario Lodi, maestro e pedagogista di lunga esperienza. «E poi siamo circondati dalla tecnologia, pure il telefonino può essere usato come calcolatrice, i ragazzini memorizzano anche in quel modo».
Il segnale francese sembra invece interessante a Cesare Scurati, docente di Pedagogia alla Cattolica di Milano. «Una misura simile presa in Francia, dove c'è un'abitudine all'uso della tecnologia maggiore della nostra, è la risposta a una preoccupazione», spiega il professore, che però non ama le forzature. «Non dovrebbe essere necessario imporlo agli insegnanti con una circolare. Basterebbe capire da soli che fare gli esercizi in presa diretta è un diritto dei bambini. Mi convincono poco i dieci o quindici minuti, mi sembra un'idea un po' troppo amministrativa».
Non è contrario all'iniziativa d'Oltralpe neppure Giuseppe Bertagna, direttore del Dipartimento di Scienze della persona a Bergamo: «Il problema della déculturation sociale è molto sentito in Francia. Non è solo una questione di tabelline, ma di lettura e scrittura». Il punto, secondo il pedagogista, sta nel capire la differenza tra il meccanicismo del ripetere le tabelline e il significato che ha farlo. «In termini di meccanicismo, anche gli elefanti e i cavalli possono contare, basta andare al circo per vederlo. La differenza sta nel capire che si possono risolvere i problemi usando niente altro che le proprie mani e la propria testa. Io preferisco che sia molto chiaro il risultato finale e poi ogni insegnante deciderà quale percorso seguire».
Bertagna conclude citando Nove volte sette, il racconto di Isaac Asimov in cui, in una ipotetica società del futuro, tutti i problemi matematici vengono risolti grazie ai computer. Finché un impiegato scopre di poter contare con le sue mani. « Nove volte sette, pensò Shuman con profonda contentezza, fa 63, e non ho bisogno che me lo venga a dire una calcolatrice. La calcolatrice ce l'ho nella testa. E questo gli dava un senso di potenza davvero esaltante ».