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Corriere/economia: Però la natura pubblica non si cancella facilmente

la natura prevalentemente pubblica e generalista dell’università italiana, costretta a tenere insieme funzioni altrove differenziate, non è cancellabile con un tratto di penna

25/09/2006
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Corriere della sera

DI ENRICO DECLEVA

P iù borse di studio ricavate anche dall’aumento dei contributi studenteschi; prestiti d’onore; finanziamenti e donazioni per la ricerca da privati: niente da ridire. Alcuni segnali positivi al riguardo si stanno del resto registrando. Ma davvero si può pensare che le distanze che ci separano dai sistemi universitari più avanzati si colmino semplicemente così? Demonizzando ogni e qualsiasi incremento delle risorse pubbliche destinate agli atenei? Ignorando i meccanismi che nel frattempo (se la prossima legge finanziaria non interviene), stanno portando questi ultimi all’asfissia, pur a fronte di significativi miglioramenti rispetto al passato?

È più che giusto pretendere che le risorse vadano impiegate solo a fronte di chiare contropartite in termini di risultati e che gli sprechi vadano eliminati. Ma la natura prevalentemente pubblica e generalista dell’università italiana, costretta a tenere insieme funzioni altrove differenziate, non è cancellabile con un tratto di penna. Il sistema va certamente modificato e migliorato. Anche operando scelte coraggiose e non tutte popolari, a cominciare dall’introduzione di seri sistemi di valutazione e di accreditamento, ovviamente non autoreferenziali. L’idea del ministro Mussi di cominciare la revisione dei metodi di reclutamento dal basso, cioè dai ricercatori, assumendo come criterio prioritario di scelta il merito scientifico, va parimenti sostenuta. Il cammino, se riusciremo davvero ad imboccarlo, sarà in ogni caso lungo. E avrà bisogno di risorse pubbliche. È inevitabile. Affidarsi in questa materia al solo «mercato» contribuirebbe, di fatto, assai più a smantellare che a costruire o ricostruire