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Corriere: Epifani: asse fra Marcegaglia e governo? Il premier ha vinto con i voti delle tute blu

L'intervista

24/05/2008
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Corriere della sera

ROMA — Silvio Berlusconi, che ha stravinto le elezioni e può governare tranquillamente per i prossimi 5 anni, ha salutato Emma Marcegaglia, che sarà presidente della Confindustria per i prossimi 4 anni, così: «Il tuo programma sarà il nostro programma». Ma Guglielmo Epifani, leader della Cgil, non sembra proprio preoccupato. Anzi, ripensando al siparietto tra Berlusconi e Marcegaglia gli scappa un sorriso: «Questa è la terza volta che succede. La prima volta fu il Cavaliere a dire questa frase all'allora presidente della Confindustria, Antonio D'Amato, nel 2001. La seconda toccò a Prodi, al congresso della Cgil, nel 2006. La terza di nuovo a Berlusconi, l'altro ieri. Mi limito a dire che le prime due volte non è andata benissimo... ».
Battute a parte, teme una duratura alleanza tra governo e Confindustria?
«Credo che non sia scontato. Per ora il governo gode di un normale periodo di luna di miele. Poi, però, il cammino sarà molto più complesso».
Perché?
«Non le sarà sfuggito che Marcegaglia ha chiesto altre riduzioni fiscali per le imprese. Noi invece vogliamo un alleggerimento delle tasse per i lavoratori dipendenti e i pensionati. Quando arriveremo a giugno il governo dovrà scegliere se dire di sì alle imprese o al sindacato, perché le risorse sono limitate».
E cosa sceglierà?
«Non lo so, ma suppongo che governo e maggioranza dovranno tener conto anche del grande consenso che hanno ottenuto tra gli operai. Nel 1994, quando per la prima volta ci fu un voto consistente degli operai per la Lega, il governo Berlusconi cadde proprio perché il Carroccio era contrario all'innalzamento dell'età per la pensione».
È questo che la rende tranquillo?
«No, sto dicendo che a non potersi sentire tranquillo è il governo perché non potrà accontentare tutti e perché il sindacato farà fino in fondo la sua parte. A Berlusconi, che ho incontrato proprio in Confindustria, l'ho detto: "Adesso dobbiamo pensare ai redditi di lavoratori e pensionati" ».
Ma il governo ritiene di aver già cominciato a farlo con gli sgravi su straordinari e premi aziendali.
«Questi provvedimenti non ci hanno convinto. Misure che, per inciso, il governo avrebbe fatto meglio a discutere con le parti sociali a valle del confronto che ci sarà sulla riforma del modello contrattuale ».
Quando partirà la trattativa?
«Presto. Stiamo facendo le assemblee tra i lavoratori sulla proposta che abbiamo messo a punto con Cisl e Uil e le reazioni sono positive».
L'accordo è alla portata, come ha detto Marcegaglia?
«Se loro rispondono di sì a tutto... La verità è che il confronto sarà difficile, perché noi vogliamo aumentare le retribuzioni, loro fanno resistenza».
Nel sindacato c'è però un'intera categoria, la Fiom-Cgil, contraria all'accordo con la Confindustria e con il governo. Secondo lei, lo è anche la base della Fiom, che spesso ha votato per il centrodestra?
«La Cgil sta ragionando da tempo sul rapporto tra rappresentanza sindacale e voto politico. Si può essere della Cgil e votare Lega come si vota Pd e viceversa. Un rapporto che alla lunga genera interdipendenza, nel senso che le forze politiche devono tener conto dei bisogni della loro base elettorale e il sindacato deve stare attento anche ai sentimenti politici di chi rappresenta, altrimenti si crea un problema. La Cgil sta riflettendo su questo. La Fiom fu la prima a farlo negli anni Novanta e non può, a maggior ragione, non farlo oggi».
Il contrasto tra lei e il leader della Fiom, Gianni Rinaldini, investe ormai la strategia sindacale. Finirà con la scissione o col rientro nei ranghi dei metalmeccanici?
«È un confronto politico e come tale andrà avanti».
Ma lei alla fine, davanti alla possibilità di un accordo tra sindacati, governo e Confindustria, sceglierà Berlusconi, Bonanni e Marcegaglia oppure Rinaldini?
«Sarà unicamente il merito a decidere l'atteggiamento della Cgil. Se le richieste della piattaforma unitaria saranno accolte, si potrà fare l'accordo».
Che impressione le fa che un personalità della sinistra come Miriam Mafai giudichi positivamente le prime decisioni del governo Berlusconi?
«Mi fa pensare che siamo in presenza di un governo e di una maggioranza molto abili, che coprono molte domande che vengono dalla società, e interrogano il centrosinistra sulla sua capacità di reagire, perché la sconfitta, inutile nasconderlo, è stata pesante».
Definirebbe di sinistra i provvedimenti decisi da Tremonti e Sacconi (Welfare)?
«No».
Ma lo sa che gran parte dei suoi iscritti invece pensa di sì?
«Credo che la maggior parte degli iscritti alla Cgil avrebbe preferito una restituzione fiscale per tutti i lavoratori e tutti i pensionati».
Per ora Veltroni non ha abbandonato la linea del buonismo e non ha attaccato frontalmente il governo sui provvedimenti presi a Napoli. Ha fatto bene?
«Veltroni sa bene quello che deve fare. Il Pd deve avere la capacità di valutare nel merito i provvedimenti del governo e di avanzare proprie proposte. Come farà il sindacato».
C'è il rischio di un conformismo a supporto del nuovo quadro politico?
«C'è un conformismo nei tanti che corrono sul carro del vincitore, a tutti i livelli, in tutti gli ambienti, dalle imprese, allo spettacolo, ai giornali. Ma non è un fatto nuovo per l'Italia».
Un probabile terreno di scontro col governo sarà il pubblico impiego. Il ministro Brunetta vuole licenziare i fannulloni
«Quando Pietro Ichino lanciò questo slogan il sindacato rispose: "Fatelo, le norme che lo consentono ci sono già". Oggi questo lo ammette anche Brunetta. Lo scontro ci sarà se non verranno rinnovati i contratti».
E sul nucleare? Il governo annuncia la posa della prima pietra per le centrali nucleari entro 5 anni.
«È irrealistico, lo sanno tutti. E poi penso che se è giusto avere un presidio tecnologico, si deve invece aspettare la nuova generazione di impianti, perché quella attuale è ancora troppo costosa e poco sicura».