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Corriere: Gelmini: stipendi più alti ai professori

Istruzione Ecco le linee guida. Maggiore spazio allo studio dell'italiano. All'opposizione: tregua sulla scuola Il ministro: facciamo come il resto d'Europa. Brunetta: sì, ma più produttività

11/06/2008
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Corriere della sera

«Puntiamo alle retribuzioni della media Ocse». E sui bulli: non saranno tollerate violenze contro le scuole

ROMA — Stipendi europei per gli insegnanti, maggiore spazio al merito e alla valutazione, ritorno della disciplina nelle aule, più autonomia per le scuole, salvare le cose migliori dei precedenti governi: il ministro dell'Istruzione, Università e Ricerca, Mariastella Gelmini, ha annunciato i grandi principi che guideranno la sua azione in questa legislatura, invitando l'opposizione ad una tregua sulla scuola, per evitare che ad ogni cambio di maggioranza si accumolino macerie. Un esordio in nome della «continuità», che ha subito prodotto un'apertura da parte del ministro dell'Istruzione «ombra» del Pd, Mariapia Garavaglia.
«La legislatura deve vedere uno sforzo unanime nel far sì che gli stipendi degli insegnanti siano adeguati alla media Ocse - ha dichiarato il ministro, suscitando nei sindacati dei prof qualche dubbio dati i tempi difficili - . Non possiamo ignorare che lo stipendio medio di un professore di scuola secondaria superiore dopo 15 anni di insegnamento è pari a 27.500 euro lordi annui, tredicesima inclusa. Fosse in Germania, ne guadagnerebbe ventimila in più. In Finlandia sedicimila in più. La media Ocse è superiore a 40 mila euro l'anno». Sugli stipendi europei si è schierato al suo fianco il ministro della Funzione Pubblica, Renato Brunetta, che tuttavia è entrato più nel dettaglio: «Bisogna aumentare le retribuzioni degli insegnanti che sono una risorsa fondamentale del Paese. Bisogna aumentare la loro produttività, le loro competenze e il loro capitale umano». Anche qui vale probabilmente il raffronto con l'Europa. Tra non molto le promesse del ministro sugli stipendi saranno sottoposte alla prova del Dpef.
La Gelmini non ha toccato tutti i temi della scuola ma ha preferito soffermarsi sugli argomenti più urgenti, quelli collegati all' «emergenza educativa », su cui si sono espressi con preoccupazione il Papa e dal Presidente della Repubblica. Come il ripristino della disciplina e in particolare la lotta al bullismo. «Non saranno più tollerati gli atti che non rispettino i compagni di classe, gli insegnanti, le strutture, il patrimonio comune», ha detto, lasciando intendere provvedimenti e norme più severe. Ha insistito sul tema della valutazione: «serve un sistema che certifichi in trasparenza come e con quali risultati viene speso il denaro pubblico». «La valutazione - ha spiegato - dovrà misurare il risultato dell'azione educativa sul singolo ragazzo». E ha ricordato le parole di Gramsci: «Occorre persuadere molta gente che anche lo studio è un mestiere, e molto faticoso».
Il ministro ha citato una parte del programma del Pd dove si parla di «una vera e propria carriera professionale degli insegnanti che valorizzi il merito e l'impegno». E si è detta totalmente d'accordo. Ha citato anche Roger Abramavel, autore di un saggio sulla meritocrazia, una lettura consigliatale da Francesco Giavazzi sul Corriere della Sera. «La meritocrazia è un sistema di valori che promuove l'eccellenza delle persone indipendentemente dalla loro provenienza sociale, economica, etnica - ha detto ancora la Gelmini - . In Italia, purtroppo, si fa troppo spesso carriera solo per conoscenze o anzianità. Il paradosso è che a credere che la meritocrazia produca disuguaglianza sono proprio quelli che ne beneficerebbero». L'ex ministro Fioroni aveva archiviato le tre «i» della Moratti per dare spazio a tabelline e italiano. La Gelmini ancora una volta ha cercato di mettere tutti d'accordo: «La patente delle tre "i", inglese, Internet, impresa, indispensabili a chi percorre le strade del terzo millennio, non può essere presa a discapito della quarta "i", quella di italiano».
Giulio Benedetti