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Corriere-"Genitori e scuola aiutino i giovani

"Genitori e scuola aiutino i giovani Hanno tutto, non accettano sconfitte" La presidente del Tribunale dei minori: non c'è emergenza suicidi, ma serve più prevenzione "Al minimo ostacolo c...

24/11/2004
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Corriere della sera

"Genitori e scuola aiutino i giovani
Hanno tutto, non accettano sconfitte"

La presidente del Tribunale dei minori: non c'è emergenza suicidi, ma serve più prevenzione "Al minimo ostacolo cedono alla frustrazione. Devono diventare protagonisti della loro vita"

Lunedì un ragazzo di 16 anni che a Milano si lancia dal ventisettesimo piano di un grattacielo dopo un litigio con la madre. Prima, una ragazza che annuncia che si ucciderà spedendo un sms ai compagni di scuola. I suicidi dei ragazzi non sono una novità, ma destano sempre stupore negli adulti. Livia Pomodoro, presidente del Tribunale per i minorenni di Milano, non pensa che ci si trovi di fronte ad un fenomeno nuovo, ma invita i genitori dei ragazzi e gli educatori a non sottovalutare la situazione. "Ciò che veramente serve sono interventi sulla società. La famiglia, la scuola dovrebbero tornare ai valori veri". Dottoressa Pomodoro, non è un fenomeno nuovo?
"Non si può parlare di fenomeno. Non bastano uno o due suicidi per far ritenere che di colpo qualcosa sia avvenuto tra i ragazzi. Sono casi capitati nello stesso periodo, vicini l'un l'altro, ma se poi andiamo a vedere le statistiche, ci rendiamo conto che il numero di minorenni che si toglie la vita non è che cambi poi di molto".
Quando un ragazzo si uccide, gli adulti si chiedono perché, e non sempre trovano una risposta. Bastano un divieto, una punizione, un rimprovero o addirittura un brutto voto a scuola per far scattare la voglia di uccidersi?
"Certamente no. Il disagio di cui soffrono i giovani non è legato a responsabilità individuali dei genitori o della scuola. La sofferenza dei giovani ha radici ben più profonde e diverse che affondano nella crescita difficile alla quale oggi si devono sottoporre gli adolescenti in una società che si sta trasformando sempre di più e non nel migliore dei modi".
Cosa intende?
"Che l'insoddisfazione dei giovani può avere tante matrici. Io non sono in grado di dire quali perché non sono una sociologa, ma dal mio punto di vista, dal mio osservatorio, mi sembra di capire che c'è un'evidente difficoltà ad accettare una società piatta e con scarse prospettive, complessivamente violenta e crudele come questa".
E i genitori non c'entrano niente?
"Spesso i genitori trasmettono ai figli le proprie paure e i propri disagi alimentando un circolo perverso che non aiuta i minori".
La paura di non raggiungere i risultati che la famiglia si pone, una sorta di ansia da risultato, che ruolo ha?
"Potrebbe averlo, ma bisogna fare attenzione. Più che alla competizione, i ragazzi oggi sono spinti ad avere tutto quello che hanno tutti senza competere, senza lottare per avere gli oggetti dei loro desideri: quella cosa io la devo avere perché ce l'hanno tutti e non perché l'ho ottenuta con i miei sforzi. Il non arrivare a quanto desiderato genera frustrazione".
Qual è il meccanismo che scatta?
"L'avere, il possedere senza vivere l'emozione e la fatica dello sforzo fatto li fa cadere nella frustrazione".
Sta dicendo che c'è una sorta di uniformazione su valori che sono piuttosto bassi?
"Non tutti i ragazzi vogliono fare le veline o partecipare al Grande fratello. Per molti, troppi, è così, ma tanti altri sono molto più alternativi di quanto si pensi".
Con quale risultato?
"Che anche in questo caso la standardizzazione dei modelli di riferimento offerti dalla società rischia di far entrare in depressione chi non vuole uniformarsi. C'è chi riesce a sganciarsi da questi stereotipi, ma anche chi non ce la fa e non ha la forza di reagire".
Non ci sono speranze per futuro?
"Questa è una stagione in cui partendo dalla consapevolezza dei disagi si possono aprire spiragli di speranza straordinari per i giovani. Purché li si coinvolga come protagonisti in questo percorso e si riesca con loro a costruire un mondo nel quale si ritrovino insieme con gli altri in un rapporto corretto e coeso anche con le altre generazioni".
Giuseppe Guastella

Cronaca di Milano


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