Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Corriere: «Giusto premiare le strutture migliori Ma dateci fondi»

Corriere: «Giusto premiare le strutture migliori Ma dateci fondi»

Enrico Decleva Il presidente dei rettori

26/07/2009
Decrease text size Increase text size
Corriere della sera

ROMA — «Per troppo tempo ha fatto probabilmente como­do un sistema in cui si pretende poco e si dà anche poco e dove non si affrontano i nodi decisivi, e dove si sostiene che è me­glio non fare nulla perché una valutazione sicura e corretta non è ottenibile. Ora stiamo entrando in un’ottica diversa, con tutte le difficoltà di adattamento». Per Enrico Decleva, presidente della Conferenza di rettori delle università italiane (Crui), l’av­vio dei finanziamenti in base al merito è una battaglia a lungo combattuta e vinta. «Il processo della valutazione — spiega De­cleva — è comunque una strada obbligata. La si potrebbe perfi­no considerare una scelta difensiva. Per evitare che il sistema venga travolto, o che si perda la nozione di quanto esso sia im­portante, se ben gestito, per il Paese».
Cambierà qualcosa? Le università in genere non hanno ac­colto con favore la novità.
«Mi auguro che il processo che si è avviato, pur con tutte le difficoltà e i costi che può produrre, si sviluppi in maniera deci­sa. Nella circostanza specifica mi ha colpito negativamente che si sia scelto un metodo di comunicazione che ha scavalcato ogni ufficialità, giocando sul tasto dei promossi e bocciati, fi­nendo per mettere addirittura in sottordine altri provvedimen­ti importanti. Sono quindi del tutto comprensibili le reazioni dei rettori e degli atenei che ne subiscono più direttamente le conseguenze. Mi auguro, ciò nonostante, che le lacerazioni pos­sano essere superate. Non si tratta di una competizione, tipo una volata al Tour de France, dove tutti sgo­mitano, gli uni contro gli altri. Si tratta di fare in modo che dentro ciascun ateneo, al Nord come al Sud, prevalga, nella scelta del­le persone e delle strategie, il criterio di va­lorizzare e sviluppare la qualità. Questo cer­tamente sarà un processo non breve ma nemmeno impossibile».
Non rischia di bloccarsi quasi subito?
«La gran parte dei rettori sono d’accordo sul principio che una parte delle risorse, an­che crescente, debba essere assegnata sulla base dei risultati. Il problema è che que­st’anno la parte premiale non deriva da un incremento dei finanziamenti assegnati al sistema universitario ma soltanto da un lo­ro spostamento. C’è chi prende di più e chi ci rimette, in una situazione in cui le risor­se a disposizione sono destinate a spese che non possono essere eliminate. Le risor­se complessive andrebbero quindi aumen­­tate, e serve una più attenta riconsiderazione degli indicatori usati per stabilire le varie graduatorie».
Diversi rettori dicono che i criteri della graduatoria favori­scono alcune università e ne penalizzano altre, specie al Sud?
«Alcuni degli indicatori sono di valore discutibile e ne occor­rerebbero altri. Ma c’è sicuramente bisogno di una maggiore considerazione delle diverse situazioni di contesto delle univer­sità. Occorre mettere le università del Sud nella condizione di competere a pieno titolo, con più risorse ma anche attraverso una maggiore capacità progettuale, incoraggiando il lavoro e l’impegno che si sono registrati in questi anni. Non possiamo eludere il problema e le ragioni delle università del Sud, ma al tempo spesso i motivi che spingono il sistema italiano a svilup­pare le capacità di concorrenza col sistema europeo devono es­sere sostenuti».
Le graduatorie potranno essere utilizzate per le iscrizioni.
«Gli indicatori devono essere attendibili, anche perché le gra­duatorie possono effettivamente servire ad orientare studenti e famiglie. Occorre andare avanti con serietà, senso della misura, senza lasciarsi prendere dalla tentazione di fare classifiche in modo veloce e improvvisato. Il 'pacchetto' Gelmini di questi giorni comprende anche l’avvio, finalmente, dell’Anvur (agen­zia nazionale di valutazione) e della seconda valutazione della ricerca che riguarderà sia gli atenei in generale sia (novità im­portante) i singoli dipartimenti. Nulla è scontato e le questioni da affrontare restano moltissime, ma sarebbe da irresponsabili lasciar cadere un’occasione, forse irripetibile, di modificare questa volta davvero, e in positivo, il sistema universitario ita­liano ».
Giulio Benedetti