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Corriere-I PARAOCCHI DELLA POLITICA

I PARAOCCHI DELLA POLITICA di GASPARE BARBIELLINI AMIDEI Scuole occupate, studenti in piazza. Andiamo sul dizionario alla voce "Strumentalismo": "Dottrina filosofica che considera il pensiero ...

29/11/2001
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Corriere della sera

I PARAOCCHI DELLA POLITICA

di GASPARE BARBIELLINI AMIDEI

Scuole occupate, studenti in piazza. Andiamo sul dizionario alla voce "Strumentalismo": "Dottrina filosofica che considera il pensiero umano come un potere attivo, operante sulla realtà per migliorarla". E alla voce "Strumentalizzare": "Servirsi di qualcuno per i propri scopi, considerando la sua azione come un mero strumento". Cadono fra qualche giorno i cinquant'anni dalla morte di John Dewey, e potremmo servirci del pragmatismo strumentalista di questo filosofo e uomo della scuola per distinguere fra i due vocaboli. Non si migliora la realtà penosa della scuola italiana mischiando strumentalmente la passione dei giovani in suo favore con l'inquieta ricerca di spazi politici e di visibilità mediatica da parte di partiti e di movimenti, alla ricerca di un ruolo post-elettorale.
Il futuro del sistema degli studi è cosa seria e complicata. La disputa sulla riforma dell'istruzione non può caricarsi di elementi emotivi incongrui rispetto agli interessi dei ragazzi, delle loro famiglie e dei docenti. Tirano venti economici recessivi, che vanno a tutto svantaggio dei giovani. C'è poi l'egoismo generazionale degli adulti, che per suo conto rende ancora più incerto in termini previdenziali e contrattuali l'avvenire di chi oggi ha meno di trent'anni. Guadagneranno probabilmente meno e aspetteranno di più per avere un posto sicuro. Per contrappeso serve almeno una macchina scolastica più agile, pragmatica e non appesantita da preconcetti i- deologici, efficiente e razionale, capace di preparare e valutare, esaltando il merito. Serve almeno compensare i giovani con una scuola più giusta e degna. Bisogna guardare con freddezza dentro le proposte del nuovo progetto, senza farsi condizionare dal quadro politico nel quale si inseriscono.
Nelle occupazioni di alcuni licei romani corre lo slogan: "Difendere la scuola pubblica dalla controriforma della Moratti e lottare contro la guerra". Gioverebbe distinguere fra i due propositi. Ambiti e finalità sono assai difformi. Ci si può indignare per Bin Laden e per i talebani, oppure per l'Alleanza del Nord e per Bush. E' stato fatto, ed era anche giusto farlo, perché la scuola non è un limbo inconsapevole. Ma anche perciò il futuro di questa scuola merita per suo conto tempo e lucidità di autonoma valutazione, vedere davvero se è o non è controriforma.
Che c'entra il Sessantotto, ai cui valori hanno detto in qualche modo di ispirarsi alcuni dei ragazzi delle occupazioni romane? Sono passati più di trent'anni, ma in Italia ancora oggi come allora uno studente soltanto su cento fa esperienza alternata di studio e di lavoro, contro i cinquanta della Danimarca e i diciannove degli Stati Uniti. Eppure il Sessantotto lo ebbero anche loro.
Ci sono stati "sit-in" in mutande contro il programma del ministro. Le ragioni del malessere giovanile possono legittimamente essere cento. Ma se non si trova la pacatezza per affrontare il nocciolo del tema scolastico, in mutande rischiano di finire intere generazioni.
Nelle ipotesi di riforma ci sono passaggi chiave da valutare con concretezza. C'è l'idea di potenziare la formazione superiore, chiamata a diventare realmente concorrenziale con i corsi universitari. C'è la questione centrale dei cicli, di cui si deve discutere con studenti, genitori e professori. Nel nuovo progetto ci sono cose buone e cose discutibili. C'è il proposito di uscire dalle ipocrisie, in tema di debiti di studio trascinati di anno in anno e di recuperi mai realizzati. Va in questo senso l'idea di affiancare all'orario obbligatorio delle lezioni uno facoltativo fino a 300 ore in laboratorio, messe a disposizione di allievi e famiglie per un'opera di recupero e sviluppo degli apprendimenti. Ma se il tono si alza prima di cominciare ad analizzare e correggere, unica vittima ne resta la scuola. L'osservazione dovrebbe riguardare la politica adulta ancor prima che i giovani contestatori. E' nell'interesse della maggioranza come dell'opposizione arrivare a discutere sulle cose concrete.
Gaspare Barbiellini Amidei


Presentazione del libro il 18 novembre, ore 15:30
Archivio del Lavoro, Via Breda 56 (Sesto San Giovanni).

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