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Corriere: I professori cattivi sono cattivi professori

di Beppe Severgnini

15/10/2009
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Corriere della sera

Scrive Luca Dimunno ( lucadim@libero.it ): «Ciao Beppe, vorrei un parere sull’abbandono dei licei, di cui s’è occupato anche il Corriere . Il record è del Ber­chet di Milano: in sette anni hanno lasciato 700 stu­denti. Anche il sottoscritto è passato in via Com­menda, e dopo un anno e mezzo di stenti ha optato per un dignitoso e meno impegnativo liceo linguistico, diploman­dosi in cinque anni».

Settecento studenti, cento l’anno?! Troppi. Non conosco abbastanza il Berchet, per esprimere un giudizio su quella scuola — ci sono stato, ho incontrato i ragazzi, mi è sembra­to un luogo vivace. Posso dire questo, però: l’abbandono è un fallimento multiplo (della scuola, della famiglia e dell’in­teressato — scegliete voi l’ordine). Certo, alcuni studenti fa­rebbero perdere la pazienda a un santo. Leggete, a proposi­to, l’esilarante «Perle ai porci» (Rizzoli) del fantomatico prof. Perboni, che santo non è.

Ma le cose non sono così semplici. L’analisi di Carlo Pe­dretti, preside del liceo classico «Parini» di Milano (citato nell’articolo di Annachiara Sacchi), sembra corretta: «Cause dell’abbandono: primo, le famiglie valutano in modo inesat­to le inclinazioni dei figli. Secondo, alcuni professori basto­nano troppo. Terzo, elementari e medie non preparano ai li­cei ».

Il punto 1 è innegabile: spes­so noi genitori riversiamo sui fi­gli ricordi, sogni e desideri, di­menticando che i tempi sono cambiati, le scuole pure, i ra­gazzi anche. Il punto 3 è, pur­troppo, corretto: troppi ragazzi hanno problemi di grammati­ca, di analisi logica e del perio­do.

Ma vorrei soffermarmi sul punto 2: l’eccessiva severità dei professori. Ho la sensazio­ne, girando e ascoltando, che alcuni insegnanti si compiac­ciano della reputazione di «cattivi». Ma caricare un quindi­cenne di compiti, e tenerlo impegnato quattro/cinque ore ogni pomeriggio, è facile e sbagliato. Questi professori an­drebbero (moralmente) sculacciati. È vero, sono passati tan­ti anni, ma io ricordo un liceo felice: studiavo, facevo sport, discutevo di politica, mi divertivo e m’innamoravo: come tutti. Oggi vedo uscire certe facce, da scuola: mettono tri­stezza.

Sbaglierò, ma un bravo insegnante riesce a cavare oro da qualunque sasso. Ho avuto la fortuna di imbattermi in una persona così, al ginnasio e al liceo: si chiamava Paola Cazza­niga Milani, è scomparsa da poco. A lei dobbiamo molto, in tanti. Aveva capito come tutti, nella classe, fossimo diversi. Non aveva un programma, la signora Milani; ne aveva venti­cinque, quanti eravamo. Sapeva che l’università, il lavoro e i casi della vita ci avrebbero selezionato. Lei voleva farci cre­scere. I professori cattivi, caro Luca, sono quasi sempre catti­vi professori.

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