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Corriere: I ricercatori? All'estero guadagnano il doppio

Scienza e carriere I risultati di un'indagine di Flc-Cgil

01/11/2008
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Corriere della sera

In Germania un contratto a termine vale 40 mila euro In Italia neanche 20 mila. E l'India batte l'Europa

E per le posizioni senior sono gli Stati Uniti la meta economicamente più vantaggiosa

Dove conviene fare ricerca? Domenico Pantaleo, segretario generale Flc-Cgil, non ha dubbi: quasi sempre all'estero, fuori Europa, ma, principalmente, fuori Italia. «Soprattutto - spiega - per chi è nella parte iniziale della carriera e per i precari».

E una recente indagine sul tema, elaborata da Flc su dati della società di consulenza strategica spagnola Carsa, conferma la sua tesi. Secondo lo studio, gli Usa sono in assoluto la meta economicamente più vantaggiosa per il ricercatore: il potere d'acquisto di uno stipendio annuo lordo americano supera di qualcosa come 22 mila euro quello medio europeo (considerando sia il settore pubblico sia il privato). E il vantaggio per chi sceglie Australia e Giappone è di poco inferiore (e sempre maggiore di 20 mila euro). Non solo: pure l'India paga gli scienziati un buon 10% in più dell'Ue dei 25, in rapporto al costo della vita. «Non a caso - commenta Marco Merafina della Sapienza, coordinatore nazionale dei ricercatori universitari - ingegneri e fisici indiani, per quanto molto richiesti nel mondo, cominciano a restare nel proprio Paese».

Anche rimanendo all'interno del Vecchio Continente, però, ci sono ben 15 Paesi più "riconoscenti" ai loro cervelli dell'Italia dal punto di vista economico. Primo fra tutti l'Austria, "generosa" quasi quanto l'America: il potere d'acquisto della retribuzione media annua austriaca supera i 60 mila euro. Pure Germania, Gran Bretagna, Irlanda e Francia, solo per fare qualche esempio, sono intorno ai 50 mila euro, contro i 34 mila dell'Italia.

Ma varcare il confine nazionale conviene, soprattutto, nelle prime fasi di carriera: chi "emigra" arriva a guadagnare più del doppio. «Negli Usa, nei Paesi Scandinavi o in Inghilterra persone anche molto giovani hanno la possibilità di svolgere attività di ricerca di alto livello con una retribuzione elevata, ben lontana dai nostri 1000-1200 euro iniziali», afferma Sveva Avveduto, dirigente di ricerca del Cnr-Irpps. «Ma la fuga di cervelli è anche verso la Francia, la Germania e c'è qualcuno che addirittura va in Spagna », aggiunge il professor Merafina.

Il Paese "migliore" per firmare contratti a termine o collaborazioni in Europa? La Germania: quasi 40 mila euro di media contro i nostri neanche 20 mila. Però non è l'unico a "superarci". Come spiega Domenico Pantaleo: «Da noi i ricercatori precari hanno una retribuzione pari a circa il 38% dei colleghi a tempo indeterminato, mentre all'estero la forbice è inferiore».

Per chi punta a un potere d'acquisto alto (oltre i 60 mila euro) in tempi relativamente brevi (nell'arco di 11-16 anni di esperienza), infine, la scelta in Europa è piuttosto ampia: si va dall'Austria alla Gran Bretagna, dai Paesi Bassi al Lussemburgo, dalla Germania al Belgio fino a Cipro.

Certo, va detto che il salario non è l'obiettivo principale delle migliori meningi. «Da noi, infatti, non ci sono posizioni bandite rimaste inoccupate. Il punto è che, purtroppo, abbiamo meno posti per la ricerca di quelli che ci sembrerebbero interessanti», chiarisce Giovanni Azzone, prorettore del Politecnico di Milano.