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Corriere - I tre fronti che aprono la campagna di primavera

I tre fronti che aprono la campagna di primavera L a campagna di primavera del governo Berlusconi si è aperta, ancora in pieno inverno, su tre fronti: la scuola, l'immigrazione (e l'ordine pubbl...

02/02/2002
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Corriere della sera

I tre fronti che aprono la campagna di primavera

L a campagna di primavera del governo Berlusconi si è aperta, ancora in pieno inverno, su tre fronti: la scuola, l'immigrazione (e l'ordine pubblico), la sanità. Tre fronti scelti per trasmettere messaggi impegnativi, anzi spettacolari e in ogni caso ottimistici. Prima di tutto il messaggio che il governo non sta con le mani in mano. Le iniziative annunciate ieri rispecchiano in qualche caso la scontentezza del premier per la lentezza o la scarsa fantasia di alcuni ministri. Scontentezza che era apparsa chiara due o tre settimane fa, quando i giornali già parlavano di rimpasto. In quei giorni a Palazzo Chigi, sondaggi alla mano, Berlusconi chiedeva più dinamismo ai suoi, più capacità di "scuotere l'albero" intervenendo sugli aspetti nevralgici della vita collettiva, quelli suscettibili di determinare il consenso dell'opinione pubblica. Alla fine ha ottenuto ciò che voleva. E' il caso della sanità, con la promessa che saranno ridotti i tempi di attesa per certi esami medici. "Massimo quindici giorni" garantiscono Berlusconi e Sirchia.
L o stesso vale per l'immigrazione clandestina, che dovrà essere contrastata in tutti i modi, anche attraverso la marina militare. Una scelta controversa, non priva di rischi. E poi la criminalità nelle città, la droga eccetera. E' evidente che il premier ha messo l'amministrazione e le forze dell'ordine sotto pressione. E pazienza se l'opposizione lo accusa di tendenze demagogiche. Non è solo un pedaggio pagato alla Lega, bensì una risposta all'elettorato che ha dato la vittoria alla Casa delle Libertà e che si aspetta, quasi nove mesi dopo il 13 maggio, una serie di misure efficaci.
S'intende che siamo per adesso nella sfera degli annunci. In vista di un risultato concreto occorrono altre cose. Nel campo della sanità, la stretta collaborazione delle Regioni. E nel settore dell'ordine pubblico una straordinaria mobilitazione di uomini e mezzi, con tutte le difficoltà pratiche e finanziarie che ciò comporta.
D iverso il caso della scuola. La riforma Moratti è un pilastro del governo Berlusconi, uno dei cardini che segneranno il successo o il fallimento di questa legislatura. Il premier non ha esitato a metterla sullo stesso piano della riforma Gentile, anche se il paragone è parso un po' troppo ambizioso. In effetti, però, il testo della legge delega cambia il volto della scuola. E ricrea il prevedibile fossato con il centrosinistra: in Parlamento i contrasti non mancheranno, anche se si cercherà di evitare il muro contro muro, per quanto sarà possibile.
Ora la campagna berlusconiana è attesa ad altre prove, le più difficili. Altre tre deleghe stanno venendo al pettine: la riforma fiscale, la riforma previdenziale e il riassetto del mercato del lavoro (con la modifica dell'articolo 18 sui licenziamenti). A parte il fisco, cavallo di battaglia di Tremonti, su lavoro e previdenza si decide - come sulla scuola - l'immagine e anzi il destino del centrodestra. Sullo sfondo si avverte il peso dell'opposizione sociale dei sindacati, stretti fra il ricorso alla piazza e l'esigenza di non precludersi un'ipotesi di accordo. E forse non è un caso che Fini abbia proposto di mettere tra parentesi l'articolo 18. Solo un segnale, ma sufficiente a far capire la rilevanza della posta in gioco.
di STEFANO FOLLI