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Corriere: Il Cavaliere: università ammortizzatore sociale per i parenti. E i prof: sbaglia

Il rettore di Padova, Milanesi: è come dire che tutti i politici sono ladri. Perotti: troppi corsi? Si diano i fondi in base alla qualità

16/03/2009
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Corriere della sera

MILANO — Più che un consesso di cervelli, una famiglia allargata. L'Università italiana secondo Berlusconi si riassume in poche battute, che delineano un quadro devastante. Un mondo che «è diventato un sistema di ammortizzatori sociali, in cui ogni professore ha il figlio, il cugino, l'amico del figlio, il cognato che ha la cattedra con l'invenzione di un corso di laurea».

Il premier, intervenendo ieri da Cernobbio sull'operato del ministro Mariastella Gelmini («capacissima e determinatissima»), non ha lesinato toni apocalittici, un po' alla Blade Runner: «Ho visto corsi di laurea che mi hanno fatto prima inorridire e poi ridere, come il corso in salute animale, che ha due iscritti in Italia».

Nepotismo, spreco di risorse, calo vertiginoso della qualità. Accuse già note, pronunciate negli ultimi anni da molti tra coloro che, per rabbia o per amore, hanno voluto analizzare nel dettaglio il sistema universitario italiano. Tra questi c'è Roberto Perotti, economista politico alla Bocconi, un curriculum che passa per Mit e Columbia, un libro — L'università truccata, Einaudi — non tenero con la nostra accademia. «Ma se Berlusconi ha dichiarato che ogni professore ha un cugino o un parente inserito nell'Università... Immagino volesse creare un'iperbole, per rendere più pregnante il suo discorso. Che però, al netto di questa, non aggiunge niente di nuovo o costruttivo sul tema». Dei corsi con denominazione e contenuti «esotici», Perotti non vuole quasi sentir parlare. «Sono un problema appariscente e che fa notizia; sta di fatto che i professori sono illicenziabili, e non è abolendo questi corsi che si ridurranno i costi. Senza contare — prosegue — che non è pensabile che qualcuno decida quali corsi bocciare e quali no: chi se ne prenderebbe la responsabilità? La soluzione è distribuire i fondi a seconda della qualità: gli atenei migliori si prenderanno più finanziamenti, i peggiori potranno anche programmare corsi dai titoli assurdi, fatti male, con docenti incapaci. Poi, però, si arrangino».

Una linea che non può non trovare d'accordo Vincenzo Milanesi, rettore dell'Università di Padova, membro della Crui, la Conferenza dei rettori delle Università italiane, tra i capofila di Aquis, l'Associazione per la qualità delle università statali nata esattamente un anno fa a Bologna. «Perché i casi di nepotismo, i corsi dai contenuti esotici ci sono, ma generalizzare in modo grottesco queste eccezioni serve solo a stordire l'opinione pubblica, creando le premesse per operare tagli indiscriminati che ridurrebbero il sistema alla paralisi, penalizzando anche gli atenei di qualità».

Al rettore di Padova, quelle frasi da Cernobbio proprio non vanno giù, «è incredibile che il presidente del Consiglio faccia affermazioni di questo genere: dire che tutti i docenti universitari sono delinquenti sarebbe come affermare che tutti i politici sono ladri... Noi chiediamo, piuttosto, che a fronte di riforme necessarie ci sia un investimento in risorse che porti il nostro sistema ai livelli di finanziamento ed efficienza degli altri Paesi».

Gabriela Jacomella