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Corriere: Il rettore della Bocconi: la ricerca? Con soldi dei privati

L'INTERVISTA / Provasoli e i tagli: nelle università spesso il corporativismo prevale sugli interessi della struttura. Lo Stato premi i migliori

15/11/2006
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Corriere della sera

di Annachiara Sacchi

MILANO — «Gli atenei statali? Purtroppo non vedo nei docenti la condivisione di obiettivi comuni. Anzi. Il corporativismo, spesso, prevale sugli interessi dell'azienda- università». Parla di «rinnovamento necessario del sistema accademico», definisce «comprensibili» le polemiche sulla Finanziaria ma è d'accordo con l'analisi di Francesco Giavazzi sugli errori delle università. Angelo Provasoli, rettore della Bocconi, lancia un appello: «Lo Stato premi i migliori. E i privati finanzino di più la ricerca».
Condivide le lamentele dei suoi colleghi sulla Finanziaria?
«Sicuramente le loro preoccupazioni: i tagli incidono sulla spesa corrente. Non si può togliere tutto di colpo, anche se un cambiamento è fondamentale».
Risorse mal distribuite?
«Sì, ora i finanziamenti vengono assegnati in modo disorganizzato, dando poco a tutti. È necessario, invece, premiare chi raggiunge obiettivi di qualità e produttività. Ma è un cammino lungo: per rivoluzionare il sistema universitario italiano serve una decina d'anni. Nel frattempo, si possono inserire interventi mirati di breve periodo».
Per esempio?
«Dicendo: bene, ora ti do 100, ma se tra un anno non avrai raggiunto certi standard, avrai 90 e poi 80».
Chi dovrebbe giudicare la ricerca universitaria?
«Un ente indipendente e autonomo dalla politica».
Una valutazione c'è già stata, però.
«Sì. Ma i risultati non sono stati presi in considerazione per la distribuzione delle risorse».
Chi non dovesse raggiungere la sufficienza?
«Si può unire ad altri atenei. In questi anni è stato favorito un eccessivo frazionamento delle università: sono state portate sotto casa dello studente. Questa scelta ha prodotto diseconomia, con gravi ripercussioni sulle spese».
Ma voi vi unireste ad altri atenei?
«Siamo favorevoli alla creazione di consorzi universitari. Noi della Bocconi possiamo andare avanti da soli, con le nostre residenze, i nostri campus. Ma non daremmo un grande servizio alla collettività».
Cosa manca alle università pubbliche?
«Autonomia e sistemi di governance
più liberi».
Da cosa partire?
«Dalla volontà di cambiare. Non vedo nei docenti l'interesse a far fronte comune per l'istituzione universitaria. Spesso prevalgono gli interessi dei singoli».
Come deve intervenire lo Stato?
«Finanziando i progetti eccellenti; sostenendo le università in base ai loro risultati, non al numero di studenti; stabilendo incentivi fiscali per i privati che finanziano la ricerca. Solo così le corporazioni si sentiranno minacciate».
Non crede che siano scelte impopolari?
«Sono necessarie. Come è indispensabile una condivisione bipartisan
di valori come l'indipendenza, l'autonomia, la competitività degli atenei. Certe sfide devono essere intraprese da tutti i governi, a prescindere dal loro colore».
Incentivi economici ai professori migliori?
«È un ottimo principio che va realizzato con molta cautela. Noi siamo su questa strada».