Corriere: «Il Sud è più colpito Le attività integrative ora rischiano di sparire»
In Campania
MILANO — Quattro docenti di italiano in meno, uno e mezzo di educazione tecnica, un bidello. Sembrano pochi, i tagli alla scuola media Santa Caterina da Siena, 570 iscritti (e tanti rimarranno a settembre) a Forio d’Ischia. Ma il pre­side, Mario Sironi, non ne è per nulla convinto. Soprattutto per quel collaboratore scolastico che dall’anno prossimo non ci sarà più: «Così saltano tutti i turni. E io rischio di non riuscire a organizzare l’apertura pomeridiana».
Rabbia e preoccupazione. Sono questi i sentimenti dei di­rigenti scolastici della Campania, la più colpita dai tagli agli organici. «I professori che perdo — dice Sironi — sono tutti di ruolo. Saranno co­stretti a trasferirsi altrove, a Napoli se va bene». Anche Fiorella Esposito, titolare del quarto circolo didattico «Onorevole Antonio D’auria» di Arzano (il Comune di «Io speriamo che me la cavo») è di pes­simo umore: «Noi offriamo ai nostri alunni laboratori musicali, ore di infor­matica, un coro, la fattoria didattica. Di­minuendo il personale dovremo rinun­ciare a tutto questo. Tra l’altro non riusciremo a garantire la presenza di adulti durante il tempo mensa. E così gli studen­ti dovranno pranzare a casa e tornare a scuola». E non è questione di pigrizia: «In una realtà suburbana come la no­stra — continua la dirigente — e in un periodo di recessio­ne come questo, la scuola è l’unico luogo che può favorire la crescita dei ragazzi evitando fenomeni di devianza».
Sempre più «due Italie», dicono i presidi del Sud. E non «è una battaglia politica o corporativistica», dicono. Il pen­siero va sempre ai giovani «che già stanno avendo poco e riceveranno ancora di meno». Afragola, Scampia, Ponticel­li. «La situazione è esplosiva». Anche dal punto di vista del­la «tenuta sociale»: «Avere cinquemila precari senza con­tratto vuol dire creare tutti i presupposti per aumentare l’emarginazione».