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Corriere: Indagine Istat su atenei e lavoro. Agli ultimi posti nell'Ue per laureati

Matricole in calo all'università giù pedagogia, tiene medicina

24/10/2006
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Corriere della sera

Indagine Istat su atenei e lavoro. Agli ultimi posti nell'Ue per laureati

«I giovani pensano che non serva». Finito il boom dei corsi triennali

ROMA — Università sempre meno affollate. Gli ultimi dati sulle immatricolazioni annunciano un'inversione di tendenza abbastanza netta, dopo gli anni di crescita trascinata dalle lauree brevi. Il primo cedimento nell'anno accademico 2004-05: meno 1,5 per cento. Lo scorso anno l'emorragia di nuove iscrizioni è aumentata: meno 4,5. In cifre, 16 mila giovani. I numeri, piuttosto allarmanti — siamo agli ultimi posti in Europa per numero di laureati —, sono quelli della nuova indagine Istat «Università e lavoro: orientarsi con la statistica». La ricerca insinua il dubbio che per i giovani la laurea non sia ritenuta così indispensabile per trovare un buon lavoro. E conferma, almeno in parte, quest'ipotesi con un dato sull'occupazione subito dopo il conseguimento del titolo: i diplomati (21,9%) battono, seppur di stretta misura, i laureati (21,1%). Anche se, poi, le percentuali volgono a favore dei laureati nel secondo quinquennio. Per i laureati 30-34enni la disoccupazione scende all'8,7 per cento, mentre tra i diplomati di 25-29 anni si attesta al 10,7.
IL CALO — Quel 4,5 per cento di nuovi iscritti in meno può essere spiegato, ma soltanto parzialmente, con il calo della popolazione giovanile. «Siamo il Paese con la maggiore contrazione della natalità — ricorda il professor Andrea Cammelli, responsabile di Alma Laurea, la più importante banca dati sul sistema universitario —. Nel 2004-05 i diciannovenni sono diminuiti del 2,6 per cento e continueranno a diminuire anche nei prossimi anni. Se vogliamo attirare i giovani nelle università occorre investire di più nell'orientamento. Mi auguro che i nostri ragazzi non siano attratti dalla scorciatoia del diploma perché il mercato con cui dovranno fare i conti è quello europeo, dove la percentuale dei laureati tra i 24 e i 36 anni è tre volte la nostra».
LE RAGAZZE — Facoltà sempre più al femminile. Tra i nuovi iscritti, le ragazze sono più numerose dei ragazzi. Su 100 immatricolati, le studentesse sono 56, mentre gli studenti soltanto 44. Le femmine preferiscono i gruppi linguistico e psicologico, contro difesa e sicurezza, ingegneria e gruppo scientifico, dove dominano i maschi. In generale crollano pedagogia e i corsi legati all'insegnamento, tiene medicina.
L'INSUCCESSO — La foto dell'Istat mostra un sistema non molto efficiente. Un giovane su cinque non rinnova l'iscrizione al secondo anno. Circa il 40 per cento degli studenti è fuori corso. Il 64 dei laureati ha terminato gli studi oltre il tempo previsto. Tra gli studenti che hanno concluso uno dei corsi di laurea triennale si registra il 58,8 per cento di laureati in corso; percentuale ferma al 15,3 tra quanti hanno terminato un corso di laurea lungo.
LE FACOLTÀ — I corsi di laurea che favoriscono un inserimento lavorativo più rapido sono quelli del gruppo Ingegneria gestionale (a tre anni dalla laurea l'89 per cento ha un'occupazione continuativa), Ingegneria delle telecomunicazioni (88) e Ingegneria aerospaziale e aeronautica (86). Buoni inserimenti presentano anche le lauree in Farmacia (80), Economia aziendale (77), Odontoiatria e protesi dentaria (75) e infine tre eccezioni del gruppo politico-sociale: Scienze della comunicazione (74), Relazioni pubbliche e Scienze internazionali e diplomatiche (entrambe 73). A trovare lavori nei quali la laurea non è richiesta sono ben 60 laureati su 100 del gruppo educazione fisica e circa la metà di quelli dei gruppi politico-sociale, linguistico e letterario. Su 100 laureati che lavorano ben 32 dichiarano che la laurea non è necessaria nell'effettivo svolgimento del lavoro.
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