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Corriere: L’Ocse: scuola italiana in coda Costa troppo e ha prof vecchi

Materie scientifiche, ragazzi indietro di due terzi di anno

18/06/2009
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Corriere della sera

ROMA — «È preferibile le­gare gli aumenti di stipendi dei professori a buone presta­zioni, piuttosto che aumenta­re gli stipendi a tutti gli inse­gnanti incondizionatamen­te ». È la terapia d’urto che gli economisti dell’Ocse consi­gliano al nostro Paese per mi­gliorare la qualità della scuo­la. Accompagnata necessaria­mente dall’introduzione di un sistema nazionale di valutazio­ne esterno. È tutto scritto nel capitolo dedicato alla scuola dello «Studio economico sul­­l’Italia », presentato in antepri­ma, alla presenza del ministro Gelmini, dal presidente di «Treellle», Attilio Oliva, insie­me ai risultati dell’indagine in­ternazionale Talis sull’insegna­mento.

I risultati medi degli stu­denti italiani, messi in eviden­za dalle indagini internaziona­li, sono tra i più insoddisfa­centi dell'area Ocse. Un solo esempio: i nostri quindicenni risultano indietro di due terzi di anno scolastico nelle scien­ze rispetto alla media euro­pea, e di due anni rispetto ai migliori, i finlandesi. Ma la spesa per studente non è affat­to tra le più basse. La maggior parte dei Paesi economica­mente sviluppati spende me­no ed ottiene piazzamenti mi­gliori nelle «sfide» internazio­nali tra studenti. L’apparente contraddizione del nostro si­stema può essere riassunta co­sì: tanti prof malpagati. Quasi sempre avanti negli anni (so­lo il 3% ha meno di 30 anni). E soprattutto demotivati. La ragione principale per cui si accede alla professione sem­bra infatti essere soltanto l’ele­vata sicurezza del posto di la­voro. Sono gli insegnanti a scegliere le scuole e non vice­versa, come avviene nel resto d’Europa. L’avanzamento di carriera avviene solo per an­zianità e non è per merito. Tutto il contrario di ciò che serve ad una scuola per fun­zionare al meglio, secondo gli esperti.

Tra i contrari alla carriera dei professori figurano sinda­calisti e politici. Attilio Oliva si rivolge a tutti loro, molto spesso simpatizzanti del presi­dente degli Stati Uniti, per ri­cordare quanto Obama ha det­to di recente sull’argomento: «Per decenni Washington è ri­masta intrappolata negli stes­si stanchi dibattiti che hanno penalizzato il progresso e per­petuato il declino educativo. Troppi nel mio partito si sono opposti all’idea di compensa­re con incentivi economici l’eccellenza nell’insegnamen­to, anche se sappiamo bene che questi incentivi potrebbe­ro produrre miglioramenti so­stanziali ». Entrando nel dettaglio lo studio dell’Ocse suggerisce al nostro governo di puntare su insegnanti «con una buona preparazione e ben motivati», di dotarsi di «informazioni af­fidabili » sul rendimento di ra­gazzi, prof e dirigenti, esten­dendo le rilevazioni dell’Inval­si, il nostro istituto di valuta­zione. Se una scuola produce ripetutamente pessimi risulta­ti, gli esperti suggeriscono l’adozione di piani che preve­dano la nomina di un nuovo dirigente scolastico e il rag­giungimento di standard ac­cettabili. In caso di un ulterio­re insuccesso scatterebbero la chiusura definitiva della scuo­la e il trasferimento dei ragaz­zi in altri istituti.

Giulio Benedetti