Corriere: L’Ocse: scuola italiana in coda Costa troppo e ha prof vecchi
Materie scientifiche, ragazzi indietro di due terzi di anno
ROMA — «È preferibile legare gli aumenti di stipendi dei professori a buone prestazioni, piuttosto che aumentare gli stipendi a tutti gli insegnanti incondizionatamente ». È la terapia d’urto che gli economisti dell’Ocse consigliano al nostro Paese per migliorare la qualità della scuola. Accompagnata necessariamente dall’introduzione di un sistema nazionale di valutazione esterno. È tutto scritto nel capitolo dedicato alla scuola dello «Studio economico sull’Italia », presentato in anteprima, alla presenza del ministro Gelmini, dal presidente di «Treellle», Attilio Oliva, insieme ai risultati dell’indagine internazionale Talis sull’insegnamento.
I risultati medi degli studenti italiani, messi in evidenza dalle indagini internazionali, sono tra i più insoddisfacenti dell'area Ocse. Un solo esempio: i nostri quindicenni risultano indietro di due terzi di anno scolastico nelle scienze rispetto alla media europea, e di due anni rispetto ai migliori, i finlandesi. Ma la spesa per studente non è affatto tra le più basse. La maggior parte dei Paesi economicamente sviluppati spende meno ed ottiene piazzamenti migliori nelle «sfide» internazionali tra studenti. L’apparente contraddizione del nostro sistema può essere riassunta così: tanti prof malpagati. Quasi sempre avanti negli anni (solo il 3% ha meno di 30 anni). E soprattutto demotivati. La ragione principale per cui si accede alla professione sembra infatti essere soltanto l’elevata sicurezza del posto di lavoro. Sono gli insegnanti a scegliere le scuole e non viceversa, come avviene nel resto d’Europa. L’avanzamento di carriera avviene solo per anzianità e non è per merito. Tutto il contrario di ciò che serve ad una scuola per funzionare al meglio, secondo gli esperti.
Tra i contrari alla carriera dei professori figurano sindacalisti e politici. Attilio Oliva si rivolge a tutti loro, molto spesso simpatizzanti del presidente degli Stati Uniti, per ricordare quanto Obama ha detto di recente sull’argomento: «Per decenni Washington è rimasta intrappolata negli stessi stanchi dibattiti che hanno penalizzato il progresso e perpetuato il declino educativo. Troppi nel mio partito si sono opposti all’idea di compensare con incentivi economici l’eccellenza nell’insegnamento, anche se sappiamo bene che questi incentivi potrebbero produrre miglioramenti sostanziali ». Entrando nel dettaglio lo studio dell’Ocse suggerisce al nostro governo di puntare su insegnanti «con una buona preparazione e ben motivati», di dotarsi di «informazioni affidabili » sul rendimento di ragazzi, prof e dirigenti, estendendo le rilevazioni dell’Invalsi, il nostro istituto di valutazione. Se una scuola produce ripetutamente pessimi risultati, gli esperti suggeriscono l’adozione di piani che prevedano la nomina di un nuovo dirigente scolastico e il raggiungimento di standard accettabili. In caso di un ulteriore insuccesso scatterebbero la chiusura definitiva della scuola e il trasferimento dei ragazzi in altri istituti.
Giulio Benedetti