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Corriere: L’università che «regala» un anno agli iscritti Uil

Sessanta crediti per il triennio in legge alla Parthenope. Napoli I vertici del sindacato regionale valutano chi ha diritto allo «sconto»

12/10/2009
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Corriere della sera

Sergio Rizzo

ROMA — «Non c’è proprio niente di strano». Questo il commento del professor Fede­rico Alvino quando, due anni fa, saltò fuori che nell’univer­sità con il record di docenti imparentati, la Parthenope di Napoli, anche lui, preside di giurisprudenza, poteva vanta­re una parentela coi fiocchi. Sua moglie Marilù Ferrara è infatti la figlia di Gennaro Fer­rara, ininterrottamente da ol­tre un ventennio rettore del­l’ateneo. Una parentela, inol­tre, dalle spiccate venature po­litiche. Alvino è consigliere comunale di Napoli, capo­gruppo dell’Udc. Invece il suo­cero è vicepresidente della giunta provinciale. Deleghe: politiche scolastiche e diritto allo studio.

Proprio niente di strano, per come funziona l’universi­tà italiana. Che dire allora del­l’ultima perla di cui si può fre­giare il trentasettenne Alvino, uno dei presidi più giovani d’Italia? Qualche settimana fa la Parthenope ha firmato con la Uil della Campania una con­venzione che consentirà a chi ha in tasca la tessera del sinda­cato guidato da Luigi Angelet­ti di vedersi riconoscere fino a 60 crediti per il corso di lau­rea triennale in giurispruden­za. Uno sconto, secco, di un anno su tre.

Come ottenerlo? Sentite che cosa dice la convenzione: «In considerazione delle cono­scenze e delle abilità che i la­voratori iscritti alla Uil potran­no certificare in ragione delle funzioni e delle mansioni a lo­ro attribuite verranno ricono­sciuti 60 crediti al personale impegnato in attività di tipo tecnico, gestionale o diretti­vo...

50 crediti al personale im­piegato in attività caratterizza­to da conoscenze mono spe­cialistiche...

» . Ma sapete chi stabilisce i re­quisiti per avere diritto allo sconto? Ecco l’articolo 2 della convenzione: «La Uil segrete­ria regionale della Campania si impegna a collaborare con l’Università nell'individuazio­ne dei requisiti nella fase istruttoria delle richieste de­gli iscritti». Cioè la decisione viene presa insieme al sinda­cato. E se un iscritto alla Uil ha magari già fatto qualche esame in quella università e vuole vederselo riconosciuto? Stropicciatevi gli occhi: «Il ri­conoscimento degli esami stessi — ha scritto Luciano Nazzaro della Uil Campania ai suoi colleghi — sarà curato dalla stessa Uil».

Ma per quanto possa sem­brare inverosimile, convenzio­ni come quella appena stipula­ta dall’ateneo delle «dieci fa­miglie », come la definì nel giugno 2007 un articolo di Re­pubblica , nelle università ita­liane non sono affatto rare. Quando alla fine degli anni Novanta con la riforma voluta dal centrosinistra vennero istituite le lauree triennali, si decise di riconoscere crediti formativi accumulati con l’esperienza lavorativa. C’era una disposizione europea. Ma in Italia l’opportunità diventò ben presto occasione per i fur­bi. Da lì al malcostume vero e proprio il passo fu breve. E il malcostume dilagò. Si arrivò a regalare i pezzi di carta: c’erano convenzioni che con­sentivano di vedersi abbuona­re anche tutti i crediti formati­vi del corso di laurea. Bastava discutere la tesi. E in qualche caso neanche quello.

Naturalmente dietro paga­mento di rette profumate. A che cosa servivano le lauree prese in questo modo? Preva­lentemente a passare di grado nella pubblica amministrazio­ne. Da impiegato a funziona­rio, da sottufficiale a ufficiale, da pizzardone a graduato.

Con relativo incremento di stipendio. Quando Fabio Mus­si, tre anni fa, arrivò al mini­stero dell’Università, trovò questo sfacelo e stabilì il limi­te tassativo di 60 crediti (che sono pur sempre un anno di studio), cercando pure di in­trodurre criteri rigorosi per concederli. Ma evitare che lo sconto tocchi anche a somari con il solo merito di avere un tesserino nel portafoglio si è in seguito rivelato pressoché impossibile. Il giro di vite ha appena intaccato l’andazzo. Chi si stupisce che due anni dopo la direttiva Mussi una università statale come la Par­thenope di Napoli forse non sa che a metà 2007 l’Universi­tà statale di Messina ha fatto una convenzione simile con la Cisl: anche in quel caso 60 crediti. Bastava avere un di­ploma di scuola media supe­riore e un posto di lavoro alla regione, o in una Asl, oppure in un altro ente pubblico.

Ma soprattutto essere iscrit­ti al sindacato di Raffaele Bo­nanni, dettaglio essenziale per accedere direttamente al secondo anno di Scienze poli­tiche, giurisprudenza, statisti­ca, economia. Ma è niente in confronto alle convenzioni che hanno firmato alcune uni­versità private «telematiche». Convenzioni con la Uil Poteri locali, la Ugl enti pubblici, la Rsu della Provincia di Agri­gento, l’associazione romana vigili urbani, l’associazione di­pendenti del ministero dell’In­terno, il centro formazione professionale Enti padri Trini­tari... Davvero niente di stra­no?