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Corriere: La Cgil contro Dionigi, Epifani: «Non si sostituisce chi sciopera»

Il sindacato: «Processo di regressione sul terreno della libertà». Roversi Monaco: gesto doveroso, non vessatorio

15/09/2010
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Corriere della sera

La Cgil sostiene compatta la mobilitazione dei ricercatori, dopo la decisione del Senato accademico dell’Alma Mater di sostituire i ricercatori che aderiscono al blocco della didattica con docenti a contratto. Guglielmo Epifani si è espresso a favore delle proteste a margine dell’assemblea dei delegati Cgil dell’Emilia-Romagna: «Credo che sia una procedura inusuale sostituire delle persone che stanno legittimamente scioperando». «Non va bene questo clima che c’è sullo sciopero in generale - ha aggiunto -. Si fa uno sciopero in una fabbrica Fiat e ti chiedono i danni, qui a Bologna ti sostituiscono gli scioperanti. Mi pare un processo di regressione su un terreno di libertà». Mimmo Pantaleo, segretario generale della Flc-Cgil, invita «il rettore e il Senato accademico a revocare la decisione presa, che noi riteniamo di dubbia legittimità, anche perché i ricercatori per legge non sono tenuti a fare didattica. Nei primi giorni di ottobre intendiamo lanciare, insieme agli studenti e ai diversi coordinamenti, la settimana di mobilitazione nelle università e l’1 ottobre abbiamo proclamato un’ora di sciopero», conclude il segretario. Secondo Raffaella Morsia, segretaria regionale della Flc-Cgil, quella del rettore dell’università di Bologna è la scelta del «divide et impera, secondo la strategia Marchionne»: Dionigi, secondo la sindicalista, mira a «far leva su una categoria più debole, i precari, per piegare chi non vuole rinunciare ai propri diritti come i ricercatori».

SOLIDARIETA' - Solidarietà ai ricercatori dell’Alma Mater arriva dai colleghi di Padova, alle prese con una situazione simile. Secondo Matteo Bortolini, ricercatore della facoltà di Scienze della formazione a Padova, sotto le Due Torri «i ricercatori devono semplicemente negare la disponibilità a insegnare, e magari partecipare al bando per docenti a contratto che l’Alma Mater pubblicherà per sostituirli. In questo modo i ricercatori, «in quanto già lavoratori interni all’università, potrebbero accedere automaticamente all’insegnamento», ha detto ai microfoni Radio Città-Fujiko. Per Bortolini, quindi, la mossa del Senato accademico di Bologna è controproducente. «L’Ateneo è obbligato a spendere un sacco di soldi che in altri anni non spendeva perché i corsi erano tenuti gratuitamente dai ricercatori». A Bologna come a Padova, stima il ricercatore, «circa il 40% degli insegnamenti sono coperti» da chi è assunto solo per fare ricerca.

IL RETTORE E L'EX – A difendere invece l’operato del rettore Dionigi ci pensa Fabio Roversi Monaco, ex numero uno dell’Alma Mater: «Quello del rettore è stato un gesto doveroso e fatto non in modo vessatorio. È giusto chiedere la disponibilità ai ricercatori, è un censimento che consente all’Ateneo di far fronte alle esigenze che ha. Ci mancherebbe altro che il rettore non lo facesse». Secondo Roversi Monaco, quelle in campo sono «due ragioni contrapposte: i ricercatori hanno tutto il diritto di protestare e l’Ateneo ha tutto il diritto di sapere su quali forze può contare». Poi aggiunge: «La riforma riguarda tutti, se qualcuno ha qualche forma di protesta da mettere in atto la segua, ma le istituzioni devono fornire un servizio». Dal canto suo, Dionigi non vuole tornare sull’argomento. «Ne parlo quando decido io», replica ai cronisti che gli chiedevano un parere questa mattina in aula Santa Lucia. Allontanandosi si limita a dire: «La questione non è come è uscita» sulla stampa.

SERGIO ROMANO - Un interesse di categoria dietro la protesta dei ricercatori. È il sospetto dell’ambasciatore Sergio Romano che, oggi sotto le Due Torri per un convegno, ha commentato così la mobilitazione dei ricercatori. Secondo Romano, «il ministro Gelmini non potrà mai fare una riforma se chiede ad ogni categoria che cosa vuole, perché ognuno chiederà che gli sia garantito quello che ha». Quanto alla polemica scoppiata a Bologna, dopo che ieri il Senato accademico ha deciso di sostituire con docenti a contratto i ricercatori che non faranno lezione per protesta contro il decreto del ministro dell’Istruzione, Romano ammette: «Forse avrei dato anch’io una risposta del genere, anche se forse non è una risposta sindacalmente corretta».

Isabella Fantigrossi